- scritto da Mariangela Martellotta
- categoria Recensioni
Paesaggi culturali ed ecoturismo: il legame paesaggio-turismo sostenibile
Affrontare l’argomento del turismo lento porta necessariamente ad abbracciare altri due temi tra di loro interrelati. Il paesaggio, che per il turismo lento è elemento complementare, e l’ecoturismo che invece lo ingloba all’interno di un panorama più ampio di quello strettamente legato al concetto di “lentezza”.
Abbiamo voluto pertanto recensire il libro “Paesaggi culturali ed ecoturismo” poiché ci è sembrato un libro che, partendo da un percorso critico su cosa sia e come sia inteso l’elemento “paesaggio”, dà modo di capire come incentivarne la promozione per migliorare conseguentemente quello che è il benessere delle comunità che ne fruiscono.
L’impostazione di “Paesaggi culturali ed ecoturismo” si basa su un'indagine del paesaggio culturale e del legame paesaggio-turismo sostenibile avvalendosi del metodo percettivo; lo scopo è di adottare misure di salvaguardia, gestione e pianificazione del paesaggio secondo i dettami della Convenzione Europea del Paesaggio ma tenendo presente le peculiarità normative, sociali e culturali dell’Italia.
Gli esempi di valorizzazione del paesaggio che l’autore riporta partono dal concetto che il paesaggio non è una componente del territorio statica e immutabile, e tantomeno si limita ad una porzione di contesto ambientale con caratteristiche peculiari dettate dall’ambito geografico. Il paesaggio va inteso a 360 gradi, in ogni sua accezione, da quella ambientale a quella di elemento carico di valori socioculturali.
Solo in quest’ottica – grazie agli approfondimenti del Capitolo 2 dal titolo “Le declinazioni del paesaggio culturale” – si arriva a capire lo stretto legame tra paesaggio ed ecoturismo. Il paesaggio appare quindi come l’espressione di un singolo individuo, finanche di una società, e rappresenta il contesto ambientale ma anche storico-culturale e sociale in cui gli individui si sono insediati nel tempo.
Dal punto di vista concettuale, il paesaggio culturale viene descritto come “a set of ideas and practices embedded in a place” (una serie di idee e pratiche incorporate in un luogo), dal momento che sono le idee e le pratiche a restituire un paesaggio culturale, sia esso rurale oppure urbano, indipendentemente dalla sua estensione in termini di superficie.
Sempre riferendosi al Capitolo 2, appare utile l’illustrazione di quali possano essere le diverse declinazioni del paesaggio culturale. Grazie a ciò si comprende come a livello internazionale (mediante esempi per la valorizzazione territoriale del patrimonio culturale, come la World Heritage List 3 dell’Unesco e gli Itinerari Culturali Europei del Consiglio D’Europa) il tema del paesaggio culturale, e con esso i profondi legami che ha con le azioni di promozione turistica e di conseguenza con l’ecoturismo, sia fortemente sentito.
Significativa è per esempio la definizione del paesaggio culturale che si deve a Carl Ortwin Sauer, fondatore della geografia culturale, secondo cui esso “[…] è forgiato da un paesaggio naturale ad opera di un gruppo culturale. La cultura è l’agente, gli elementi naturali sono il mezzo, il paesaggio culturale è il risultato” (Sauer C.O. – The Morphology of Landscape – , Berkley, 1925)
Nel Capitolo 3 del libro si è scelto di indagare l’ecoturismo inteso come modello di gestione paesaggistica secondo una proposta di turismo sostenibile orientata alla soddisfazione economica delle comunità interessate, nelle sue interconnessioni con i paesaggi culturali.
Le origini e gli sviluppi dell'ecoturismo come fenomeno sono state analizzate secondo un punto di vista teorico, anche alla luce della cornice definitoria offerta a livello internazionale dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP).
Riferimenti normativi sulla definizione di paesaggio
Conferendo piena ed intera esecuzione alla Convenzione Europea del Paesaggio, la Legge 9 Gennaio 2006, n,14 (Legge 14/2006) ha introdotto nell’ordinamento italiano sia la dimensione estensiva del paesaggio, che da ambito qualitativamente circoscritto è giunto a ricomprendere tutto il territorio, sia l’elemento percettivo delle popolazioni. Infatti l’art. 1, lettera a) della Convenzione definisce il paesaggio come:
“una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni”.
La Convenzione rappresenta perciò il primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio europeo nel suo insieme, promuovendo la salvaguardia del paesaggio che allo stato attuale appare come degradato.
«In sostanza, dovendo contemperare le diverse caratteristiche paesaggistiche degli studi coinvolti, la Convenzione Europea riconosce il paesaggio come stratificazione nel tempo di fenomeni naturali e di trasformazioni antropiche. I paesaggi, cioè, non sono statici e non possono essere considerati come dati materiali e oggettivi poiché essi non solo esprimono la propria storia e quella delle genti che li hanno abitati ma si riferiscono anche, direttamente, agli abitanti attuali e alla loro percezione degli eventuali valori connessi a una particolare configurazione territoriale.»
Utile è il confronto tra il concetto di paesaggio, così come inteso nella Convenzione Europea del Paesaggio e, a livello normativo italiano, il Decreto Legislativo n.42 del 22 Gennaio 2004, recante il Codice dei Beni Culturali del Paesaggio. L’autore fa presente che sebbene il D. Lgs. 42/2004 sia stato più volte presentato come una sorta di adeguamento ai principi contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio, tuttavia la definizione di “paesaggio” contenuta nell’art. 131 del Codice marca una differenza sostanziale con quanto sancito dalla Convenzione. All’art. 131, comma 1, il Codice stabilisce infatti che:
“[…] per paesaggio si intende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”.
Tale definizione, che pure si ricollega direttamente agli elementi della definizione contenuta nel testo europeo della Convenzione Europea del Paesaggio, precisa però al comma 2 del medesimo articolo che
“[…] il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali”.
L’autore fa comunque notare che alcune modifiche correttive al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, intervenute con il D.Lgs. n.157 del 24 Marzo 2006, e successivamente con il D. Lgs. n. 63 del 26 Marzo 2008, hanno successivamente introdotto una distinzione tra le nozioni giuridiche di bene paesaggistico, coincidente con quella di bene vincolato, e quella più ampia di paesaggio, che fino ad allora erano combacianti.
Appare dunque necessaria la lunga premessa sulla definizione del paesaggio per poi poter affrontare il tema dell’Ecoturismo in senso stretto nel Capitolo 3.
Si parte dall’approfondimento su cosa si intenda come “Turismo Sostenibile”, per il quale l’autore cita la definizione elaborata per lo sviluppo sostenibile nell’ambito del rapporto “Our Common Future” dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, secondo cui quest’ultimo sarebbe:
“[…] quello che soddisfa la necessità delle generazioni presenti senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare le loro proprie necessità[…]” (le risorse naturali hanno infatti, un aspetto socio-precettivo: sono cioè costruzioni sociali, rappresentazioni, immagini, significati, che costituiscono l’aspetto intangibile degli ecosistemi, l’interfaccia tra la sfera psicologica individuale e il contesto, spazio-fisico e socio culturale, considerato).
Nel Capitolo 4 di "Paesaggi culturali ed ecoturismo" dal titolo, “Percorsi di Ecoturismo”, sono riportati e analizzati due casi studio tratti da un dottorato di ricerca: il primo è il caso del Parco Nazionale Marino di Alonissos nelle Sporadi settentrionali, mentre il secondo è quello del percorso del cibo in Molise. Gli esempi scelti mirano a dare concreta visione dei possibili legami che esistono tra paesaggio culturale ed ecoturismo.
È importante comprendere come lo sviluppo sostenibile risulti quindi definibile sulla base di un indicatore di riferimento che è la salvaguardia della diversità biologica e socio-culturale. Inoltre il testo "Paesaggi culturali ed ecoturismo" mette in evidenza come la capacità di sviluppo in termini di sostenibilità implica che l’attore sociale influenzi la conservazione della biodiversità attraverso la cosiddetta “percezione ambientale”, perseguendo cioè la propria soddisfazione. In più, la cosa interessante è che tra gli aspetti positivi associati al rispetto della specificità dei paesaggi, si è potuto constatare che l’ecoturismo migliora senz’altro l’autostima e l’orgoglio delle comunità di residenti, veicolandone le tradizioni e il folklore attraverso l’esperienza dei turisti e ravvivando le arti e gli eventi culturali locali. D’altro canto però si può anche cogliere l’accezione negativa del suo modus operandi che, come è stato osservato può implicare una mercificazione dei prodotti culturali locali.
«Riferirsi ali elementi storico-culturali di un paesaggio non deve quindi limitarne i confini a quegli aspetti prevalentemente di carattere estetico, che pure in alcuni casi lo caratterizzano. Più in generale, non si può parlare di paesaggi culturali solo alla presenza di beni culturali di carattere materiale […]»
Scheda tecnica del libro "Paesaggi culturali ed ecoturismo"
Titolo: "Paesaggi culturali ed ecoturismo"
Formato: cartaceo 200 x 240 mm o E-book
Editore: Franco Angeli editore
Pagine: 144 (Appendice con immagini a colori)
Data pubblicazione: (I edizione) 2018
Autore: Ioannis Konaxis
Contributi a cura di : Achille Maria Ippolito
ISBN: 9788891774941
Lingua: Italiano
L’autore
Ioannis Konaxis, PhD, architetto, laureato presso la Facoltà di Architettura, "Sapienza" Università di Roma, è dottore di ricerca in Paesaggio e Ambiente.