Il velodromo sostenibile di Hopkins per le Olimpiadi di Londra 2012

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Completato in anticipo sui tempi previsti e per primo fra i nuovi edifici che ospiteranno le Olimpiadi di Londra 2012, il Velodromo è anche indubbiamente il più sostenibile fra questi. Un progetto nel quale forma architettonica, struttura e funzione costituiscono più che mai un insieme indissolubile. Unacostruzione energeticamente efficiente pianificata, insieme al suo intorno, per rimanere a disposizione della collettività anche una volta

spenti i riflettori sulle Olimpiadi.

Il sito

La struttura, progettata da Hopkins & Partners (con Expedition Engineering per la parte strutturale) si trova nella zona nord del Parco Olimpico, e costituisce il cuore del Velopark, una grande area verde progettata in collaborazione col gruppo Grant Associates, che ospiterà le gare su due ruote all’aperto: più di 6,5 chilometri di circuito fuoristrada per mountain bike e una pista per BMX. Terminati i Giochi questo spazio è già praticamente pronto per essere riutilizzato dai comuni cittadini (l’unica significativa modifica prevista sarà la spianatura della pista per BMX, in modo da evitare pericoli per l’incolumità dei ciclisti amatori) come luogo in cui celebrare la bellezza e la gioia del fare ciclismo, e dunque non sono previste ingenti spese per l’adattamento a nuove funzioni, come è invece prevedibile per lo stadio e, in misura minore, per il centro acquatico.

Il velodromo di Hopkins

L’edificio è concepito come un organismo in cui ciascun elemento, dal tetto alle fondazioni, è strettamente integrato agli altri. L’involucro sembra avvolgere letteralmente il tracciato di gara interno, evocandone con eleganza il dinamismo. La pista si sviluppa per 250 metri a partire da un basamento in cemento armato dal quale si dipartono, a raggiera, 48 piloni bidimensionali che definiscono la zona di ingresso e deambulazione, sopraelevata; dai piloni parte una struttura metallica alla quale sono ancorate sia le tribune (fino a 6000 posti) che la grande tensostruttura in acciaio a rete di funi che costituisce la copertura. La struttura metallica principale è rivestita in doghe di cedro rosso ed è provvista di aperture per favorire la ventilazione naturale. Il piano di ingresso sopraelevato gira tutto attorno alla pista ed è completamente vetrato; questi due accorgimenti consentono a chi effettua spostamenti durante le gare di continuare a tenere d’occhio la competizione, e allo stesso tempo di avere un contatto visivo anche con il verde esterno. Le vetrate, alte tre metri e a tutta altezza, danno l’impressione che il corpo rosso dell’edificio e la sua copertura vi galleggino sopra. Un ulteriore accorgimento progettuale consiste nel fatto che il livello intermedio di ingresso divide le tribune in superiore ed inferiore, consentendo l’uso più raccolto del Velodromo (e quindi ridotti sprechi energetici) anche nel corso di future manifestazioni minori.

LA COPERTURA
La copertura, dalla caratteristica forma a sella (con una differenza di 12 metri tra il punto più alto e quello più basso), è lunga 130 metri ed è estremamente leggera: una media di 30 kg/mq per la struttura portante, circa un terzo in meno rispetto ad altri tipi confrontabili di strutture. Essa è costituita da coppie di funi in acciaio aventi un diametro di 36 millimetri. Il rivestimento, supportato dai nodi della rete, è costituito da un migliaio di pannelli prefabbricati (di modulo prevalentemente da 3,6x3,6 metri), formati da uno strato inferiore di compensato di betulla e uno strato superiore di OSB, separati da costole. Tale rivestimento è ricoperto con una lamiera metallica protettiva, e intervallato da otto fasce longitudinali vetrate larghe 2 metri, che riducono le esigenze di luce artificiale. Una copertura dunque leggera, veloce da montare (il posizionamento della rete, dopo il serraggio dei cavi, è avvenuto in tre settimane e non ha richiesto la costruzione di opere provvisionali), ed allo stesso tempo efficiente dal punto di vista strutturale ed energetico.

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Sostenibilita del velodromo per le Olimpiadi di Londra

Il Velodromo è stato progettato con considerevoli criteri sostenibili, mirando anche in questo caso soprattutto al mantenimento della destinazione, e riducendo al massimo la quantità di materiali impiegati, che per un terzo provengono comunque dal riciclo. Esso è dotato di un sistema di raccolta delle acque piovane e sarà ventilato naturalmente in estate (in caso di caldo eccessivo è previsto l’intervento di un sistema di climatizzazione) e riscaldato artificialmente in inverno; in particolare il riscaldamento radiante a pavimento nella parte centrale garantirà costantemente, al livello della pista, le condizioni climatiche ideali per realizzare performance atletiche di alto livello. La pista sarà illuminata il più possibile naturalmente, grazie alle aperture zenitali nella copertura e alle vetrate che circondano a 360 gradi l’edificio.

Matilde Fagotto

Matilde Fagotto Architetto

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