Tradizioni costruttive del Bangladesh in una scuola fatta a mano in argilla e bambù

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In questi anni si assiste alla crescita delle attività lavorative di architetti e ingegneri nell’ambito della cooperazione internazionale, un settore che pone in campo l’ambizione di creare nuovi spazi e luoghi con tecniche legate alle tradizioni costruttive locali e che possano offrire il confronto e l’unione tra le persone, come strumento di crescita sostenibile per le popolazioni che vivono in contesti di povertà. Tra i numerosi progetti che si occupano di queste tematichesegnaliamo il progetto per una scuola in argilla e bambù firmato da Hanna Heringer, giovane architetto tedesco che fin da studentessa si avvicina e segue la realtà del Bangladesh e in particolare del villaggio di Rudrapur, nel nord del paese.

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IL PROGETTO COME STRUMENTO DI SVILUPPO

Scrive Hanna Heringer: “We believe that architecture is more than shelter. It is intimately connected with the creation of identity and self–confidence. And this is the basis of development.”

Questa è infatti l’idea alla base del progetto School Handmade in Bangladesh, la scuola fatta a mano vincitore del premio Aga Khan Award for Architecture ed elaborato per l’istituto METI (Modern Education and Training Institute) che opera attraverso l’istruzione e l’organizzazione di laboratori didattici nell’ottica di assicurare una formazione eterogenea per esaltare le capacità individuali e la creatività degli alunni.

Una scuola dunque strutturata in modo da essere vissuta a pieno, con spazi flessibili e accoglienti. Infatti l’edificio, sviluppato su due livelli, all’interno non è suddiviso in tante aule ma è caratterizzato da due ampi spazi, resi vivaci da grandi aperture verso l’esterno e tessuti colorati che riparano dalla radiazione solare. Per rompere questa geometria sono state sistemate al piano terra solo delle piccole aree, come delle cavità, che racchiuse in una forma morbida invitano alla tranquillità.

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I MATERIALI

Il progetto trova il suo punto di forza nei materiali, l’argilla e il bambù che provengono da tradizioni locali. Sul piano delle fondazioni, realizzate in mattoni e isolate con uno strato di intonaco cementizio e uno di polietilene facilmente reperibile nel mercato locale, sono stati innalzati i muri portanti di argilla sviluppati in strati alti circa 65 cm di blocchi fatti di un impasto fatto di terra, paglia e acqua e lavorato con l’aiuto dei buoi.

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Una tecnica costruttiva simile a quella locale, ma migliorata grazie all’uso della paglia, per incrementare le prestazioni strutturali, e alla creazione del piano delle fondazioni per proteggere gli interni dalla risalita di umidità.

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L’altro materiale cardine, il bambù, dalle alte prestazioni tecniche, invece è stato usato per la struttura degli orizzontamenti, intelaiato con tasselli in acciaio e nylon invece della tradizionale iuta, e per le chiusure verticali del primo piano, intrecciato a creare un gioco di pannelli mobili per favorire la ventilazione e il soleggiamento.

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LA COLLABORAZIONE CON LE MAESTRANZE LOCALI

Un aspetto importante che non è stato sottovalutato al momento della costruzione della scuola è stato il coinvolgimento dei lavoratori locali, al fine di fornire loro un’opportunità in più di lavoro e per far sì che potessero avere l’occasione di affinare le tecniche costruttive tradizionali.

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L’intento è quindi quello di dare vita ad un processo di crescita completo, passando anche attraverso un fare architettura sostenibile che tenga conto delle realtà locali di riferimento.

Cristina D'Agostino

Cristina D'Agostino Architetto

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