Nel Media ICT di Barcellona tecnologie sostenibili per architetture performative

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Il Media ICT è la nuova sede delle Tecnologie Informatiche e della Comunicazione inaugurata nel distretto 22 a Barcellona, un ambizioso laboratorio di trasformazione urbana commissionato dal Barcelona Zona Franca Consortium. L’edificio è simbolo ed espressione di un nuovo movimento di sviluppo

sostenibile definito Global Green Growth, che va oltre gli schemi classici delle politiche e dei mercati etichettati come Green e crede nella fattiva collaborazione della ricerca con le istituzioni e l’imprenditoria.

Il team di architetti “Cloud 9”, termine che in inglese sta ad indicare euforia, ha mostrato di avere il giusto spirito innovativo per aggiudicarsi, attraverso una gara pubblica, l’incarico per la progettazione. Gli architetti scelti, a loro agio con la filosofia della committenza, hanno seguito una metodologia progettuale basata sulla ripetizione modulare, sulla produzione digitalizzata e sugli ultimi risultati della nanotecnologia, generando quella che loro stessi definiscono un’architetturaperformative”, cioè dinamica ed interattiva con l’ambiente circostante.
La struttura è molto semplice: la forma cubica deriva dalla ripetizione modulare di travi reticolari poste a 14 metri di distanza, mentre il rivestimento è singolare, complesso, e tratta ciascuna facciata in modo diverso.

L’INVOLUCRO

I prospetti a sud

I prospetti a sud, che ricevono luce solare per sei ore al giorno, sono rivestiti con una membrana autopulente ETFE (etilene tetrafluoroetilene), un materiale leggerissimo, con un peso inferiore al vetro ma molto molto resistente. Questo materiale è già stato impiegato nell’Arena di Monaco e per rivestire il Water Cube di Pechino, ma la novità presentata dal Media ITC sta nel fatto che qui la pellicola respira. Attraverso una rete di sensori il rivestimento risponde alle diverse necessità dell’utenza e contribuisce ad una regolazione termica che garantisce un risparmio di energia pari al 20%. I cuscinetti triangolari a triplo strato della facciata a sud–est si gonfiano e si sgonfiano indipendentemente, a seconda della temperatura e dell’incidenza dei raggi solari, e quando il massimo del volume è racchiuso, riescono a fare ombra oltre che isolare l’edificio termicamente.

La facciata a sud–ovest
La facciata a sud–ovest, invece, presenta una membrana unica a doppio strato con soluzione lenticolare che, riempita di gas a base di azoto, crea un effetto filtrante della luce solare simile a quello delle nuvole. Ovviamente, quando nei mesi freddi la temperatura scende, l’intero sistema si apre per lasciare i raggi entrare nell’involucro.

Le rimanenti due facciate usano invece convenzionali tendaggi fissati all’interno, dal momento che l’esposizione al sole giornaliera dura solo tre ore.

L’INTERNO

Ma le peculiarità dell’edificio non si fermano alla soluzioni dell’involucro. All’interno le grandi strutture metalliche portanti sono rivestite con una pittura luminescente che accumula energia durante il giorno per poi restituirla in forma di luce durante le ore notturne. Il risultato finale di tale bagliore nel buio è una estrema leggerezza ed un senso di gravitazione invertita.
La raccolta di acqua piovana è garantita da un’enorme cisterna che distribuisce acqua non potabile nel sistema di condizionamento già disponibile a livello distrettuale e che contribuisce ad un ulteriore riduzione del 20% di emissioni CO2.
Ancora energia pulita proviene dagli impianti fotovoltaici installati sul tetto, capaci di fornire 26,000 Kwh all’anno. Il risultato finale è una riduzione di emissione CO2 del 95% che colloca l’edificio in classe A.
L’utenza è volutamente ibrida, cioè né pubblica né privata: il piano terra, destinato alla ricezione, è aperto agli spazi esterni ed alle iniziative del vicino parco urbano, mentre al primo piano è situato un auditorium per 300 persone; più in alto ci sono uffici con densità crescente man mano che si arriva all’ultimo piano. Il parcheggio occupa il piano interrato.

Il Media ICT non ha la pretesa di salire sul podio delle star system , né di elevarsi a icona della nuova architettura sostenibile. Qualsiasi riferimento a La Pedrera di Gaudì, fatto e ribadito da alcuni critici, non ha certo voluto paragonare la quasi indiscussa bellezza del palazzo del secolo scorso con l’esito estetico dell’edificio in questione. L’aspetto che si vuole piuttosto evidenziare è l’originalità dell’approccio progettuale: la capacità, da parte dell’architettura, di essere finalmente espressione del tempo e delle nuove potenzialità tecnologiche, a servizio e non a discapito dell’ambiente, secondo quelle che dovrebbero essere le vere conquiste della Terza Rivoluzone Industriale.

Giuseppina Ascione

Giuseppina Ascione Architetto

Dopo aver cambiato case e paesi per 10 anni, si stabilizza definitivamente a Rovereto. Qui inizia a concepire l'architettura come un mezzo per  investigare ed influenzare il nostro benessere psicofisico. Da allora sogna e promuove un’architettura sostenibile non concepita tanto nell'accezione ecologica del termine, quanto mirata a creare una esperienza rigenerativa per chi la vive.