Intervista a Renzo Piano: opere passate e presenti, lo sguardo al futuro

“Ascoltare (Renzo) Piano è affascinante. Le sue idee sono chiare e luminose, senza un pizzico di pretese, e funzionali come i disegni dei suoi edifici, aperti sul paesaggio circostante e avidi di luce naturale” (M. Vargas Llosa, In viaggio con Renzo Piano, La Repubblica, 3 Maggio 1998). Lo sa bene il giornalista Aldo Cazzullo che a marzo 2016 ha intervistato l’architetto italiano; in un colloquio di circa tre ore il progettista genovese ha ripercorso la sua intera carriera, dal centro Pompidou di Parigi, che lo ha imposto sul panorama internazionale oramai 30 anni fa, fino al suo incarico di Senatore a vita, che ricopre con orgoglio dal 2013.

In copertina: Renzo Piano nello studio sede del gruppo G124, la stanza senatoriale numero 24 al primo piano di Palazzo Giustiniani (Roma). Foto da renzopianog124.com

IL GRATTACIELO INTESA SANPAOLO DI RENZO PIANO ELETTO BUILDING OF THE YEAR 2016

Gli inizi della carriera di Renzo Piano

renzo-piano-intervista-b

Da bambino ai libri di scuola preferiva la tromba; “ero un asino autentico” dice. Asino o no, il suo destino era segnato già dall’infanzia: figlio di costruttore, ha sempre avuto una particolare predilezione per le cose concrete. La sua carriera l’ha infatti iniziata nel cantiere; nei primi anni, dopo la laurea, a progetti e concorsi ha preferito la ricerca nel campo delle strutture e dei nuovi materiali. “Comunque fossero andate le cose, architetto o no, il mio mestiere sarebbe stato quello di costruire” (R. Piano, Dialoghi di cantiere, Laterza, Roma-Bari 1896).

Non è un caso quindi che il costruttore della storia che ammira di più sia Filippo Brunelleschi; un artigiano diventato artista che, grazie alla realizzazione di un modellino in legno, è riuscito in un’impresa in cui tanti prima di lui avevano fallito: realizzare la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze.

“Fondere arte e tecnica, è qui la vera grandezza”.

 Renzo Piano Building Workshop, Parco della musica Auditorium, Roma (1994-2002). Il progettista lo definisce una cassa armonica. “Come gli architetti, i musicisti lavorano sulla materia, che per loro è il suono. La vibrazione della corda per gli archi, l’aria per i fiati. Una solida base d’ordine a cui ti diverti a disobbedire. Come in architettura, appunto”. Foto a sinistra disegno di Renzo Piano, sala Santa Cecilia, 1996 pennarello e matita colorata su lucido; a destra una foto dell'Auditorium. Renzo Piano Building Workshop, Parco della musica Auditorium, Roma (1994-2002). Il progettista lo definisce una cassa armonica. “Come gli architetti, i musicisti lavorano sulla materia, che per loro è il suono. La vibrazione della corda per gli archi, l’aria per i fiati. Una solida base d’ordine a cui ti diverti a disobbedire. Come in architettura, appunto”. Foto a sinistra disegno di Renzo Piano, sala Santa Cecilia, 1996 pennarello e matita colorata su lucido; a destra una foto dell'Auditorium.

Il Centro Pompidou a Parigi

Renzo Piano e Richard Rogers, Centro nazionale d’arte e di cultura George Pompidou noto anche come Beaubourg, Parigi, Francia, 1971-1977. A sinistra un'immagine dall'account Flickr "Estudio campo baeza".Renzo Piano e Richard Rogers, Centro nazionale d’arte e di cultura George Pompidou noto anche come Beaubourg, Parigi, Francia, 1971-1977. A sinistra un'immagine dall'account Flickr "Estudio campo baeza".

La visibilità internazionale arriva nel 1971 quando l’architetto genovese si aggiudica, insieme all’amico e collega Richard Rogers, il concorso per il museo Pompidou a Parigi.

“Non pensavamo di vincere per un solo attimo” confessa. Come dargli torto. Non solo perché i partecipanti erano 681 e il Sessantotto era appena finito, come afferma lo stesso Piano; si trattava di un progetto ambizioso, che rifiutava in maniera esplicita tutto ciò che potesse essere il classico edificio parigino per la cultura. Per questo è stato concepito come una fabbrica, in cui tutto ciò che non serviva è stato portato all’esterno, comprese scale mobili ed impianti.

Questi ultimi, parte fondamentale del progetto, incarnano il concetto di comfort. Condizioni ambientali ottimali sono infatti essenziali per un edificio come il Pompidou che ogni sabato accoglie 30 mila “abitanti” e che in 40 anni è stato visitato da 250 milioni di persone. Nonostante ciò però, il progettista non è mai stato concorde con quanti lo hanno descritto come un trionfo della tecnologia (G. Donin, Renzo Piano. Pezzo per pezzo, Casa del libro editrice, Roma 1982). A tale definizione ha sempre preferito quella di macchina urbana: “una macchina come quelle pensate da Joule Verne. Ma anche un villaggio medievale in verticale, con le piazze sovrapposte”.

Renzo Piano e l’aspirazione verso l’alto: i grattacieli

 Il progetto del Palazzo di Giustizia che Renzo Piano ha ideato per Parigi nel 2010 e tutt’ora in corso di realizzazione; “trasparente come la verità; deve ispirare fiducia, non mettere soggezione” spiega l’architetto durante l’intervista”. Foto © RPBW Il progetto del Palazzo di Giustizia che Renzo Piano ha ideato per Parigi nel 2010 e tutt’ora in corso di realizzazione; “trasparente come la verità; deve ispirare fiducia, non mettere soggezione” spiega l’architetto durante l’intervista”. Foto © RPBW

Benché l’elemento più sorprendente della produzione dell’architetto italiano sia la varietà dei lavori realizzati, varietà non solo tipologica ma anche di forme, materiali e strutture (Kenneth Frampton, prefazione di “Giornale di Bordo” di R. Piano, Passigli Editori, Firenze 1997), la trasparenza e la vibrazione della luce presenti nel Centro Pompidou sono rimaste caratteristiche costanti nella sua architettura. Rimandano entrambe ad un tema essenziale nella progettazione di Renzo Piano: la leggerezza. All’inizio, nei primi lavori era quasi un gioco, una sfida per “creare spazi senza forme e strutture senza peso”. In seguito è diventato il suo modo di essere architetto (Discorso per il ricevimento del Prizker Prize, 17 giugno 1998) conferendo a tali elementi immateriali lo stesso ruolo di forme e volumi all’interno della composizione.

Per comprendere ciò basta osservare i grattacieli progettati dal Senatore a Vita.

“Non ho mai disegnato grattacieli arroganti”. Suona quasi starno detto dal progettista dello Shard, torre più alta di Londra e, per un solo anno, d’Europa. Il primato europeo gli è stato infatti strappato dalla Mercury City Tower di Mosca ma a lui non interessa. I numeri dicono che raggiunga quota 310 metri ma in realtà “la Scheggia” di Renzo Piano non finisce, le pareti di vetro che la compongono non si incontrano mai, nemmeno in cima, dove sembrano infilzare le nuvole.

Lo Shard rappresenta dunque uno slancio, un’aspirazione, al centro di un quartiere risorto”, quello della London Bridge Station: un’area industriale dismessa a cui il grattacielo restituisce una nuova vita.

Renzo Piano e le periferie

 Il masterplan elaborato dal gruppo G124 per il Giambellino di Mialno; è stato da loro denominato “mending plan” (“piano di rammendo”) perché è a tutti gli effetti uno schema di ricucitura urbana -a scala di quartiere- delle diverse parti, oggi separate e segregate. Foto da www.g124giambellino.com Il masterplan elaborato dal gruppo G124 per il Giambellino di Mialno; è stato da loro denominato “mending plan” (“piano di rammendo”) perché è a tutti gli effetti uno schema di ricucitura urbana -a scala di quartiere- delle diverse parti, oggi separate e segregate. Foto da www.g124giambellino.com

Il recupero dell’esistente è un altro tema molto caro al Senatore a vita. “L’idea della città che cresce diluendosi è diventata insostenibile”. Per sottolineare il concetto Piano cita lo scrittore Italo Calvino che, nella postfazione de “Le città invisibili”, afferma che anche le più drammatiche e le più infelici delle città hanno sempre qualcosa di buono.

Il potenziale nascosto in questi non-luoghi, troppo spesso visti con diffidenza, lo ha affascinato e lo affascina tutt’ora; per questo ha deciso di profondere il suo impegno politico finanziando con il suo stipendio da Onorevole il lavoro del gruppo G124: 6 giovani architetti italiani impegnati nel recupero delle periferie del Paese.

renzo-piano-intervista-h

 Schemi progettuali con le strategie per il recupero del Giambellino, un progetto partecipato elaborato a seguito di un proficua collaborazione con gli abitanti del quartiere. Foto da www.g124giambellino.com Schemi progettuali con le strategie per il recupero del Giambellino, un progetto partecipato elaborato a seguito di un proficua collaborazione con gli abitanti del quartiere. Foto da www.g124giambellino.com

Il loro progetti verranno esposti alla Biennale di Venezia 2016; tra questi vi è anche il Giambellino di Milano, in cui i professionisti stanno lavorando gomito a gomito con i cittadini del quartiere per realizzare la biblioteca.

Uno dei primi interventi effettuati è stato abbattere il muro che separava il parco e il mercato, spogliando quest’ultimo della mera funzione commerciale e riconnettendolo alla piazza verde. Molto spesso infatti “le barriere fisiche sono anche mentali” mentre le città devono essere luoghi di incontro, di aggregazione, e dunque di crescita. 

La politica e il ruolo di Piano come Senatore a vita

Da architetto si sente più utile nel suo ufficio, quello nella stanza senatoriale numero 24 al primo piano di Palazzo Giustiniani; l’orgoglio che prova ogni volta che entra in aula però, traspare nelle parole che usa per descrivere il Senato: “una grande istituzione” che non deve perdere il suo ruolo principale, quello di guida del paese: “Deve rimanere il luogo in cui si discutono i grandi temi della società”.

A 78 anni Renzo Piano conserva l’ottimismo della sua generazione, quella venuta fuori dalla guerra, e crede ancora che il tempo migliori le cose; ai giovani -e non solo- lascia un importante messaggio, lo stesso che con cui concluse il suo discorso per la Vittoria del Prizker Prize nel 1998: Il passato è un rifugio sicuro. Il passato è una costante tentazione. E tuttavia il futuro è l’unico posto dove possiamo andare, se davvero dobbiamo andare da qualche parte.”

Vanessa Tarquini

Vanessa Tarquini Ingegnere edile-architetto

Razionale e puntigliosa, ama la progettazione a 360° e si concede per hobby sporadici viaggi mentali. Salutista, pratica regolarmente yoga e sfrutta la sua passione per la corsa per ordinare le idee. Nel tempo libero si perde in escursioni tra le montagne abruzzesi.