Progetto Capanne di Khilgren: esperienza autentica ispirata dalla tradizione

Progetto Capanne di Khilgren in Rwanda

Di fronte al “Progetto Capanne”, di Daniele Khilgren interamente finanziato dai soci Sextantio sotto forma di Onlus, impallidisce qualsiasi realtà di edilizia sostenibile, o come siamo abituati a chiamare strutture molto meno ecologiche.

Sull’isola di Nkombo, in Rwanda, l’impresa appare utopistica eppure reale, con inaugurazione ed apertura del complesso prevista per il 21 marzo 2022, tempo sufficiente per preparare al meglio chi vivrà il “Progetto Capanne” come propria casa, mentre in questo stesso contesto già dal 2008 l’Onlus Sextantio sostiene con assicurazione sanitaria i più bisognosi.

Il viaggio dall’Italia, dopo lo scalo nella capitale Kigali e l’atterraggio all'aeroporto di Kamembe, richiede circa 45 minuti in canoa per l'isola di Nkombo. Per raggiungere l’isola, abitata da una minoranza musulmana che si sostenta di agricoltura e allevamento del bestiame, si attraversa il lago Kivu. Con un clima primaverile tutto l'anno, il soggiorno minimo è di tre notti e si basa su una singolare formula di donazione per la permanenza degli ospiti.

costruzioni semplici tradizione

 

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Si attende solo che arrivino i viaggiatori, che comprendono e sposino pienamente l’ideologia e il progetto sociologico, tanto da riconoscere in questo contesto, il valore dell’esperienza nel suo complesso, non tenendo necessariamente ai confort delle stanze, ma piuttosto a una bellezza più ampia, fatta di natura, paesaggio integro e autenticità.

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Questo è di certo il progetto più integralista di Daniele Khilgren, che già dal 2004 al borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio trasformato in albergo diffuso Sextantio, aveva fatto parlare di sè e delle sue idee identitarie legate indissolubilmente alla storia dei luoghi. Come anche per le Grotte della Civita a Matera, trasformate in hotel e in entrambi i casi con attento restauro conservativo si mantengono identiche a com’erano, affacciandosi al mercato del turismo per appassionati di esperienze diverse dal confort a tutti i costi.

E’ proprio dettati da queste leggi di ripristino autentico, dove la bellezza si ispira alla tradizione, che si va a inserire il Progetto Capanne, sulla base di reperti trovati nel Museo Etnografico del Rwanda (Butare), dove sono esposte fotografie di capanne tradizionali, come anche la capanna del re dei Tutsi.

 

La semplicità è alla base, con materiali e tecniche costruttive locali, che ne fanno un luogo di grande fascino, infatti l'alta qualità delle materie prime e le minuziose tecniche artigianali si traducono in un'eleganza di stile e proporzioni, dove gli amanti del bello troveranno una realtà surreale e poetica intrinseca, mai artefatta. I bagni, sono l’unica licenza, mentre i letti sono tradizionali ruandesi con stuoie e materassi di paglia a strati. Oltre alle capanne, è la zona pranzo e la cucina attigua, poco più lontano, dove uno chef potrà ampliare la scelta di cibi, per un pubblico ampio. Le aree comuni comprendono zona pranzo con un grande tavolo per quindici persone, una zona barbecue e una tradizionale cucina a vista. La spiaggia privata dispone di un pontile per l'attracco della barca pajotte, una struttura aperta con tetto in paglia. Il piccolo borgo è completato dalla casa del custode e dalla casa della famiglia locale che gestisce una piccola azienda agricola.

 

L'aspetto antropologico locale è l'elemento su cui si incentra l'intera esperienza, nel tentativo di evitare che il turismo distrugga il precario equilibrio naturale, sociale e culturale originario dell'area, al fine di preservare la dignità delle popolazioni locali senza stravolgerle, condividendo con loro del tempo, la quotidianità o gli stessi cibi, zuppa di pesce, verdure dell’orto e birra di banana, tra gite al Lago Kivu in canoe scavate nei tronchi degli alberi, spiaggia privata, aperitivo in riva al lago al tramonto con danze tradizionali ruandesi, fino alla cena in riva al lago con falò e barbecue di frutti di mare accompagnati da uno spettacolo di percussioni ruandesi, o ancora partecipare alla tradizionale pesca notturna con tre piroghe parallele legate tra loro con tronchi d'albero. Il tutto con una duplice missione, da una parte non alterare i sottili equilibri socioculturali del territorio, e dall’altro finanziare con le donazioni la onlus Sextantio per le assicurazioni sanitarie al fine di prevenire malattie non gravi ma tuttora ad alto tasso di mortalità.

Un’esperienza ecosostenibile che non si limita dunque alle capanne, ma immersiva a tutto tondo, nella realtà del Ruanda, Lago Kivu, Isola di Nkombo.

Annalisa Tirrito

Annalisa Tirrito Giornalista

Giornalista professionista, è specializzata nel settore turistico e life style, tra cultura, arte, architettura, ambiente, enogastronomia, e tutto ciò che di bello propone la vita. Viaggia, vede, comunica, si ciba di magiche atmosfere e ama il suo lavoro, che non cambierebbe mai.