- scritto da Alberto Grieco
- categoria Smaltimento e riciclo
Riciclare o incenerire? Una scelta fra futuro e passato, salute e malattia
Il 18 Novembre 2012 è stata una data storica, in cui la decisione al dilemma “riciclare o incenerire” è stata presa non da un gruppo ristretto di funzionari di un qualsivoglia partito, ma da un referendum, quindi dai cittadini, gli unici aventi il diritto di decidere su temi così importanti. È accaduto in Valle d’Aosta, e non solo si è raggiunto il quorum tanto temuto dai partiti, ma i Sì alla salute sono stati una valanga : il 94%, pari a 47 mila persone, sfiorando l’unanimità dei votanti. Malgrado ogni referendum dimostri l’abisso che separa la volontà dei politici da quella dei cittadini (e dunque dei loro stessi elettori) i nostri politici proprio non ne vogliono sapere di imparare la lezione, come accadde per esempio nel 2011 con il referendum dei 4 sì. Avranno bisogno di altre sberle? Chissà. Ma se serve, ne abbiamo ancora.
Alcuni vedono in questo strumento (sancito dalla costituzione) un pericolo, io invece lo vedo negli inceneritori e in quei politici che ad ogni referenduminneggiano all’astensionismo (quando fa comodo a loro, l’astensione diventa improvvisamente cosa buona e giusta, salvo poi lamentarsene dinanzi alle emorragie post–elettorali). Purtroppo questi tristi spettacoli da noi accadono regolarmente e recentemente Pierluigi Bersani ha pubblicamente dichiarato “non accetterò accordi di governo con chi nega in principio la possibilità di utilizzare termovalorizzatori” (notare lo stratagemma orwelliano di chiamare le cose con il nome sbagliato. Ma vuoi mettere come suona più rassicurante “termovalorizzatore” di “inceneritore”?).
Tanto per chiarire una volta per tutte (ma tanto non servirà a niente), il termine “termovalorizzatore” è un neologismo tutto italiano che non esiste in nessun altro paese, né in alcuna normativa di riferimento europea, nelle quali si parla solo di “inceneritori”, com’è giusto che sia.Ma finché questo “errore” lo compie il mio portinaio, chissene, il problema diventa quando a fare disinformazione è una persona che ricopre un ruolo politico di spicco, le cui stupidaggini hanno un raggio di ricaduta addirittura superiore alle polveri dei loro tanto cari “termovalorizzatori”. Essere a favore di un inceneritore poteva forse andare bene negli anni ‘70, ma nel terzo millennio è pura follia, come chiunque dotato di un cervello e di un computer può verificare (a patto di saperli accendere entrambi) andandosi a studiare la letteratura medico scientifica a riguardo.
Ascoltare in proposito la dottoressa Patrizia Gentilini, Presidente Isde Forlì, medico oncologo ed ematologo, con più di 30 anni di esperienza nel reparto di Oncologia di Forlì, potrebbe forse giovare ai tanti disinformatori prezzolati del pensiero debole pro–incenerimento:
Secondo i più moderni studi internazionali in merito di corretta gestione dei rifiuti, gli unici modi per “valorizzare” un rifiuto sono prima di tutto il riuso e poi il riciclo, non certo bruciarlo e disperderlo in atmosfera, con buona pace dei nostri polmoni. E pensare che già da anni sono applicati in molte realtà metodi avanguardistici e innovativi come il Trattamento Meccanico Biologico (TBM) con cui si ottengono risultati eclatanti a costi ridicoli rispetto ad un qualsiasi inceneritore, con notevoli ed ovvi vantaggi sia sul campo occupazionale e ambientale, sia in quello della salute e delle tasche dei cittadini. Infatti i metodi di trattamento rifiuti più avanzati lavorano tanto meglio quanto più sono in sinergia con il metodo della raccolta differenziata spinta porta a porta con tariffazione puntuale, con la quale più si è virtuosi e meno si paga.
Obiezione classica: Eh, ma sono cose troppo avanti per noi. Povera patria. Persino il Ghana, che non è che sia così all’avanguardia, ha capito i vantaggi che derivano della strategia del riciclo: non si tratta di nulla di complicato, né di particolarmente avveniristico. Semplicemente è quello che succede quando il buonsenso incontra quelle opportunità brillantemente travestite da problemi che altri non riescono a smascherare.In questo caso, si tratta di una compagnia olandese che ha portato il suo know how sul territorio ghanese, trasformando il problema dei rifiuti in risorsa occupazionale creando posti di lavoro “verdi” per gli abitanti e stimolando la manodopera locale. Risultato? Ci guadagnano tutti, le città sono più pulite, i rifiuti conferiti in discarica e in inceneritore sono sempre meno, l’aria e l’acqua ringraziano e la corruzione che prosperava attorno alla gestione “sporca” dei rifiuti rischia addirittura di sparire. Senza inceneritori si ha un mondo più pulito, in tutti i sensi.
Perciò non bisogna credere alle prese in giro di coloro che, più per interesse che per convinzione, promettono “Sì ai rifiuti zero, sì alla differenziata, però intanto facciamoci un bell’ inceneritore”. È come l’amico che dichiara di voler smettere finalmente di fumare e intanto continua a tenere il pacchetto a portata di mano sul comodino. Prima o poi la tentazione viene e ricominci. Peggio e più di prima.
“L’aria pura è il primo alimento e il primo medicamento” (Ippocrate)