• scritto da Stefano Liberati
  • categoria Innovativi

Il grafene, molecola da premio Nobel per film fotovoltaici trasparenti

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Tutti noi auspichiamo tecnologie e materiali nuovi che diano nuova ricchezza al mondo intero e che aumentino la sostenibilità ambientale delle attività umane. In tal senso una scoperta molto importante è il grafene, molecola che proviene dalla semplice grafite usata comunemente per le matite, la cui invenzione è valsa a due ricercatori russi il premio Nobel per la fisica nel 2010.

Le possibili applicazioni

Il grafene a quanto dicono gli studiosi che stanno sperimentandone le potenzialità, potrebbe enormemente velocizzare la trasmissione di elettricità. Immaginare le conseguenze dell’uso del grafene in molti campi è affascinante: può essere decisivo per lo sviluppo ormai inevitabile di automobili elettriche le cui batterie composte da grafene potrebbero avere una autonomia molto maggiore, un tempo di ricarica minimo, oltre che una lunga vita di esercizio. Nell’informatica ci sono ottime prospettive di sostituire il silicio con il grafene. I computer allora diventeranno molto più veloci e consumeranno meno energia; lo stesso vale per i cellulari che verrebbero ricaricati in pochi secondi.

Gli studi in corso

La produzione del grafene è ancora in fase di sperimentazione. I tecnici che l’hanno inventato, stanno riducendo i difetti e le debolezze di questa molecola. Un limite attuale è che la molecola tende ad associarsi e ritornare grafite. Per evitare che accada questo, il grafene deve essere accompagnato all’acqua, e ciò può essere anche un problema ambientale, oltre che tecnico. Gli “inventori” della molecola in questione a riguardo sono arrivati a creare un gel di grafene che lo rende stabile.

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Il grafene per il risparmio energetico

Vogliamo però essere ottimisti e pensare alle prospettive future anche per quanto riguarda gli effetti sul risparmio energetico e di materiali. È stato creato un prototipo di film sottile al grafene, che si pensa potrà esser stampato trasparente e applicato a celle solari per gli impianti fotovoltaici, incrementandone l’efficienza. Questo materiale nuovo è bidimensionale (ha lo spessore di un atomo) ed è il materiale più forte esistente (può forte dell’acciaio); se utilizzato a larga scala può ridurre l’uso di materie prime in tantissime applicazioni salvaguardando le risorse del pianeta.