- scritto da Giulia Azzini
- categoria Green Economy
Agricoltura biologica: numeri, etichette, coltivazioni, controlli
Ormai sempre più diffusi, conosciuti e anche inflazionati sono i termini “bio”, “biologico”, “eco” riferiti ai prodotti agroalimentari presenti sulle nostre tavole. Pubblicità "green" più o meno veritiere, etichette più o meno ingannevoli rischiano di invadere il mercato alimentare provocando confusione nel consumatore che non riesce più a districarsi tra i prodotti esposti al supermercato e non ha più riferimenti chiari per scegliere cosa effettivamente per lui sia meglio comprare.
Il grande boom dell’agricoltura biologica si è avuto in Italia dopo l’anno 2000, in particolare solo nel 2014 si è registrato un aumento dei consumi di prodotti biologici pari al 17% rispetto all’anno precedente. Gli operatori del settore biologico, al 31 dicembre 2013, risultano essere 52.383, con un aumento complessivo del 5,4% rispetto al 2012. Il Ministro Martina ricorda che è un settore che in Italia vale 3 miliardi di euro e che riguarda oltre il 10% della superficie agricola nazionale (fonte: Ministero delle Politiche agricole).
AGRICOLTURA SOSTENIBILE: PROGETTARE UN ORTO SINERGICO
È opportuno, proprio per la grande influenza che questo tipo di agricoltura ha sul mercato, far luce su alcuni punti chiave.
NOMI, CONFEZIONI ED ETICHETTE BIO
La normativa che regola la produzione, l’importazione, il commercio, l’etichettatura dei prodotti biologici a livello europeo è il regolamento CE 834/07, recepito in Italia con il decreto ministeriale DM 2049/2012 e successive modifiche. I produttori devono attenersi scrupolosamente a tali normative se vogliono essere certificati come “biologici” e poter vendere come tali i loro prodotti.
L’etichetta e l’indicazione di prodotto “biologico” deve essere apposta solo se sono rispettate determinate condizioni.
Non sempre però il consumatore si trova davanti ad etichette chiare anzi, troppo spesso, il colore, il logo e il nome richiamano il prodotto “biologico” quando questo biologico non è. Nella puntata del 14/12/14 di Report è stato ben segnalato il problema di etichette ingannevoli che nascondono prodotti da agricoltura tradizionale.
LE QUALITÀ NUTRIZIONALI DEI PRODOTTI BIO
Come riportato da Dario Bressanini, dottore in chimica, sul sito della rivista “Le Scienze” che riassume il numero interamente dedicato al cibo di Novembre 2013, i prodotti biologici hanno le medesime proprietà nutrizionali dei prodotti da agricoltura tradizionale. Questa affermazione deriva da studi specifici dell’Università di Standford e della Food Standard Agency britannica che conclude il suo rapporto di ricerca dicendo: “Per la maggioranza dei nutrienti esaminati non è stata rilevata una differenza nel contenuto di nutrienti e altre sostanze tra prodotti biologici e convenzionali, il che suggerisce che i prodotti biologici e quelli convenzionali siano largamente confrontabili”.
AGRICOLTURA BIOLOGICA: LA RESA PER ETTARO
Le rese per ettaro dell’agricoltura biologica sono solitamente più basse di quelle dell’agricoltura convenzionale: mediamente il 25% in meno. Conseguenza di ciò è che per produrre la stessa quantità di prodotto, quindi per soddisfare il fabbisogno alimentare, è necessario un consumo maggiore di suolo. Questo dipende però dal tipo di coltivazione di cui si tratta: su alcune colture come quella della frutta l’incidenza è solo del 5% mentre per i cereali e gli ortaggi si arriva anche a più del 30%.
Produttori di agricoltura biologica che, in particolari tipi di coltivazioni, ottengono la stessa resa dell’agricoltura tradizionale devono essere fonte di diffidenza e causa di controlli da parte degli organi competenti.
Nella già citata puntata di Report viene mostrato il caso dei risicoltori piemontesi che denunciano, a loro dire, una “falsa agricoltura biologica” della concorrenza che otterrebbe appunto la stessa resa per ettaro.
LA SOSTENIBILITÀ DEL BIOLOGICO
Nel 2012 è stato pubblicato uno studio che raccoglie i risultati di 71 studi indipendenti sull’impatto ambientale dell’agricoltura biologica europea. Gli aspetti considerati nella ricerca sono: la qualità del suolo, la biodiversità, il rilascio di sostanze potenzialmente dannose nella falda acquifera e il consumo energetico. Il risultato non è univoco come vorremmo aspettarci.
La produzione biologica di olive e carne di manzo causa meno emissioni di gas serra della produzione convenzionale, mentre per il latte, i cereali e i maiali la situazione si capovolge.
Citando Dario Bressanini da “Le Scienze”: “In generale lo studio mostra come le pratiche dell’agricoltura biologica abbiano generalmente un impatto positivo sull’ambiente per unità di superficie, ma a causa delle minori rese non necessariamente per unità di prodotto. In altre parole, un’azienda agricola biologica che produce ortaggi può, a parità di superficie coltivata, rilasciare meno azoto nella falda, ma ogni singolo ortaggio raccolto nei suoi campi potrebbe avere un impatto sulla falda maggiore di uno analogo prodotto in modo convenzionale”.
GLI ORGANI DI CONTROLLO
In Italia molti sono gli Organi di Controllo deputati all’ispezione delle aziende agricole biologiche. Dal rapporto annuale dei controlli del 2014 dell’ente CCPB.srl emerge come i controlli vengano eseguiti in tutte le aziende biologiche, anche più di una volta l’anno ma che l’esito, ovviamente, non è sempre positivo.
Per esempio di tutte le aziende controllate la percentuale di produttori non idonei è stata maggiore del 30% in Regione Lombardia, Toscana, Veneto e in molte altre regioni italiane. La media nazionale è di oltre il 25%.