Energia dai vulcani islandesi al Regno Unito

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La notizia ha dell’incredibile: il surplus di energia geotermica prodotta annualmente in Islanda, paese al primo posto nel mondo per lo sfruttamento di questa fonte rinnovabile grazie alla grande attività dei vulcani del suo territorio, potrebbe servire presto al Regno Unito per ovviare al deficit energetico e ridurre la dipendenza britannica dagli idrocarburi. Fin qui niente di anomalo, se non fosse che i due paesi sono separati da circa 1.500 km di oceano!

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UNA STRATEGIA A LIVELLO EUROPEO

Il progetto di connessione Islanda – Regno Unito rientra in una strategia molto più ampia portata avanti dal governo britannico, per la creazione di una vera e propria rete di “interconnettori” che colleghi l’isola dei vulcani ai principali Paesi Europei esportatori di energia.

Il Regno Unito, infatti, che finora è sempre stato autosufficiente da un punto di vista energetico grazie ai giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord, è consapevole che la situazione è destinata ben presto a cambiare: le riserve di idrocarburi si stanno esaurendo, e con una certa lungimiranza i sudditi della Regina si stanno attrezzando per quando il loro status passerà da produttori a importatori di energia, inoltre è il Paese pilota nello sviluppo di un network di cavi elettrici sottomarini a livello europeo, che permetterà un trasferimento dell’energia elettrica tra i diversi paesi europei.

Per questo sono gia state inaugurate due tratte, una che collega la Gran Bretagna con i Paesi Bassi e l’altra che porterà l’energia delle centrali nucleari del nord della Francia verso Londra; inoltre, a breve verrà terminata la realizzazione del cavo che collegherà le due principali isole britanniche, dall’Irlanda al Galles. Finora quindi le tratte realizzate sono di relativamente breve lunghezza, ma sono previsti per il decennio prossimo altri progetti più ambiziosi: oltre al già citato collegamento con l’Islanda sta prendendo forma anche una connessione con la Norvegia.

ABBATTIMENTO DEI COSTI GARANTITO…

Il ministro dell’energia britannico, Charles Hendry, afferma che questa strategia porterà benefici economici a tutta la popolazione; una rete di alto voltaggio a livello europeo consentirebbe una diminuzione dei costi della bolletta energetica. Questo principalmente perchè il network energetico consentirà di ottimizzare la produzione e la distribuzione di elettricità: una delle principali esternalità negative della produzione da fonti rinnovabili è il suo andamento incostante, che segue la disponibilità non sempre uniforme della risorsa rinnovabile.

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Adottando invece la soluzione del network, nei periodi di penuria di risorse in una certa zona d’Europa l’elettricità arriverà da un’altra zona del continente che invece presenta abbondanza di risorse. Se per esempio nel sud della Spagna si verifica un periodo di scarso soleggiamento, sarà possibile trasferire lì l’energia eolica prodotta in abbondanza in Danimarca; viceversa, in caso di scarsa produzione a Nord, l’energia elettrica verrà trasferita dalle zone mediterranee.

…MA INVESTIMENTI ASSAI ONEROSI

Costruire e installare gli interconnettori per portare nel Regno Unito l’energia dei vulcani richiede però ingenti spese iniziali, che in un periodo economico non florido come quello attuale, soprattutto nel Vecchio Continente, danno man forte ai detrattori del progetto. Il collegamento Gran Bretagna–Paesi Bassi, ad esempio, che comunque è tra i più corti, è costato 500 milioni di sterline (587,5 milioni di euro).

Conti alla mano, i britannici sono comunque ottimisti circa la rapidità di ritorno del loro investimento, proprio per il fatto che l’energia non sarà solo importata, ma anche esportata e ovviamente il guadagno oltre che ambientale sarà economico.

Matteo Gabbi

Matteo Gabbi Architetto

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