Microeolico e minieolico integrati negli edifici. Fra vuoti normativi e pregiudizi culturali (Prima puntata)

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Per impianti microeolici s’intendono le installazioni di produzione di energia elettrica la cui potenza complessiva non superi i 20 kW. Il D.M. 18/12/2008, stabilendo i limiti di potenza degli impianti che possono beneficiare delle agevolazioni previste dalla legge in materia di semplificazione delle procedure, introduce non espressamente il concetto di microeolico. Convenzionalmente si definiscono “minieolici” gli impianti oltre i 20 kWma al di sotto dei 200 kW nominali, che ai sensi del citato D.M. beneficiano delle tariffe onnicomprensive incentivanti, ma non scappano all’obbligo di procedura VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale).

Le sottocategorie del microeolico

Dentro la definizione di “microeolico” distinguiamo tre sottocategorie, anch’esse definite “di fatto”:
– Aerogeneratori con diametro non superiore a 1,5 m, ai quali non si applica la DIA (dichiarazione inizio attività) ai sensi del D.L. 30/05/2007 n.115.
– Impianti di potenza inferiore a 3 kW (in Friuli Venezia Giulia) sono considerati “compatibili con gli strumenti urbanistici qualora non siano espressamente vietati”. In pratica, sono esenti di procedura VIA.
– Impianti di potenza fino a 6 kW, secondo la normativa interna dell’ENEL, possono essere di tipo monofase. In pratica ciò rappresenta un’agevolazione perché per collegamento alla rete basta un inverter economico.

I vantaggi del microeolico

I microimpianti hanno per scopo principale l’autoproduzione di energia con il vantaggio di consentire un interessante risparmio sulla bolletta. Un altro importante vantaggio è l’indipendenza energetica dai paesi fornitori di combustibili fossili, in genere caratterizzati da grande instabilità politica. Poter contare su una capacità di autoproduzione di energia significa risolvere problemi di mancanza di energia dovuta a improvvisi blackout causati da atti terroristici, guerre o altre catastrofi.

Il microeolico è probabilmente la tecnologia con il più basso costo per watt installato. È anche la più “democratica” in quanto non richiede “hi tech”, e quindi non necessariamente potrebbe essere appannaggio solo di poche multinazionali. Anche se la progettazione aerodinamica non è semplice, una volta definite le geometrie, la fabbricazione di una microturbina è fattibile anche per una piccola azienda artigiana senza la necessità di cospicui investimenti.

Il microeolico in Italia

Nonostante la tariffa onnicomprensiva sia molto interessante, 0,30 €/kWh prodotto, il microeolico in Italia stenta a decollare. Vediamo allora quali potrebbero essere le cause:

Fattori culturali

Molte persone in Italia ritengono che l’installazione di una turbina, anche di dimensioni piccole, sia “un pugno nell’occhio”. È curioso comparare con l’opinione dei danesi, che ormai non concepiscono un paesaggio senza turbine e le ritengono “belle”.

Fattori normativi

È evidente che in Italia la normativa sul microeolico è poco chiara e piuttosto pasticciata, molti concetti in essa sono stati estrapolati da quella del fotovoltaico . Un esempio: la potenza nominale dell’impianto eolico che beneficia di certe agevolazioni è stabilita senza riferimento alcuno alla velocità del vento alla quale si definisce la potenza stessa. Se nel fotovoltaico la potenza dell’impianto è direttamente proporzionale alla superficie coperta dai pannelli, la potenza di una turbina eolica invece aumenta con il quadrato del diametro e con il cubo della velocità. In piccola misura, la potenza dipende anche dalla quota d’installazione, dalla pressione e dalla temperatura dell’aria. Conseguenze di questa imprecisione: se in Friuli Venezia Giulia volessimo installare una turbina da 3 kW nominali, secondo la normativa locale dovrebbe bastare la procedura DIA (denuncia inizio attività). Analizzando i regimi di vento della zona, riscontriamo però che per poter generare l’energia necessaria per un’abitazione dovremmo installare una turbina con almeno 8 m di diametro e con una potenza nominale compresa tra 1,5 e 2 kW. Risulta difficile credere che un impianto con tali dimensioni, pur avendo potenza nominale ben inferiore al limite stabilito dalla legge regionale, ottenga facilmente il nulla osta dagli enti competenti.

Un altro esempio: il menzionato D.L. 30/05/2007 n.115 stabilisce l’esenzione da adempimenti per l’installazione di singole turbine quando abbiano un diametro inferiore a 1 m e non sporgano di oltre 1,5 m. Una turbina così piccola, anche se posta nel posto più ventoso d’Italia, difficilmente riuscirebbe a sviluppare oltre i 250 W. Il controsenso sta nel fatto che il D.M. 18/12/2008 stabilisce il limite minimo di potenza nominale pari a 1 kW per beneficiare gli impianti delle agevolazioni di scambio sul posto o del conto energia. Ma allora: qual è l’agevolazione?
Ancora un altro esempio: l’impianto FER più conveniente in termini di costi d’investimento, produzione di energia elettrica e affidabilità operativa per una abitazione unifamiliare è il microeolico abbinato al fotovoltaico. Per realizzare l’impianto ottimale l’utente avrebbe due possibilità: realizzare due procedure parallele di allacciamento e installare due contatori, in quanto le tariffe per le due FER sono diverse; oppure rinunciare all’allacciamento alla rete e installare un banco di batterie ed inverter “stand alone”. Di nuovo sorge spontanea la domanda: dov’è l’agevolazione nell’installazione introdotta dalla normativa?

Fattori di mercato

All’oggi abbonda l’offerta di turbine importate perlopiù inadeguate poiché progettate per regimi di vento che nel nostro Paese solo si riscontrano in una manciata di località. Talvolta sono anche scopiazzate senza criterio da fabbricanti cinesi. Oppure turbine nazionali progettate da improbabili “inventori” , abbondanti nel nostro tessuto imprenditoriale, che non di rado vantano prestazioni non dimostrabili con le leggi della fisica. Si sommi a questo la credenza, quasi religiosa, di alcuni progettisti riguardo le turbine ad asse verticale, considerate migliori perché “girano con meno vento” . Se poi sono scelte in base a soli fattori estetici come nel caso di quelle progettate da designer famosi allora la delusione sulle prestazioni è garantita.

Ogni tipologia di turbina presenta vantaggi e svantaggi e perciò è opportuno valutare attentamente la tecnologia più adeguata caso per caso. È certo che non esiste la “turbina universale”.

Altra mezza verità da sfatare è ritenere che la risorsa eolica sia interessante solo nel Sud Italia e nelle Isole. Può essere facilmente dimostrato che anche per il Nord sarebbe possibile progettare impianti efficienti ed economicamente competitivi. Ci auguriamo in un prossimo futuro che una normativa più razionale possa rompere gli attuali pregiudizi da parte di potenziali utenti e autorità locali.

Mario Rosato

Mario Rosato Ingegnere

La sua passione sono le soluzioni soft tech per lo sviluppo sostenibile, possibilmente costruite con materiale da riciclaggio. Un progetto per quando andrà in pensione: costruire un'imbarcazione a propulsione eolica capace di andare più veloce del vento in ogni direzione.