- scritto da Francesco Cherubini
- categoria Curiosità ecosostenibili
Investire sul nucleare. Investimenti piccoli, grandi, pubblici e privati
Ad oggi il settore del mercato globale che impegna il maggior volume di denaro è quello energetico, a partire dalle materie prime per la produzione, oggi in gran parte fossili, per continuare con la trasformazione, il trasporto, lo stoccaggio di tali materie e per finire con la conversione nelle centrali, il trasferimento sulle linee
principali, la distribuzione ed il dispacciamento. Immaginiamo ora per un attimo di poter diventare anche noi degli attori in questo mercato, comprare e vendere, investire e determinare le strategie di interi settori di produzione o di regioni e paesi, magari assicurandoci lauti guadagni come nei film hollywoodiani. Ci accorgeremmo ben presto che a determinare i flussi e le opportunità sulla piazza sono essenzialmente due elementi.
IL RUOLO DELL’ENERGIA
Il primo è legato al ruolo chiave dell’energia, che determina la massima attenzione degli stati sovrani come dei vertici delle grandi realtà produttive e commerciali. Tale attenzione si traduce in pratica in enormi quantità di denaro investito, in maniera più o meno diretta, dalla pianificazione di strategie di sviluppo tecnologico, al condizionamento dei flussi di consumo attraverso finanziamenti o normative cogenti, alla tassazione diretta sui consumi energetici ed indiretta sui beni di consumo, alla determinazione di azioni diplomatiche o più spesso militari in zone strategiche del pianeta.
LE CARATTERISTICHE DELLE FONTI ENERGETICHE
Il secondo elemento è costituito dalle caratteristiche tecnologiche delle fonti energetiche, le quali condizionano a cascata le tecnologie di produzione dei beni di consumo, ma soprattutto definiscono in buona parte le capacità di investimento, ovvero contribuiscono a selezionare gli attori del mercato dell’energia. Ad esempio la disponibilità di fonti idrocarburiche fossili perpetra la ricerca e l’ottimizzazione dei motori a scoppio, una tecnologia di tipo ottocentesco, in modo anacronistico se si pensa che oggi il nostro mondo vive di nanotecnologie, induzioni elettromagnetiche e processi molecolari (celle a combustibile e reattori nucleari).
La differenza tra l’uso del gas o del petrolio (immaginate quando si installa il serbatoio del gas sulla macchina) può far la fortuna degli armatori o delle ditte di posa e manutenzione dei condotti, coinvolgendo nel primo caso stati lontani che ospitano le sedi delle compagnie di trasporto, nel secondo caso stati confinanti sui cui terreni passano le linee di approvvigionamento. Nel primo caso sono coinvolte raffinerie e porti, nel secondo siti di stoccaggio e governi.
L’alternanza delle fonti tecnologiche (petrolio, gas, carbone, idroelettrico, nucleare, termovalorizzatori, biomasse, fotovoltaico, eolico, solare termico, geotermia, etc.) determina i conflitti o gli equilibri tra le forze in gioco, ed orienta investimenti e speculazioni.
PICCOLI E GRANDI ATTORI
Si potrebbe sciorinare un elenco infinito degli attori che partecipano a questa rude competizione (banche, aziende produttrici di energia, coltivatori, installatori, poli produttivi, stati, compagnie estere, grandi industrie consumatrici), legata alle regole del mercato più che a quelle degli stati sovrani o delle convenzioni internazionali, ma da un certo punto di vista si possono dividere abbastanza facilmente in due categorie, ovvero soggetti con grandi quantità di denaro a disposizione che riescono a muoversi nelle alte sfere della politica e dell’economia, e soggetti di taglio “domestico”, provvisti di piccoli risparmi di tipo familiare, sottoposti alle regole della politica e dell’economia tranne che nel caso di votazioni o referendum. I primi determinano i consumi di grandi gruppi di produzione, i secondi condizionano i consumi di massa.
Ovviamente le finalità ultime degli uni non coincidono con quelle degli altri; in particolare gli interessi di questi ultimi fino ad alcuni anni fa scaturivano essenzialmente da regolamentazioni a livello nazionale in grado di imporre alle aziende fornitrici prezzi calmierati o tariffe agevolate. Inutile dire che il potere contrattuale dei grandi attori è incomparabilmente più grande di quello del singolo piccolo attore, e l’unico elemento che potrebbe controbilanciare questo squilibrio è la sua rappresentanza collettiva, lo stato. Siamo del resto abituati a considerare oggi lo stato liberale, ovvero da un lato garante non solo del cittadino ma anche della grande società, e dall’altro partecipe in maniera più o meno diretta degli interessi privati.
NUCLEARE VS PICCOLE RINNOVABILI
Ovviamente questa è solo una delle tante distinzioni possibili, ma torna particolarmente utile per capire il confronto attuale tra il nucleare e le fonti rinnovabili: essi sono strettamente collegati, dal momento che si abbeverano alla stessa fonte, una parte considerevole delle risorse dello stato, ottenuta prevalentemente dalla tassazione sui consumi energetici, che in base a quanto detto sopra ne costituisce il primo fondamentale elemento di sussistenza. Ignorando per un attimo alcune problematiche tecniche irrisolte delle fonti nucleari, di fronte ad un soggetto disinteressato esse potrebbero tranquillamente convivere sul piano della ricerca o degli investimenti.
Tuttavia esse hanno caratteristiche totalmente opposte, e coinvolgono soggetti assai diversi.
Il nucleare
La progettazione e la gestione di una centrale nucleare richiede personale altamente specializzato
, che non raramente risiede oltre i confini nazionali. I tempi ed i costi di installazione di una centrale nucleare presuppongono la gestione di enormi quantità di denaro, veicolabili solo da grandi gruppi di investimento, e la lavorazione è talmente complessa che le aziende altamente specializzate e provviste di grandi infrastrutture che possono permettersi di competere si contano sulle dita di una mano. Le materie prime necessarie ed il loro trattamento coinvolgono soggetti e siti strategici a livello nazionale e richiedono a volte l’intervento diretto di politici e diplomatici, o di accordi commerciali ad hoc tra stati. Una volta installata, la gestione di una centrale nucleare ed il suo bilancio economico sono nuovamente da affidare a grandi realtà, poche a livello nazionale, i cui azionisti sono forniti di portafogli notevoli ed inconsueti. Questa del resto è una caratteristica già nota di tutte le grandi opere. I profitti infine, che dovrebbero tornare nelle bollette di tutti, sono gestiti da grosse aziende, una volta nazionali, oggi vincolate solamente alle delibere dell’Autorità Garante (AEEG).
Le piccole rinnovabili
All’opposto troviamo le installazioni di fonti rinnovabili di piccola taglia: tempi e costi di installazione sono gestibili in ambito familiare, paragonabili a quelli per l’acquisto di una automobile di media cilindrata. Le aziende che sono in grado di installare tali impianti sono anch’esse di dimensioni familiari, dall’idraulico all’elettricista, ed i progetti vengono firmati da singoli professionisti e piccoli studi di progettazione. I materiali e la tecnologia possono essere forniti e sviluppati da giovani aziende di pochi dipendenti, con poche infrastrutture di facile reperimento. Le lavorazioni più complesse possono essere la crescita ed il drogaggio dei cristalli di silicio per le celle fotovoltaiche o le perforazioni per l’installazione delle sonde geotermiche, per il resto si tratta di lavorazioni ormai centenarie (impianti idraulici e collegamenti elettrici). Ma soprattutto il bilancio economico dell’installazione è gestito esclusivamente dal piccolo proprietario dell’impianto e lui solo ne trae i maggiori benefici.
PICCOLI E GRANDI INVESTITORI
La loro differente caratterizzazione, il secondo elemento cruciale di cui all’inizio della nostra analisi, pone in antitesi le due fonti energetiche, o meglio fa sì che esse vengano corteggiate e sollecitate da quegli attori di mercato che maggiormente ne traggono profitto: il nucleare fa gola ai grandi investitori, le piccole rinnovabili fanno gola (o almeno dovrebbero) ai piccoli investitori, e gli uni non possono di fatto essere interessati agli investimenti degli altri.
A questo punto occorre ricordare alcune linee di sviluppo messe a punto negli anni passati. Innanzitutto le strategie a livello europeo denotano una propensione verso le Fonti Rinnovabili, ritenute in ormai migliaia di documenti risorse strategiche da finanziare e promuovere. Ci basti qui la definizione che l’Europa dà di esse nella Direttiva CE 77 del 2001:
<< Ai fini della presente direttiva si intende per:
a) «fonti energetiche rinnovabili», le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas)>>. Sono palesemente escluse le tecnologie nucleari.
D’altro canto in Italia il legislatore, nelle vesti del Comitato Interministeriale Prezzi, produsse nel ’92 una delibera, il CIP6 (Gazzetta Ufficiale n°109 del 12 maggio 1992), attraverso la quale stabilì gli incentivi per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”. Recita Wikipedia:
<< ... La dizione “assimilate” fu aggiunta alla previsione originaria in sede di approvazione del provvedimento per includere fonti di vario tipo, non previste espressamente dalla normativa europea in materia. In conseguenza della delibera “CIP6”, chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate ha diritto a rivenderla al Gestore dei Servizi Energetici a un prezzo superiore a quello di mercato. I costi di tale incentivo vengono finanziati mediante un sovrapprezzo del 6–7% del costo dell’energia elettrica, che viene addebitato direttamente ai consumatori finali nel conteggio di tutte le bollette (componente A3 degli oneri di sistema). ... >> In questo modo il nucleare, le nuove centrali a carbone e gli inceneritori furono re–inclusi nel sistema dei finanziamenti.
ARCHITETTURA SOSTENIBILE
Quella che agli occhi di un attore imparziale era una bonaria competizione tra fonti alternative, nel sistema reale di mercato diviene una lotta senza quartiere sostenuta da soggetti assai differenti con finalità ed interessi di genere totalmente opposto.
L’architetto (come diverse altre professioni) non può esimersi dall’essere coinvolto, nella definizione dei progetti di edilizia civile, sostenendo o ignorando la necessità del piccolo investitore di avvalersi dei vantaggi delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico “domestico”. Ad oggi l’inerzia ad adottare i finanziamenti pubblici di tali fonti ha portato da un lato ad un ritardo negli investimenti, che viene pagato attraverso la progressiva diminuzione delle quote incentivanti, dall’altro al rafforzamento delle politiche nucleariste (oltre che di altre lobby delle fonti energetiche “alternative”). Se le necessità del costruire e dell’abitare determinano una visione dell’architettura come arte funzionale, non fine a sé stessa, allora in questo frangente architettura sostenibile può definire la partecipazione attiva allo scontro tra piccoli e grandi investitori.