APEA: Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. Il nuovo volto del comparto industriale

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L’attuale sistema produttivo, fortemente minacciato dal mercato asiatico e dalla crisi generale, deve superare due ostacoli prima di definirsi stabile: raggiungere la sostenibilità ambientale nei processi di produzione ed approvvigionamento e offrire maggiore competitività attraverso l’innovazione tecnologica. Una valida alternativa è fornita dalle APEA, aree produttive ecologicamente attrezzate, suggeriscono approcci diversi e innovativi alla pianificazione del territorio e alla gestione imprenditoriale.

COME SONO VISTE, OGGI, LE AREE INDUSTRIALI

Nell’immaginario collettivo siamo abituati a collocare le aree industriali nei luoghi più periferici, lontano dai centri abitati, perché così siamo sicuri che l’enorme “mostro grigio” possa ledere il meno possibile alla salute dei cittadini. Anche dal punto di vista percettivo le aree industriali rispecchiamo un senso di sgradevolezza e desolazione. Come possibile rendere ecologicamente sostenibile qualcosa che è da sempre associata all’ inquinamento?

L’ECOLOGIA INDUSTRIALE

Il primo tentativo di dare una forma teorica e pratica alla qualificazione ambientale degli insediamenti produttivi, risale alla fine degli anni ’80 ad opera di R. Frosch e N. E. Gallopoulos, con la nascita dell’“Ecologia Industriale”. In nord Europa e in Giappone si sperimentano, in questi anni, i primi Eco–industrial Parks, il cui obiettivo è quello di passare da un sistema di produzione lineare (materie prime – processi di lavorazione – rifiuti) ad un sistema a circuito chiuso in cui lo scarto non rappresenta più un materiale inutilizzabile, ma un prodotto intermedio della produzione. I risparmi economici e legati alla produzione sono stati notevoli. Dato l’enorme riscontro ottenuto al livello internazionale dagli EIP, anche l’Italia ha deciso di prendere una posizione su questo tema con il Decreto Bassanini D.Lgs. n.112/98, il quale prevede che “le Regioni disciplinino, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”. Le Regioni sono, dunque, chiamate a disciplinare le proprie aree produttive secondo parametri di eco–efficienza.

COSA SONO LE APEA?

Le APEA hanno il pregio di minimizzare gli impatti negativi sull’ambiente grazie ad una gestione sostenibile delle risorse impiegate per la produzione. Rappresentano sia un valido strumento di valorizzazione economico–ambientale del territorio, sia un’operazione strategica per la crescita della competitività del sistema produttivo. Inoltre, la gestione ambientale diventa un obiettivo condiviso dalle imprese insediate nell’area, che basano il loro rapporto di collaborazione sul dialogo e sulla condivisione delle esperienze positive.

Dopo oltre dieci anni dall’istituzione della normativa in materia di qualificazione ambientale delle aree produttive, solo otto regioni hanno recepito il decreto 112/98 e le APEA sono ad oggi circa 80.

Un numero troppo esiguo per poterlo definire un traguardo. Tuttavia, bisogna riconoscere i meriti delle prime regioni come le Marche, l’Emilia Romagna e il Piemonte, che hanno dovuto affrontare la mancanza di uno scenario normativo e culturale da cui trarre ispirazione nell’elaborazione di “linee guidaper l’individuazione, progettazione, gestione delle aree APEA.

I principi su cui vertono le linee guida riguardano: smaltimento e recupero dei rifiuti, riduzione delle varie forme di inquinamento, riduzione del consumo di energia fossile avvalendosi di energie rinnovabili, salubrità dei luoghi di lavoro e implementare l’accesso ai luoghi di lavoro attraverso convenzioni con il trasporto pubblico e il car sharing.

Il “mostro cattivo” che diventa “gigante buono”

Le APEA trasformano la visione attuale delle aree industriali in luoghi di elevata qualità architettonica ed ecocompatibilità. Non più aree marginali e slegate dal contesto urbano, ma vere e proprie risorse, partecipi dei flussi che coinvolgono le città, se non addirittura generatrici di investimenti ed occupazione.