- scritto da Maria Pia Cibelli
- categoria Curiosità ecosostenibili
Le colture idroponiche. Storia, classificazioni, vantaggi
Il settore dell’orticoltura protetta è attento allo sviluppo di tecniche sostenibili attraverso una continua ricerca scientifica. Le colture idroponiche all’internodel settore dell’orticoltura protetta occupano un ruolo di primaria importanza: la ricerca nel settore procede da oltre 70 anni, ma la conoscenza delle colture fuori terra (dal greco “Idros” acqua e “Ponos” lavoro e dunque “acqua che lavora”) era consolidata già tra il popolo egizio, gli Aztechi e nei giardini dell’antica Babilonia.
Il termine idroponica comprende tutte le tecniche di coltivazione fuori il terreno agrario che consentono di ovviare ai problemi di stanchezza del terreno ed eccessivi trattamenti fitosanitari. Sono tecniche tipiche dell’ortofloricoltura, non solo in serra ma anche in piena aria.
LA STORIA DELLE COLTURE IDROPONICHE
La prima applicazione commerciale risale agli anni ’20 del novecento con le ricerche del Californiano Gericke. Nel sistema di Gericke le radici delle piante traevano il nutrimento da un supporto forato contenuto in un recipiente. Tale tecnologia fu impiegata dall’esercito statunitense per rifornire di ortaggi freschi le truppe durante la seconda guerra mondiale attraverso 22 ettari di suolo dedicativi in alcune isole giapponesi del Pacifico. In seguito il sistema non ha trovato sviluppo a causa degli alti costi e del tipo di materiale impiegato per la costruzione dell’impianto.
A partire dagli anni ’80 con l’utilizzo della plastica e della torba nel substrato, la tecnologia delle colture idroponiche ha subito un nuovo impulso grazie anche alla continua ricerca scientifica di Olanda, Inghilterra e Giappone. Si comprende subito che questi paesi hanno avuto maggiore interesse nell’indirizzo della ricerca in questo settore per la disponibilità di suolo ridotta, ma negli ultimi anni anche l’Asia dell’est, la Spagna e Israele vi dedicano particolare attenzione; addirittura un programma di ricerca è stato introdotto dalla NASA per sviluppare un sistema di produzione di cibo da impiegare nelle missioni spaziali.
Nonostante la coltura idroponica sia ancora un sistema poco utilizzato rispetto al quantitativo di suolo dedicato alle colture protette, si pensa che, nel breve periodo, troverà più spazio nel panorama agricolo poiché saranno risolte alcune problematiche quali:
– la necessità di ridurre i costi di produzione;
– la necessità di migliorare la produzione;
– l’aumento dell’inquinamento ambientale legato all’agricoltura intensiva e i vincoli legislativi derivanti da esso;
– la carenza di risorse quali acqua, lavoro, energia.
LE CLASSIFICAZIONI DEI SISTEMI DI COLTIVAZIONE IDROPONICA
I sistemi di coltivazione idroponica si classificano:
– Per la presenza e il tipo di substrato
.colture su substrato, fuori suolo o idrocoltura;
.NFT;
.Floating;
.Areoponica.
– A seconda del metodo irriguo per apportare la soluzione nutritiva alla pianta
.irrigazione a goccia;
.subirrigazione.
– Per l’uso o meno della soluzione nutritiva drenata
.ciclo aperto, in cui acqua e fertilizzanti vengono dispersi nell’ambiente;
.ciclo chiuso, nel quale acqua e fertilizzanti vengono recuperati, sterilizzati e riutilizzati.
I VANTAGGI DELLE COLTURE IDROPONICHE
La coltivazione fuori suolo è uno strumento efficace per controllare la crescita e la produzione colturale attraverso la gestione della nutrizione minerale.
I vantaggi principali da registrare sono:
1 | L’accorciarsi dei tempi di sviluppo.
Le colture idroponiche dovrebbero essere impiegate in ambienti illuminati artificialmente o comunque in serre per poter tenere sotto controllo le condizioni ambientali. Proprio il rispetto delle condizioni ambientali necessarie permette di velocizzare la crescita delle piante e di ottenere la maturazione in meno tempo. Non è comunque esclusa la possibilità di utilizzare questi sistemi in coltivazioni outdoor.
Le piante in un sistema idroponico si sviluppano più velocemente rispetto ad un sistema tradizionale in terra in quanto vi è una maggiore attenzione e un maggiore controllo delle sostanze nutritive nonché un più ricco apporto di ossigeno all’apparato radicale. Le piante respirando con più facilità accelerano il loro metabolismo ed impiegano meno tempo per crescere.
L’accorciarsi dei tempi di sviluppo porta la riduzione delle ore di luce e quindi di accensione delle lampade e del funzionamento degli aspiratori,con conseguente riduzione della spesa della corrente elettrica e l’allungamento della vita dell’impianto. Inoltre più è breve è il ciclo meno probabilità ci sono che si sviluppino malattie;
2 | Condizioni di lavoro migliori dall’impianto alla raccolta, anche con controllo delle effettive esigenze colturali;
3 | Produttività a metro più alta, grazie ad una densità di piantine più alta e all’eliminazione dell’attacco da parte dei patogeni terricoli.
4 | Aumento della qualità del prodotto in post–raccolta.
Gli ortaggi prodotti in idroponica non contengono i resti di sostanze chimiche utilizzate per le geosterilizzazioni, sono più puliti e dal punto di vista nutrizionale non presentano differenze con i prodotti coltivati a suolo.
Un sistema fuori suolo ideale dovrebbe essere economico, flessibile e sicuro dal punto di vista ambientale. Invece l’idroponica è una tecnologia che richiede ancora grossi investimenti di capitale e, nel caso del sistema aperto è richiesto un grosso quantitativo di acqua e fertilizzanti che rende il sistema poco sostenibile. Inoltre modalità e costi di gestione sono altri due aspetti di notevole portata da considerare in questa tecnologia. Infatti in Italia dove lo sviluppo della coltura idroponica è lento, numerosi impianti sono risultati fallimentari perché installati in serre inadeguate per quanto riguarda la gestione del clima e del sistema di irrigazione. In Italia le specie vegetali dedicate a questo tipo di coltivazione sono la rosa, la gerbera, il pomodoro e la fragola. Il 98% sono coltivati in substrati, tra i quali i più diffusi sono lana di roccia, torba, pomice e perlite.
L’idroponica è considerata una tecnica di coltivazione eco–compatibile in quanto non prevede geosterilizzazioni e nei cicli chiusi è ridotto l’impiego di acqua e fertilizzanti. La qualità dei prodotti agricoli e orticoli ha inoltre fatto importanti passi avanti: il mercato apprezza non solo gli aspetti tradizionali (freschezza, gusto e sapore), ma anche aspetti quali le condizioni di produzione (responsabilità ambientale e sociale) e la sicurezza del prodotto.