- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Curiosità ecosostenibili
Architetti o cake designer? La sfida a colpi di marzapane e creatività
Ginger Bread Architecture, promosso da Architizer è una competizione insolita tra architetti, pasticcieri e cake designer in cui a vincere non è l’idea progettuale più valida ed efficace, ma la più deliziosa! Castelli, monumenti in scala, casette con tetto spiovente o fabbricati moderni, l’importante è che che siano opere morbide, minuziose e soprattutto commestibili! Creatori di torte perfette e decoratorizuccherini, sono gli architetti e pasticceri del marzapane, promotori di un nuovo stile dolciario e di un interessante mestiere, il cake architect, che in occasione del concorso si affrontano in una sfida in cui conta la creatività...e la gola.
LA CAPANNA DI LAUGIER E DI HANSEL E GRETEL
Mentre grandi architetti e storici s’interrogano sulla capanna di Laugier quale primordiale rifugio dell’uomo, fatta con tronchi d’albero e rami, bambini di tutto il mondo conservano come riferimento architettonico l’invitante quanto pericolosa casa di marzapane della strega. Una versione moderna della fiaba di Hansel e Gretel comporterebbe una riqualificazione estetica ed energetica della casetta, con tanto di elementi prefabbricati e linguaggio minimalista. Sempre di abilità creativa e gusto personale si tratta, proprio come per le architetture vere, perciò esistono torte/edifici di tutti periodi, stili e materiali. Tetti e pareti lisce incollate con zucchero caramellato, piani sporgenti di biscotto e cioccolato, rivestimenti glassati o purismo materico: ognuno può comprare o realizzare la propria architettura dolce!
MODELLISTISTI E DECORATORI
Carta, plastica, legno i materiali più consueti per realizzare modellini architettonici. Gli studenti più creativi e curiosi hanno sperimentato materiali insoliti come il sapone di Marsiglia e pasta di grano (celebre la sfida del ponte di spaghetti più resistente e lungo!) per creare copie perfettamente in scala del proprio o altrui progetto. Molti preferiscono all’edificio in calcestruzzo o mattoni, complici la crisi edilizia e le lungaggini burocratiche, quelli di pasta frolla, pan di zenzero e biscotti. Il tocco creativo e progettuale è comunque garantito, cosicché è possibile spaziare dall’eco–design al decostruttivismo, passando ovviamente dal classico e fiabesco.
L’ESTETICA CLASSICA
Opere scultoree, ville palladiane, basiliche e addirittura paeselli interi sono temi desunti dall’ immaginario classico, in cui criteri progettuali di eleganza e proporzione sono gli stessi per la composizione in chiave alimentare. La riproposizione di fabbricati diventa un’occasione per sperimentare e rileggere la classicità architettonica e, perché no, anche occasione di marketing: è il caso delle opere di Elisabetta Corneo realizzate interamente in pasta frolla. L’architetto milanese trasforma scorci, landmark urbanistici e boschetti con frassini e morchelle in creazioni dettagliate dai tenui colori giallo/beige. Il duomo di Milano, la chiesetta di Collegiata di Castiglione Olona, lo storico edificio della 5th avenue di New York di Tiffany – omaggio per il 175° anniversario per 52 redazioni giornalistiche – derivano da sperimentazioni, passione e tecnica raffinata. I segni riconoscibili delle sue opere derivano dagli studi di storia dell’arte, da conoscenze tecniche di software come Autocad, della materia e della cottura, ma soprattutto da un inconfondibile gusto made in Italy.
ECOSOSTENIBILITÁ E CONTEMPORANEITÁ DA FORNO
Non vi è dubbio che tante torte d’architettura siano sbalorditive per minuzia ed estro creativo; questo vale anche per gli edifici d’autore e non del periodo contemporaneo. Villa Savoye, il Museo Guggenheim e la cupola geodetica di Buckminster Fuller in versione dolce fanno emozionare e sorridere. I modellini risultano squadrati, forse meno appetitosi rispetto a quelle classiche, ma comunque straordinari esempi della cultura contemporanea.
Ingegnosi, spiritosi ed esemplari sono invece le “architetture da forno” pensate con un tocco di eco–sostenibilità. Pannelli solari di cioccolato, turbine eoliche e liquirizia nera per i collettori di acqua piovana della Gingerbread House che merita la certificazione LEED.
L’architetto Michelle Kaufmann si è specializzata in prototipi commestibili, vivaci ed ingegnosi: scalettati per captare il sole, dotati di finestre per ventilare gli interni di pan di zenzero e con tetti di canditi per ricordare la flora locale.
Altri esempi significativi: la Earthship Lollipop, la casa con turbina eolica di menta e cioccolato (Khai Foo & Elise Young of Solus Decor and Eastside Design) e la Cake study house 09, la più ecologica casa senza coloranti ma con tanti dettagli (albero di pepe, fiori di mandorle, mobili di biscotto marshmallow e scale in Toblerone).
DELIZIA DELLA VISTA, DEL PALATO O DELL’INTELLETTO?
I sentimenti verso i cake designer sono vari. Sarà per i vari rimaneggiamenti manuali, l’ammirazione, il rispetto per le tante ore di lavoro o più semplicemente per una sazietà visiva, spesso non rimane molto spazio per quella gustativa. Ci s’interroga se sia giusto affondare il coltello nelle torte d’architettura o se le creazioni meritino una maggiore contemplazione e approfondite speculazioni intellettuali. I veri pasticceri, architetti o no, aspettano con trepidazione il responso finale; per cui senza scrupoli e con molta golosità si può smantellare un’opera seppur secolare, d’autore o dai criteri progettuali più virtuosi. Quale migliore modo per rispolverare la storia dell’architettura e promuovere criteri green con una casa commestibile da progettare, realizzare e mangiare?