- scritto da Barbara Brunetti
- categoria Progetti
Ronchamp Tomorrow: Piano VS Le Corbusier, due maestri a confronto
Il nuovo monastero di Renzo Piano sorge ai piedi della collina Bourlémont sulla cui cima si staglia Notre–dame du Haut di Le Corbusier. Pensato come alloggio per una piccola comunità di suore Clarisse, ma anche e soprattutto come potenziamento delle attrezzature preesistenti per l’accoglienza dei visitatori della famosa cappella, l’installazione non ha potuto evitare l’acceso dibattito scaturito dal confronto–scontrotra le due architetture ed i due architetti. In realtà non si tratta di una sfida, o almeno non con il grande maestro della modernità, secondo le parole di Renzo Piano che ha dichiarato “mi ha affascinato sfidare il silenzio che nasce dalla fede”.
La storia del sito di Ronchamp
Sin dal Medioevo, in cui la cappella di Ronchamp è proprietà della parrocchia del comune di Ronchamp, l’8 settembre, giorno della nascita della Vergine Maria, la cappella accoglie i pellegrini. Durante la rivoluzione francese è venduta come proprietà dello Stato ad un mercante. Qualche anno dopo, 40 famiglie ed il parroco del comune decidono di comprare l’edificio per restaurarlo e restituirgli la sua funzione originaria. Così, la cappella diviene proprietà privata, sebbene di tante famiglie: oggi gli eredi formano una vera e propria associazione che vuole, in accordo con le disposizioni di Le Corbusier, che la proprietà del sito e degli edifici sia appunto collettiva. Nell’ottobre 1944, in pieno conflitto mondiale, l’edificio è parzialmente distrutto dai bombardamenti. La commissione diocesana per l’arte sacra di Besançon, ne propone la ricostruzione all’architetto Le Corbusier il quale, dopo un’iniziale esitazione, cede dinnanzi alla bellezza del sito e del suo paesaggio, e si fa convincere dal fervore e dal forte senso di attaccamento degli abitanti. “Notre–Dame du Haut” vede la luce nel 1955.
“Ronchamp Tomorrow”: il progetto di Renzo Piano
Lanciato in occasione del cinquantesimo anniversario della cappella nel 2005, lo scopo del progetto è creare un ambiente che ispiri pace, la cui quiete e bellezza discreta completino la cappella di Ronchamp. L’intervento dell’architetto genovese consta di un monastero e di una portineria, realizzati tra il 2006 e il 2011, ed è stato inaugurato l’8 settembre 2011. Le nuove strutture sono state concepite come potenziamento delle attrezzature già esistenti per l’accoglienza dei visitatori della cappella, studiosi di architettura e pellegrini. Immersa nella lussureggiante vegetazione della collina Bourlémont, il monastero è un posto di “silenzio, preghiera, pace e gioia” dove tutto contribuisce alla contemplazione spirituale.
L’architetto Piano ha collaborato con il paesaggista Michel Corajoud, per facilitare l’armonico inserimento della nuova costruzione nel paesaggio circostante, e per evitare una stridente contrapposizione alla presenza della cappella di Le Corbusier. La conservazione della vegetazione esistente aiuta a creare un senso di sacralità nel progetto mentre la piantumazione di specie vegetali autoctone a completamento delle esistenti, contribuisce alla mimetizzazione dell’edificio nel sito e alla minimizzazione del suo impatto visivo sull’intorno.
"En bâtissant cette chapelle, j’ai voulu créer un lieu de silence, de prière, de joie intérieure” (costruendo questa cappella ho voluto creare un luogo di silenzio, di preghiera, di gioia interiore), Piano ha voluto omaggiare il grande Le Corbusier ponendo la celebre frase dell’architetto svizzero su un pannello di zinco posto nella portineria di Ronchamp, come simbolo di continuità tra la cappella e il nuovo convento.
Il monastero
Il monastero comprende 12 unità abitative destinate alla piccola comunità di suore Clarisse. Le stanze, piccole unità indipendenti ma aggregate in gruppi, sono associate ad aree comuni (refettorio e laboratori), un oratorio e piccole residenze per i pellegrini in cerca di ritiro spirituale. Ogni stanza, di 2,70X2,70 metri, è dotata di un giardino d’inverno, spazio destinato alla contemplazione. Il senso di frugalità e di essenzialità della vita spirituale, che il cemento conferisce agli ambienti interni, è mitigato dal calore sprigionato dagli arredi in legno che, sebbene dalle forme tipicamente nordiche, donano un senso di intima accoglienza alle stanze.
L’oratorio
L’oratorio è concepito come parte integrante del monastero. Inglobato nella pendenza della collina e posizionato lontano dal sito della cappella di Ronchamp, vuole essere uno spazio di comunione aperto ai pellegrini di tutte le comunità.
La portineria
La portineria è incorporata nel pendio della collina, comprende una biglietteria, un corner shop, un giardino bioclimatico, una sala riunioni, una sala ricerca–archivio di alcuni scritti di Le Corbusier, oltre che spazi amministrativi. Una grande facciata in vetro, ritmata da montanti in zinco, si apre sull’area di accoglienza dei visitatori e su una piccola superficie adibita a parcheggio.
Il dibattito: Piano vs Le Corbusier
Il confronto tra due indiscussi maestri dell’architettura del novecento non poteva che accendere un vivace dibattito tra i sostenitori ed i detrattori dell’opportunità di inserire una nuova architettura, in un contesto così fortemente caratterizzato dalla presenza della cappella che ha influenzato il modo di concepire l’architettura religiosa nella modernità. Il dibattito ha portato in campo alcune tra le più autorevoli voci dell’architettura contemporanea: un folto gruppo di oppositori tra cui spiccano i nomi di Moneo e Meier hanno firmato una petizione online contro il progetto, inviata al ministro francese della cultura, poi contrastata con una petizione a favore del progetto, sostenuta da nomi del calibro di Fuksas e Ando. L’opposizione non è rivolta all’architetto Renzo Piano, di cui entrambi gli “schieramenti” riconoscono la validità della portata creativa, ma sulla opportunità o meno di intervenire in un’area così prossima alla cappella. Sebbene Piano abbia scelto di lavorare in sezione, interrando quasi totalmente le costruzioni in modo da preservare le visuali sul paesaggio circostante e le prospettive d’insieme, questa scelta è sembrata non bastare ai fini della salvaguardia di quel senso del luogo che la presenza della cappella attribuisce al territorio.
La sensazione di faticosa conquista che il pellegrino compie quando percorre in salita il sentiero di accesso alla cappella ed infine la mirabile esperienza di rivelazione che vi si compie all’interno, sono considerate da Le Corbusier condizioni imprescindibili per apprezzare in toto la sua opera: l’architettura non si risolve nell’edificio religioso tout court enon può prescindere dall’esperienza sensoriale di interazione con il paesaggio circostante che acuisce e completa la percezione di sacralità del posto, che il visitatore sperimenta. La spiritualità del luogo sembra essere stata contagiata dalla presenza dei nuovi edifici: in questo consiste l’invasività dell’intervento. L’opera di Renzo Piano si pone “fuori luogo”, troppo a ridosso della cappella, quasi compiendo una violazione sentimentale del regime vincolistico immaginario che l’edificio esercita sull’intorno.
Doveroso è altresì sottolineare che l’atteggiamento dell’architetto del Pompidou è stato ben lontano da quello inamovibile dell’archistar: molte sono le revisioni sulle quote, le altezze degli edifici e le distanze dalla cappella che Piano ha applicato alle versioni successive del progetto, prima di giungere a quello attuale. Anche nel dibattito Piano ha mostrato un aplomb ineccepibile nel lavoro. “Amo questo edificio di Le Corbusier. Per me è un capolavoro. Ha realizzato uno dei luoghi più belli di meditazione nel mondo”, ha dichiarato.
A rivelarci la “ragion d’essere” dell’edificio e le opportunità della sua collocazione, più che dibattimenti tra scuole di pensiero, saranno utili le testimonianze degli amanti dell’architettura e dei pellegrini che, partendo dai piedi della collina, attraversando il sentiero di accesso al sito fino a giungere all’interno della cappella, potranno fare concreta esperienza del percorso di “ascesi spirituale” e verificare quanto ed in quale forma la presenza degli edifici di Piano abbia influenzato l’intensità di questa esperienza mistica. Affermo saldamente la mia personale convinzione che il miglior modo per comprendere l’architettura, e per giudicarla, consiste nel farne esperienza.
The photos, sketches and plans are all copyright Renzo Piano Building Workshop