- scritto da Rosaria Agueci
- categoria Progetti
Renzo Piano propone un nuovo modello per la tipologia ospedaliera
Una tipologia particolare, quella ospedaliera, che nel proprio funzionamento potrebbe migliorare tanto in termini economici e di parametri ambientali: primo tra tutti l’efficienza energetica, ma anche l’uso dei materiali eco–compatibili, riciclabili e privi di sostanze tossiche, garantendo comfort per i fruitori, e risparmiando sulle risorse idriche potabili.In Liguria la Pubblica Amministrazione, i vertici della Asl e gli esperti si sono riuniti ed hanno deciso di affidarsi ad un architettod’indiscussa fama internazionale, Renzo Piano, e prendere lezioni da lui su come migliorare queste importanti strutture del tessuto urbano ed elaborare un nuovo modello: vediamo insieme come!
Il progetto: Una clinica in cui la sostenibilità non è solo energetica
Architetti: Scopri di più sui progetti di Renzo Piano
UN PO’ DI INFORMAZIONI SUI NUOVI OSPEDALI LIGURI
Nell’agenda della programmazione edilizia della Regione ligure ai primi posti vi è lo studio di fattibilità e la progettazione di nuovi ospedali quali quello di Taggia, Pietra Ligure, Genova ed il Felettino.
La prima struttura ospedaliera citata, di cui esisterebbe già un primo progetto di massima, dovrebbe sorgere nel territorio del Comune di Taggia (provincia di Imperia), prevederà circa 600 posti letto ed il costo dell’opera, in questa prima fase d’analisi, si aggirerebbe intorno ai 200 milioni di euro.
Il secondo ospedale sarà eretto a Pietra Ligure (provincia di Savona) e secondo le fonti locali, prevede una sorta di autofinanziamento: a seguito della vendita di una parte del vecchio ospedale, la somma ricavata sarà reinvestita per la costruzione di una moderna e vicina struttura ospedaliera, anche se ancora non è certa la cifra necessaria per la costruzione.
Sulle strutture ospedaliere di Genova ed il Felletino attualmente non si hanno notizie certe: vedremo in seguito gli sviluppi di programmi, progetti e costi.
La Regione Liguria ha, da un lato, in programma la costruzione di diverse strutture ospedaliere nel proprio territorio; ha inoltre maturato una serie di riflessioni riguardanti l’emergenza ambientale, la crisi economica, le condizioni sociali e psicologiche di degenza nelle strutture ospedaliere e la necessità di un nuovo modello tipologico per fronteggiarle. Per tali motivi gli attori della programmazione, progettazione e realizzazione hanno deciso di confrontarsi con un grande porgettista, quale è Renzo Piano, e prendere delle vere e proprie “lezioni” per comprendere come dare vita ad un ospedale sostenibile, efficiente, immerso nel verde e correlato da altre funzioni.
I progetti di cui si parla sono già stati concepiti, ma sarà sicuramente possibile, in qualche misura, inserire delle correzioni o delle variazioni che tengano conto degli incontri previsti per i prossimi mesi, della rilettura tipologica, di un’impostazione eco–compatibile e moderna.
RENZO PIANO: LA VISIONE SULLA TIPOLOGIA OSPEDALIERA E CRITERI D’INTERVENTO SOSTENIBILI
Un’analisi tipologica.
Nel concreto il presidente della Regione Liguria, Burlando, ha incontrato il progettista, con il quale si è confrontato riguardo al concetto di tipologia ospedaliera: ecco quale è stata la riflessione importante scaturita dalle conoscenze specialistiche di un architetto così preparato e di ampie vedute.
C’è da dire che l’architetto genovese si era già confrontato in passato con la tipologia ospedaliera, sotto richiesta dell’allora ministro della Sanità, Umberto Veronesi, ed aveva elaborato un modello ideale di ospedale.
Secondo Renzo Piano il primo passo da fare nella società attuale, sarebbe quello di “recuperare una visione umanistica dell’ospedale”.
Dopo aver preso in rassegna le tipologie ospedaliere ottocentesca(a padiglione) e novecentesca (monoblocco), l’architetto ha criticamente estrapolato e mixato le caratteristiche positive di entrambe.
Se da un lato la prima, a padiglioni, denotava una certa attenzione alla persona, anche grazie alla presenza di alberi e giardini negli spazi aperti, con l’evoluzione e l’avanzamento tecnologico, si è presentata una spersonalizzazione ed il presentarsi di una serie di difetti.
Pian piano alla tipologia ottocentesca si è poi sostituita quella monoblocco che ha il vantaggio di non essere più dispersiva, e riuscire, quindi, a contenere tutto nello stesso edificio, con evidente maggior funzionalità. Si è però persa la “visione umanistica”.
Una visione moderna.
Una visione critica di questo tipo permette di comprendere errori ed aspetti positivi del passato: l’idea di un unico edificio, grigio e privo di verde, ormai è superata, e non mette a proprio agio chi deve fruire dei suoi spazi.
Non bastano più una serie di fredde nozioni funzionali, dimensionali ed ingegneristiche per progettare un buon ospedale: è necessario un approccio umanistico.
I tempi sono cambiati: bisogna riflettere sullo stato d’animo di chi subisce direttamente o indirettamente un ricovero e cercare, con la concezione dell’edificio, di rendere questo momento meno traumatico possibile.
Si potrebbero enunciare una serie di punti, proveniente da una profonda analisi:
- Umanizzazione: lo spazio e l’ambiente in cui si trova il degente devono essere a misura d’uomo, sicuri e confortevoli, garantire benessere e privacy.
- Urbanità: l’ospedale non deve essere un edificio isolato ed avulso dal tessuto urbano in cui si colloca, ma esserne parte integrante e comunicare con esso.
- Innovazione: la flessibilità deve essere alla base della concezione architettonica, garantendo cambiamenti secondo le esigenze terapeutiche, tecnologiche, organizzative e formali.
- Affidabilità: tranquillità e fiducia rispetto all’ospedale dipendono anche dalla sicurezza ambientale, tecnico–costruttiva, impiantistica ed igienica del luogo.
- Ricerca: nell’ospedale deve essere presente una sezione dedicata alla ricerca clinico–scientifica che, favorisca aggiornamento ed adeguamento alle ultime novità sul campo.
- Formazione: l’ospedale deve essere attrezzato adeguatamente per l’aggiornamento professionale e culturale, per medici interni ed esterni, infermieri, tecnici e chi si occupa della gestione.
Alla luce di questi punti si può dire che il modello più consono sarebbe quello che prevede vari edifici inseriti nel verde. In tal modo i flussi di persone sarebbero selezionati e suddivisi per usi. Il verde, oltre a svolgere la funzione di barriera acustica, assorbe lo smog, crea un microclima ed abbassa le temperature estive, dà pace e serenità ai degenti, aiutandoli nella terapia di riabilitazione.
Il piano terra potrebbe assumere carattere più urbano rispetto al passato, essere reso più dinamico prevedendo una serie di servizi connessi alla tipologia ospedaliera, che spesso non sono presenti: bar, edicola, lavanderia, negozi, fiorai, parrucchiere.
I limiti tra verde, edificio ospedaliero e città non devono essere rigidi come in passato; nella progettazione e realizzazione devono confluire sicuramente efficienza e sostenibilità.
Nei prossimi mesi continueremo a monitorare gli sviluppi concreti ed i risultati delle “lezioni” tenute da Renzo Piano: continuate a seguirci!