- scritto da Maria Leone
- categoria Progetti
Progetto Endogenesi: sei studenti per il recupero di aree dismesse
Metti che un bel giorno alcuni studenti di architettura decidano di formare un gruppo di lavoro con il quale cominciare ad affrontare concorsi di progettazione e design; metti anche che questi sei giovani, avendo in comune la provenienza da zone periferiche, sentano l’esigenza di volersi confrontare con colleghi e professionisti per capire in che maniera poter recuperare questi spazi, privi di identità ed abbandonati.
Infine, metti che, per alimentare un confronto che coinvolga più soggetti, decidano di organizzare un concorso di idee per la riqualificazione delle aree dismesse di questi luoghi: gli esperti le definirebbero waste landscapes, paesaggi compromessi che richiedono nuove opportunità di rilettura ed integrazione.
Questa bella storia ha dei protagonisti reali: la Facoltà di Architettura è quella della Federico II di Napoli, le aree protagoniste del concorso “Endogenesi”, si trovano nel Comune di Angri, in provincia di Salerno, ed i protagonisti hanno un nome. Francesco Aversano, Vincenzo Montella, Fabio Cappello, Lorenzo D’Apuzzo, Marco Sorrentino e Giulio Esposito sono tutti studenti, classe 1988/89, che nel 2010 costituiscono il Laboratorio IAMM, occasione per mettersi in gioco in concorsi di progettazione e design. Oltre ad esperienze singole, come Laboratorio partecipano all’ International Architectural Contest ARCH–Medium (Spain) per il VHOM – Vienna Hall of Music e per il New York Theater City rispettivamente nel 2010 e nel 2011.
COS’ È ENDOGENESI ?
Endogenesi è un esperimento di libera progettazione compartecipata il cui obiettivo è il recupero di zone abbandonate della cittadina di Angri. Partendo dalla necessità di sensibilizzare operatori ed abitanti a vedere le aree dimesse non più come scarti, ma come opportunità, sono stati scelti sei lotti trascurati dallo spregiudicato processo evolutivo della città: la cementificazione scellerata e l’attuale crisi economica enfatizzano le manchevolezze del tessuto urbano, sempre più caratterizzato da non luoghi e funzioni non degnamente espresse.
Studenti, giovani architetti, designers e chiunque abbia un’idea a riguardo è chiamato ad esprimerla: il premio finale sarà la possibilità di dibattere sull’argomento nell’ambito di una mostra che verrà organizzata presumibilmente nel gennaio 2013.
I ragazzi hanno le idee chiare: li abbiamo incontrati per farci raccontare il loro pensiero.
E’ il vostro primo esperimento di concorso?
IAMM:E’ la nostra prima iniziativa originale, non è da intendersi come un vero e proprio concorso ma come un esperimento di libera progettazione.
L’idea nasce dalla necessità di volersi “confrontare con la realtà al di fuori dell’università”: in che termini vi aspettate che tale confronto avvenga?
IAMM: Crediamo che la formazione degli architetti non sia solo legata ai canali tradizionali ed accademici, ma debba avere un riscontro nella vita quotidiana, oltre il contesto universitario. Non crediamo quindi che la nostra crescita sia vincolata solo all’accumulo di CFU, ma sia frutto anche di un continuo confronto con la realtà che si vive ogni giorno.
Quale senso attribuite alla “progettazione compartecipata”?
IAMM: La progettazione compartecipata è un procedimento che permette a chiunque di progettare la propria idea di immagine della città, senza criteri di giudizio dall’alto, ma con un’idea di network alla base che permetta di mettere a sistema tutte le idee di progetto, col fine di avere un libero confronto dialettico e di sintesi.
Cosa vi aspettate dall’ esito di questo concorso?
IAMM: Vorremmo far scattare la consapevolezza, che anche attraverso i piccoli contesti, i progettisti (e futuri tali) sono chiamati ad essere artefici della trasformazione delle città, avendone la responsabilità sociale e culturale. Vorremmo inoltre sottolineare che i cittadini stessi sono parte attiva di questo cambiamento.
Questa bella storia dimostra la forza ed il talento di questa generazione tanto criticata che, nonostante tutto, reclama il suo legittimo diritto a prepararsi alla professione futura, visto che l’Università prima e le aziende poi in tal senso sono davvero poco d’aiuto. Iniziative di questo tipo, organizzate in una regione come la Campania, che nelle cronache è sempre spacciata come la zavorra del Paese, non può che essere un vanto.