Piscine galleggianti sui fiumi

icon1

Nell’anno 1874 il ceco Bedřich Smetana compone il noto poema sinfonico Vltava. Nel 2011 due tecnici cechi, un architetto ed un ingegnere, propongono un progetto avveniristico ed emozionale. Il comune denominatore è il fiume Vltava, simbolo e fascino della città di Praga. 430 km di acqua che, in passato, incontrava le foreste e le campagne della Boemia, la stessa capitale ed infine il fiume Elba: il suo percorso è stato tradotto in note esuggestioni musicali.

Due flauti rappresentano le sorgenti del fiume, che arrivano nel flusso principale; s’inseriscono gli archi, poi corni e trombe per la caccia dei boschi, la polka e il folklore di un matrimonio contadino, la leggenda delle ninfe d’acqua al chiaro di luna; la musica accresce per le ripide di San Giovanni, per poi passare dalla capitale ed, inarrestabile e solenne, sfocia nel fiume. La rappresentazione fluviale, con le suggestioni timbriche e ricchezza di temi, conferma l’orgoglio nazionale e il grande fascino paesaggistico delle acque di Vltava.

IL PROGETTO DELLE FLOATING BATHS  

Ora, sporco ed inquinato, il Vltava è lo sfondo di una città congestionata e affollata. Potrebbe, però, diventare una strategica ed invidiabile localizzazione per un progetto contemporaneo. Andrea Kubna e Ondrej Lipensky, ambiziosi e visionari, ne sono affascinati proprio come lo è stato, in passato, il compositore romantico. Così progettano, al centro del fiume, delle strutture galleggianti con vista privilegiata ed indisturbata sulla città. Pretesto e contesto di un intervento dal duplice scopo: depurare le acque, iniziando un processo di riconversione ecologica del bacino, e realizzare un oasi ricreativa per turisti e abitanti.

La piattaforma è concepita come rifugio galleggiante accessibile solo da barche, vicino ai piccoli porti di Strelecky e Slavansky, ma non ancorata alle sponde. E’ composta da moduli indipendenti, trasportati da battelli e assemblati in situ. L’anello circolare è di 50 m di diametro, per una superficie di 900 m2 e profondità di 1.65 m.

D’estate è una piscina con relativi servizi che ospita 300 persone: le acque del fiume sono filtrate e depurate da un sistema di membrane tessili alla base della struttura, che trattiene odori, batteri ed elementi contaminanti. Attorno alla piscina circolare sono disposti i moduli contenenti sauna, cabine docce, spogliatoi e accessi privati per barche. D’inverno è una pista di pattinaggio: i tecnici hanno previsto di ricoprire la piscina con legno prefabbricato, ricoperto da uno strato di ghiaccio. Pattinaggio sul fiume proprio come avveniva fino al 1956, quando il fiume diventava una naturale lastra di cristallo; magari ascoltando le note della Vltana.

ARCHITETTURE LIQUIDE

La politica di trasformazione di territori non fruibili e acque non balneabili, è stata adottata da tempo e con successo in altre capitali. A Berlino, con lo Spreebrückee WinterBadeschiff dello studio AMP Arquitectos,a Parigi con le piscine Josephine Baker e a Brooklyn nell’East River con il progetto +Pool che guarda lo spettacolare skyline di Manhattan.

Spreebrücke a Berlino

A Berlino gli AMP Arquitectos hanno realizzato tra il 2003 ed il 2005, tre zattere nel fiume Spree, ricordato anche perché correva parallelo al muro di Berlino. Lo Spreebrücke è costituito da una piscina galleggiante, realizzata dal recupero di un’imbarcazione, da una spiaggia artificiale collegata a riva da pontile di legno, da bar e altri servizi realizzati in un ex–container galleggiante. I progettisti hanno recuperato arconi di legno da una vecchia nave da carico per realizzare l’ossatura della copertura, su cui giacciono tre membrane opache e trasparenti. Piccoli getti d’aria sono pompati tra i vari archi per mantenere la tensione necessaria alla resistenza al vento e per isolare termicamente la struttura.

Piscine Josephine Baker a Parigi

A Parigi, davanti alla biblioteca di Mitterand e a pochi passi dal giardino di Bercy nel 2006, sono state inaugurate le piscine Josephine Baker. Il progetto sembra compensare la perdita dell’amatissima piscina Deligny: nel lontano 1993 i parigini hanno visto la Senna, in soli 40 minuti, inghiottirne l’intera struttura, nota come la più mondana spiaggia di Parigi. La piscina era lunga 120 metri, poggiava su 12 zatteroni ed era ancorata alla riva; la sostituta è rettangolare (25 mx10 m) e può ospitare un massimo di 500 persone.

Piscine-parigi-a

+Pool a New York

Il progetto +Pool è, rispetto ai precedenti descritti, il più avveniristico e ambizioso. Dong–Ping Wong, Archie Lee Coates IV, e Jeffrey Franklin sono i tre giovani designer dall’idea geniale: realizzare un nuovo spazio sportivo e sociale a forma di croce, isolando una parte del fiume Hudson. La sfida maggiore, oltre al reperimento delle somme necessarie alla realizzazione (una decina di milioni di dollari), è quella di vincere la naturale diffidenza dei cittadini newyorkesi e fruitori occasionali. Il fundraising avviene tramite web ed ha raggiunto somme considerevoli, ad oggi utilizzate per un prototipo su scala del progetto. La commistione di fondi provenienti dalla municipalità, da imprenditori privati e benefattori (in soli sei giorni sono stati racimolati 29 mila dollari) è una risposta efficace al pessimismo che pervade l’architettura contemporanea. Nella timeline di progetto sono stati già concretizzati tre importanti step: il lancio del progetto, lo studio di fattibilità e il test tecnico con prototipo; manca l’approvazione burocratica e la sua costruzione.

Piscine-pool-a

Piscine-pool-b

L’INQUINAMENTO DELLE ACQUE DOLCI E LE PISCINE GALLEGGIANTI

Elementi di originalità delle piattaforme depuranti e ricreative sono: la riappropriazione delle sponde per uso pubblico, il recupero della memoria storica dei fiumi, l’up–cyling per scopi paesaggistici e architettonici, la mobilità e temporaneità delle stesse strutture e la flessibilità di usi rispetto alle stagioni. Inoltre, essendo interventi non convenzionali, la loro realizzazione comporta ingegno e passione, sia da parte dei progettisti che dei committenti.

Le piscine non sono imbottite di cloro o altre sostanze chimiche, ma utilizzano le stesse acque in cui galleggiano le strutture. Attraverso un sistema di filtraggio hi–tech l’acqua ritorna pura e cristallina, riducendone non solo l’inquinamento dei fiumi (o laghi), ma restituendola alla collettività. Magra, ma pur sempre compensazione delle politiche pregresse sbagliate, rappresenta un valore aggiunto ai luoghi (che era stato impropriamente sottratto per beneficio di pochi) e una restituzione con un bene utile e fruibile (spazi open air per eventi, saune e piscine).

L’alterazione dell’ecosistema, ed in questo caso delle acque dolci, in passato perpetrato senza scrupoli dall’industria pesante, può essere risolto con la riduzione delle emissioni dei contaminanti e da vari sistemi di trattamento e fitodepurazione. Sembra però che i costi esorbitanti, il disinteresse e l’ignoranza dei burocrati non consentano queste soluzioni né a breve né a lungo termine.

La spinta turistica, i fotomontaggi patinati con coppie sorridenti e in forma, l’approccio emozionale e la volontà di creare deilovemarksma, sopra ogni cosa,gli introiti economici (ingressi e zone privatizzate), sono gli unici fattori che potrebbero portare al reale miglioramento della qualità dell’ acqua. Con a mollo le nostre architetture liquide.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.