Klimahaus 2013, raccomandazioni per riqualificare gli edifici esistenti

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L’ultima settimana di gennaio si è conclusa Klimahause , la fiera punto di riferimento per tutto ciò che ruota attorno al mondo dell’efficienza energetica e dell’edilizia sostenibile con un’attenzione particolare al tema della riqualificazione degli edifici esistenti. Nonostante la riduzione degli investimenti del 25,8% nelle costruzioni e del 47,3% nelle nuove costruzioni (ANIT), le quattro giornate della VIII edizione della kermesse altoatesina –grazie alla presenza di 447 espositori e all’ampia offerta di iniziative di aggiornamento professionale– hanno richiamato 38.000 visitatori e più 4.000 iscritti ai corsi a pagamento. Persino le quattordici visite guidate agli edifici certificati con il protocollo Casaclima, organizzate dallo stesso ente Fiera di Bolzano e illustrate direttamente dagli stessi inquilini, hanno registrato il tutto esaurito!

Al congresso «Nuove visioni e nuovi progetti per le città del futuro» i relatori internazionali di maggior rilievo, gli architetti: Klaus Kada e Thomas Rau hanno sottolineato l’importanza di passare ad un modello di sviluppo economico “circolare” (cradle to cradle), abbandonando al più presto il modello “lineare” (cradle to grave) responsabile di sprecare risorse specialmente nel settore edilizio. Quest’ultimo, in fatti, annualmente importa tonnellate di materie prime procapite contribuendo a devastare –spesso in modo irreversibile– ecosistemi e consuma enormi quantità di energia per l’estrazione, il trasporto e la lavorazione delle stesse.

La filosofia progettuale dell’architetto austriaco si sintetizza –come egli stesso afferma– nella ricerca di un perfetto «connubio tra comfort e sostenibilità», obiettivo raggiungibile solo se progettisti e costruttori imparano a ridurre gli sprechi –durante l’intero ciclo di vita del sistema edificio–impianto– dunque non solo di energia ma anche di materiali.
L’architetto olandese estrinseca la sua filosofia progettuale nella frase emblematica: «oggi dobbiamo ”ecologicizzare” l’economia piuttosto che “economicizzare” l’ecologia». La società sta cambiando l’approccio ai consumi in termini di quantità, ridotta a fronte di un aumento di qualità, in parte grazie alla crisi e in parte a una maggiore consapevolezza dei propri impatti negativi a carico di un Pianeta segnato da evidenti cicatrici causate da azioni antropiche spietate favorite dalla latitanza di politiche ambientali serie. In aggiunta, la limitatezza delle risorse naturali è causa principale del rincaro delle stesse.
La metafora di Rau è perfetta: «l’era della pietra non terminò quando mancarono le pietre, ma perché l’umanità ad un certo punto si evolvette». Oggi dobbiamo mettere in discussione il nostro modello di business perché è insostenibile. In altre parole, significa che dobbiamo produrre materiali a basso impatto ambientale, che inquinino meno e che siano facilmente riciclabili (eco design) per evitare il loro inesorabile destino nelle discariche, o peggio, nei cementifici non adatti a bruciare rifiuti.

In ultima analisi, i tempi sono maturi per ripensare tutto il processo di progettazione in modo da facilitare l’eventuale demolizione dell’edificio nella sua totalità o, a seconda delle necessità, in parte. In Olanda questa buona prassi è già una realtà da diversi anni.
Nella cornice del Klimahause 2013, l’Agenzia regionale altoatesina –regina indiscussa della kermesse, visto che molti produttori di materiali esibiscono il suo logo– ha lanciato un nuovo protocollo di certificazione: “CasaClima R” dove la lettera “R” indica la categoria d’intervento di risanamento del patrimonio esistente, e ne certifica la qualità in termini di efficienza energetica e di comfort interno. Nella stessa occasione è stato lanciato un libro che racconta in modo didattico l’applicazione del nuovo protocollo a progetti pilota (“Casa Clima R. Edifici storici ad alta efficienza energetica”).

LE PECULIARITA DEL PROTOCOLLO CASACLIMA “R”

Se per le nuove costruzioni esistono soluzioni tecniche standardizzate e consolidate da diversi anni, sia dal punto di vista delle prestazioni energetiche e sia del rapporto costi/benefici, per le costruzioni esistenti, specie se di pregio storico artistico, la situazione è ben diversa, in quanto le nuove tecnologie non sempre sono facilmente adattabili per diverse ragioni intuibili.
Il nuovo protocollo, dopo anni di sperimentazione sulla base di quello pensato per l’ex novo, nasce dunque per rispondere all’esigenza di riqualificazione di qualità del patrimonio esistente, il quale è una consistente fetta del mercato immobiliare nel territorio italiano.

Nel prossimo futuro si prevede di costruire sempre di meno ex novo e, considerando che del patrimonio residenziale il 60% è stato edificato tra il 1946 ed il 1981, mentre oltre l’80% tra il 1960 e il 1990, perciò il risanamento energetico presenta un grande potenziale da sviluppare.
Le direttive europee (obiettivo “20–20–20”) e gli incentivi pubblici finalizzati al miglioramento costituiscono dunque opportunità da non sottovalutare. L’ultima analisi di Energy Efficiency (2011) ha evidenziato che nel nostro Paese la maggior parte del costruito non è a norma, nè dal punto di vista del risparmio energetico e né tantomeno dal punto di vista ambientale (isolamento termico, acustico e riciclabilità dei materiali). Tale parco immobiliare obsoleto, dovendo mantenere adeguati livelli di comfort termico indoor, consuma il 35% del fabbisogno energetico complessivo, determinando un significativo impatto ambientale, poiché il suo approvvigionamento energetico è basato sullo sfruttamento di fonti non rinnovabili.

L’Agenzia altoatesina ha dunque messo a punto uno strumento per conseguire –entro il 2020– un potenziale di risparmio energetico, stimato dal Politecnico di Milano –per il solo efficientamento dell’edilizia esistente– in 44 mln di Tep.

La complessità e la forte disomogeneità di caratteri dell’edilizia esistente richiede ai progettisti contemporanei un’elevata capacità di valutare i singoli casi oggetto d’intervento di riqualificazione energetica e nel contempo di fornire soluzioni ottimali a specifici problemi, purtroppo nella pratica difficilmente standardizzabili. La sostenibilità economica dell’efficentamento energetico richiede inoltre valutazioni approfondite, che tengano in considerazione non solo della massimizzazione del risparmio energetico, ma anche del miglioramento del comfort ambientale indoor e dell’aumento del valore immobiliare.
Secondo i tecnici dell’Agenzia CasaClima le problematiche che hanno evidenziato i limiti della Direttiva Tecnica standard –applicata al risanamento energetico– sono la risoluzione dei ponti termici; in pratica, i limiti minimi stabiliti per l’ex novo sono difficilmente raggiungibili.

Un altro inconveniente per il rispetto delle prestazioni energetiche minime è dato dall’impossibilità di posare l’isolamento termico all’esterno (ottimale dal punto di vista della termofisica) per necessità, o per obbligo, di valorizzare la bellezza dei partiti architettonici, come affreschi e modanature. L’isolamento interno comporta il rischio della formazione di condensa interstiziale, la quale abbassa circa del 25% il potere isolante e nel contempo accelera la degradazione fisica dei materiali, specie se organici.
La nuova certificazione può riguardare sia interi edifici sia singole unità abitative –anche se non è prevista una classe minima di efficienza da raggiungere– deve necessariamente garantire il miglioramento dei seguenti parametri: efficienza energetica, salubrità e comfort.

REQUISITI MINIMI DELL’INVOLUCRO EDILIZIO

Sia per gli edifici nella loro totalità che per le singole unità abitative il risanamento deve garantire:

  • prestazioni minime di trasmittanza termica in funzione della zona climatica;
  • risoluzione dei ponti termici lineari;
  • verifica dei sistemi di ombreggiamento estivo;
  • verifica delle prestazioni estive degli elementi esterni opachi;
  • verifica della condensazione interstiziale;
  • verifica della tenuta all’aria, (blower door test: n (50 ℓim) = 3 h(–1) ).

REQUISITI MINIMI DEGLI IMPIANTI

La Direttiva tecnica “CasaClima R” richiede il soddisfacimento di requisiti in parte diversificati a seconda dell’unità abitativa o del tipo di edificio, questo per diversi motivi. In primo luogo, perché i margini di miglioramento delle prestazioni impiantistiche di un appartamento sono ridotti rispetto a quelli ottenibili in un intero edificio; in secondo luogo, perché in alcuni casi il Condominio non autorizza il distacco di un singolo utente dall’impianto centralizzato obsoleto ed energivoro, il quale penalizza l’economia dell’intervento di miglioramento.
Le verifiche riguardano le prestazioni minime di:

  • tutto l’impianto anche se non s’interviene;
  • parti dell’impianto in caso di riqualificazione;
  • rendimenti del sistema di generazione;
  • sistema di distribuzione;
  • accumulo;
  • ausiliari elettrici.

Per i sistemi di emissioni non sono previsti limiti, mentre è prescritto l’uso di fonti rinnovabili sia per energia termica ad uso dell’acqua calda sanitaria (ACS) –coprendo almeno il 60% del fabbisogno– e sia di energia elettrica di potenza nominale installata pari almeno a 20 W/m2 mediante fonti rinnovabili. La ventilazione meccanica controllata (VMC) non è sempre obbligatoria, ma è richiesta in tutti i casi in cui la coibentazione non sia a cappotto. Nel caso di edifici risanati, oltre a quanto dettagliato sopra, dobbiamo aggiungere la sostituzione del generatore ed altri accorgimenti tecnici per la riduzione dei consumi dovuti agli ausiliari elettrici.

Per maggiori approfondimenti sulla Direttiva Tecnica CasaClima rimandiamo al sito web dell’Agenzia.

L’ITER DI CERTIFICAZIONE CASACLIMA “R”

La certificazione degli interventi di risanamento di edifici segue la stessa procedura prevista per edifici ex novo, mentre per le singole unità abitative la procedura è semplificata. La novità introdotta dal protocollo “CasaClima R” per pratiche fuori della Provincia di Bolzano è l’obbligatorietà per il progettista di avvalersi di un consulente energetico certificato e non più semplicemente di un esperto certificato.
A conclusione dell’iter di certificazione per le unità abitative viene rilasciato un attestato senza l’indicazione della classe energetica accompagnato da unatarga specifica per appartamenti risanati da esporre accanto alla soglia d’ingresso privata. Per gli edifici viene rilasciato l’attestato con l’indicazione anche della classe energetica, la quale viene però omessa nella targa da esporre all’esterno dell’edificio.






Giovanna Barbaro

Giovanna Barbaro Architetto e Tecnologo

Deve il suo carattere cosmopolita a Venezia, dove si laureò in architettura (IUAV). Dal 2008 europrogettista nei settori green economy e clean tech. Nel 2017 ha realizzato uno dei suoi più importanti sogni: fondare Mobility-acess-pass (MAP), un'associazione no profit per la certificazione dei luoghi pubblici per le persone con disabilità motorie. Tra i suoi hobby preferiti: la fotografia e la scrittura