Bivacchi alpini sostenibili. Ospitalità sospesa in alta quota

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Provereste l’emozione di pernottare in un’avveniristica struttura tubolare sospesa nel vuoto circondati da un paesaggio alpino impagabile? E’ quanto si sono prefissi di fare gli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa presentando recentemente a Torino il progetto per il nuovo bivacco Gervasutti sul ghiacciaio

di Frebouze (2835 m) in Val Ferret. Merita ricordare il nome di Giusto Gervasutti, classe 1909, fortissimo alpinista friulano che negli anni trenta e quaranta seppe precorrere il moderno alpinismo e fu artefice di numerose imprese anche nel massiccio del Monte Bianco dove trovò la morte nel 1946 durante un tentativo di scalata del Mont Blanc du Tacul.

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Tornando al progetto, i punti di forza di questa nuova concezione abitativa in alta quota sono l’autosufficienza energetica, la semplicità di installazione, manutenzione e rimozione, la depurazione delle acque reflue, la modularità, il comfort, l’economicità. Inoltre la grande superficie finestrata permette il prolungamento dello spazio interno verso il paesaggio circostante permettendo a chi lo occupa di goderne totalmente, motivo in più per raggiungere un ampio pubblico e contribuire a diffondere una cultura e un avvicinamento della montagna più consapevoli.

Nella scia della tradizione dei bivacchi d’alta quota, anche il nuovo Gervasutti sarà visibile da lontano, infatti, il colore rosso acceso denota la necessità, in ambienti alpini severi, di indicare la presenza di un luogo sicuro anche in circostanze meteo difficili.

Certo, la nuova idea formale e strutturale si discosta alquanto dalla tradizione e coloro che mantengono opinioni conservatrici non vedranno di buon occhio il progetto, ma non ci si spiega come, dinanzi ad una continua ricerca ed evoluzione su più fronti, anche quello dell’ospitalità alpina non debba adeguarsi ai nostri tempi.
Senza esagerare.

Fonte | “Lo Scarpone” rivista del Club Alpino Italiano – nr.2 febbraio 2011














Elena Bozzola

Elena Bozzola Architetto

Si è laureata quando la parola “sostenibile” la pronunciavano in pochi e lei si ostinava a spedire email sulla tutela ambientale a tutti i suoi amici. L’incontro con Architettura Ecosostenibile è stato un colpo di fulmine. Ama la fatica delle salite in montagna e una buona birra ghiacciata dopo la discesa.