Riconversione della discarica di Malagrotta: sarà un parco pubblico da 100mila alberi

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È degli ultimi giorni la notizia che la discarica romana di Malagrotta, considerata da molti la più grande d’Europa con i suoi 240 ettari, dopo anni di proroghe, è stata definitivamente chiusa. Dal 1° ottobre 2013 infatti, i rifiuti sono stati temporaneamente dirottati in altri siti (in attesa dell’apertura di una nuova discarica a Falcognana) e per l’area di Malagrotta è stata prevista, una riconversione sostenibile a parco pubblico, come annunciato dal sindaco della capitale Ignazio Marino: “La discarica sarà trasformata in un parco di 100mila alberi”.

Un parco verde da una montagna di rifiuti: la riconversione della discarica di Tel Aviv

Tralasciando le polemiche e i timori dovuti ai problemi politici e di gestione di una nuova discarica (non sarebbero forse più sostenibili altre soluzioni?) quello che qui ci interessa approfondire è il lavoro di riconversione del sito di Malagrotta.

Restando ancora alle notizie di cronaca, Malagrotta, gestita dal gruppo CO.LA.RI. (consorzio laziale rifiuti) dell’imprenditore Manlio Cerroni, sarà oggetto di una gestione post–operativa di almeno 30 anni (fino al 1°ottobre 2043) e verrà effettuato il capping* attraverso un’impermeabilizzazione multistrato che consisterà in 1’200’000 mc di materiali inerti e 600’000 mc di argilla, che verranno poi ricoperti da 1’200’000 mc di terreno vegetale, sul quale saranno piantate 340’000 piante. Per questo intervento si prevede di impiegare 4–5 anni.

La trasformazione delle discariche in parchi pubblici è ormai una soluzione molto sperimentata, si pensi gli esempi più recenti e famosi, come il parco Aryel Sharon di Tel Aviv , il parco verde Fresh Kills Landfill a Staten Island, NY, o ancora il parco Garraf in Spagna: esempi che uniscono un forte impegno di riqualificazione ambientale ad una progettazione paesaggistica estremamente curata. Un altro esempio meno noto, ma di notevole valore anche per il carattere pioneristico, è quello di Byxbee park a Palo Alto, in California.

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Quello di Roma d’altra parte non sarebbe nemmeno il primo esempio in Italia: ad esempio il parco pubblico di San Giuliano a Mestre, su una vasta area di circa 700 ha, realizzato dal gruppo AD+D (Antonio Di Mambro & associates) a partire dagli anni novanta ed inaugurato nel 2004; oppure il parco “ecopoli” nel quartiere Ipigia di Bari, realizzato su una discarica bonificata a partire dagli anni ’70 e diventato parco nei ’90 (anche se in questo caso purtroppo il parco sembra essere stato abbandonato all’incuria e al disinteresse dei cittadini, e non gode di manutenzione).

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Ci auguriamo che anche Roma, con i suoi 100 mila alberi, possa inserirsi con orgoglio tra gli esempi virtuosi, trasformando l’ex–discarica più grande d’Europa nel parco, se non più grande, più bello d’Europa: permetteteci di sognarlo adesso che ancora è possibile!

Nota | Il capping di una discarica è un sistema di copertura per lo smantellamento della stessa, che viene “sigillata” attraverso l’utilizzo di un pacchetto multistrato impermeabilizzante, composto da mebrana geotessile (o argilla) e strato di drenaggio. Solitamente a questo viene associato uno strato di terreno superiore per una “rinaturalizzazione” del sito.




Giulia Custodi

Giulia Custodi Architetto

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