Teorici e cultori della sostenibilità: il caso di Peter Buchanan

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Peter Buchanan, nato nel 1942 in Malawi, è architetto, urbanista, scrittore, critico, docente e curatore di mostre. Egli è conosciuto ai più come uno dei più importanti teorici della sostenibilità e per la sua serie libri di architettura e di saggi criticiThe Big Rethink pubblicati da The Architectural Review. Buchanan ha studiato architettura presso l’Università di Città del Capo, e conseguita la laurea nel 1968, lavorando poi con diversi architetti a Città del Capo, in Africa, Europa e Medio Oriente. Nel 1979 ha intrapreso la sua collaborazione con The Architectural Review, fino a diventarne nel 1982 vicedirettore. Dal 1992 lavora come libero professionista e ha curato itineranti del Renzo Piano Building Workshop.

Alla fine del 2011, The Architectural Review ha lanciato “The Big Rethink”, saggi ed eventi con all’interno una serie di interventi mensili di Peter Buchanan.

I saggi hanno lo scopo di coinvolgere gli architetti nelle sfide poste dalla crisi economica globale e ambientale. Gli architetti sono invitati a rivalutare il ruolo della loro professione, a modificare la pratica dell’architettura e del design al fine di rispondere alle sfide poste dalla crisi, migliorando la qualità della vita.

In una sua importante pubblicazione, “Ten Shades of Green: Architecture and the Natural World”, Peter Buchanan esegue un’analisi descrittiva di 10 edifici ecologici esemplari, accostandogli dieci principi che caratterizzano la pratica della sostenibilità:

  • l’ottimizzazione dell’ombreggiatura;
  • l’ottimizzazione dell’illuminazione e dell’areazione;
  • l’uso di fonti di energia rinnovabili;
  • l’eliminazione dei rifiuti e dell’inquinamento;
  • la riduzione della quantità di energia incorporata negli stessi materiali da costruzione.

Con riferimento ai materiali da costruzione, egli scrive che il materiale più verde con minor quantità di energia incorporata è il legno con 640 KWh che ovviamente deve provenire da foreste sostenibili. Seguono il mattone con un’energia incorporata di 4 volte superiore, il calcestruzzo 5 volte, la plastica 6 volte, il vetro 14 volte, l’acciaio 24 volte, l’alluminio 126 volte. Un edificio con un’alta proporzione di componenti di alluminio non può essere considerato ecologico se viene analizzato dal punto di vista del costo del suo intero ciclo di vita, anche a fronte di un buon rendimento energetico.

Le statistiche forniscono numeri, e i numeri inducono alcune riflessioni: la costruzione dell’ambiente incorpora il 40% del consumo di energia totale nel mondo sviluppato, il che equivale all’energia consumata per gli spostamenti su strada e in aereo; una parte di questo consumo è da imputare all’illuminazione artificiale che inghiotte ben il 65% del nostro consumo totale di elettricità, mentre subito dopo si classificano i sistemi di condizionamento d’aria e le attrezzature digitali. Oggi una discarica contiene una quota di rifiuti del processo costruttivo pari a circa il 33%.

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Egli ancora sostiene il principio anti–ergonomico del “long life/ loose fit” legato alla solidità costruttiva e alla indifferenziazione tipologica a garanzia della durata dell’edificio. Questo principio, insito nelle strutture in muratura portante del passato – per lo più risalenti al XVIII e XIX secolo – che ci hanno lasciato in eredità una grande adattabilità perchè riconvertite a nuove funzioni, è oggi più difficile da realizzare a causa dei nostri standard di spazio minimo e della nostra fedeltà alle tecniche costruttive leggere, paradossalmente rigide, della nostra epoca. Bauchanan insiste nel dire che ogni costruzione deve essere integrata nel proprio contesto e quindi invita gli architetti a rivolgere a fattori come il microclima, la topografia e la vegetazione un’attenzione particolare rispetto a quella dedicata ai più familiari aspetti di forma e funzione affrontati dalla tradizionale pratica professionale.

L’ottavo principio di Bauchanan sottolinea il ruolo cruciale che il trasporto pubblico deve svolgere in qualunque modello di insediamento territoriale perché si realizzi l’equilibrio ecologico, dal momento che lo sprawl urbano, per quanto possa essere di per sé verde, non può certo bilanciare l’energia consumata negli spostamenti automobilistici quotidiani casa–lavoro e l’inquinamento che questi arrecano. Per ribaltare questa prospettiva, Bauchanan sottolinea i benefici derivanti alla salute pubblica da una forma urbana ad alta densità che sia ben servita dal trasporto pubblico e quindi sostenibile nel più ampio senso del termine.

Maria Pia Cibelli

Maria Pia Cibelli Ingegnere Edile

Sognatrice cronica per amici e colleghi, opera sul versante del Somma-Vesuvio della provincia di Napoli, in un territorio straordinario, ricco di valori storico-architettonici e ambientali da preservare. Il tempo libero tra gite enogastronomiche e campi di volley non è mai abbastanza.