- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Criteri Progettuali
Sentimenti e geografia: il peso del fattore emozionale sulle decisioni
Vedere, viaggiare, sentire: i concetti vanno da sempre a braccetto e sono sintetizzati nella ‘geografia emozionale’. Territori storici, naturali e mentali, dove l’accento è dato tanto al luogo fisico quanto alle emozioni, piacevoli o sgradevoli, che si muovono nell’esploratore. Metropolitane, cattedrali, ristoranti tipici e ospedali. E ancora banche, poste, parcheggi, strade principali e secondarie, piazze, parchi e scuole. E’ questo ciò che è rappresentatodalle mappe delle varie città; ma cosa davvero ci rimane di un luogo? Non sarebbe forse opportuno localizzare le mille anime che la città racchiude e le impressioni che corpi e menti vivono e hanno vissuto nella stessa?
Lo spostamento, l’esplorazione e l’attraversamento di luoghi comportano sempre reazioni e cambi repentini d’impressioni; il visitatore elabora gli input dell’ambiente esterno e reagisce di conseguenza, senza rimanerne indifferente.
Così mangiare un kebab nei vicoli turchi, ammirare le luminarie nel Salento o perdersi nel Hitsujiyama Park, vicino Tokyo, in un mare policromo di fiori rosa e viola, sono esperienze che legano ad un posto per sempre, perché declinazioni di amore – o odio – difficilmente dettate da motivazioni razionali o meramente economiche.
IL LOVEMARK
L’importanza del fattore sentimento nelle decisioni
Quando studiavo per la tesi di architettura, il mio relatore mi chiedeva spesso: perché mai l’amministrazione pubblica dovrebbe investire su un progetto così costoso e a lungo periodo? La risposta che mi suggerì fu: la creazione di un lovemark (brand del cuore)! Quindi laddove non bastassero argomentazioni logiche, estetiche e funzionali si potrebbe far leva sul fattore emozionale: il fascino di luoghi o città è inspiegabile con la ragione. L’amore e la passione salverà il business e sarà il fattore decisionale per l’acquisto o consenso pubblico? Vediamo come sia possibile applicare il concetto dei lovemarks all’architettura e urbanistica. Potrebbe essere un’arma a doppio taglio.
Kevin Roberts, il persuasivo capo della Saatchi & Saatchi, illustra con vivaci immagini e spiegazioni, anche autobiografiche, come il brand si possa trasformare in lovemark. Per grandi marchi come per piccoli, il segreto del successo (e delle vendite) sta nel definire un prodotto che tocchi i sentimenti e le emozioni del consumatore e di cui possa fidarsi nel tempo. Il profumo diventa un viaggio in Oriente, la macchina uno strumento di seduzione, un balcone sul centro storico o un biglietto per il teatro una magia da portare per sempre nel cuore.
Comprare, scegliere e consumare trascendono utilità o economia, ma diventano una chiara affermazione del proprio io: il sistema cognitivo filtra tutte le informazioni ricevute prima a livello percettivo, attentivo e infine mnemonico. Vendere oggetti vettori di emozioni sottintende un’approfondita analisi psicologica del cliente e una progettazione mirata al potenziamento del fattore ‘emozione e sensazione di fiducia’. Il legame affettivo del cliente/consumatore all’oggetto e progetto è applicabile ad ogni ambito speculativo, dalla medicina all’architettura. Ma come monitorare le emozioni della gente che attraversa e vive luoghi?
CARTOGRAFIA EMOZIONALE E MAPPE MENTALI
La psicologia della città e dei suoi fruitori
Ognuno ha una personale percezione dei luoghi e si crea una geografia data dal modo di sentire e vivere l’architettura o l’intero territorio fisico. Nelle cartografie emozionali si tenta di rappresentare queste sensazioni su un territorio ridotto a linee, forme e numeri.
La rappresentazione delle mappe mentali
L’architettura e, in genere le scienze umane, sono prima di tutto rappresentazione, diagramma, semplificazione e metafora codificata da simboli. Quindi, i percorsi mentali e del cuore, per essere fruibili ed analizzabili devono essere tradotti in rappresentazione grafica. Appiattire le emozioni in mappe concettuali è un processo originale ed interessante. Le città accolgono, ospitano, segregano o allontanano il visitatore, in un gioco repentino dove, soggetto e oggetto, interagendo si scambiano i ruoli.
La prima mappa immaginaria dell’emozione, risalente al 1654, è la Carte de Tendre (Mappa del paese della Tenerezza) di Madeleine de Scudéry che definisce i percorsi dell’anima della protagonista Clélie di un suo romanzo, all’interno di uno spazio fisico ben definito. Affetti, esperienze erotiche ed evoluzioni relazionali inserite in una mappa che ricorda l’utero femminile.
Il concetto della geografia emozionale è sviluppato dalla studiosa Giuliana Bruno come categoria interpretativa filosofica, oramai diffusa in tutto il mondo. Il percorso psico–geografico autobiografico e sociale è descritto nell’ ‘Atlante delle emozioni, in viaggio tra architettura, arte e cinema’.
Infine un esperimento culturale realizzato nel 2009, studiando la più controversa e tormentata città italiana, Milano, con un progetto chiamato per l’appunto Milanomifamale (nome da una canzone degli Alconauti). La mappatura concettuale è realizzata dalla NABA, registi e registratori dell’opinione degli abitanti: sono stati analizzati cento luoghi e realizzate installazioni temporanee per illustrare la storia d’amore – odio degli abitanti con la stessa città.
Il valore delle mappe mentali
Le mappe mentali sono uno straordinario mezzo per memorizzare le impressioni degli individui (turisti o residenti) in tutte le parti del mondo; per operare scelte progettuali seguendo il fattore emozionale e per interpretare le città che viviamo. Accanto ai costi, alle valutazioni ambientali e tecniche, all’utilità e funzionalità si valuteranno i sentimenti e le emozioni, che determinano la bontà del progetto e dell’investimento da effettuare.
Biomapping: come la tecnologia monitora le emozioni
Dal 2004 Christian Nold, artista, designer ed educatore, ha coinvolto più di 1000 partecipanti in 16 paesi in un progetto alquanto singolare, chiamato ‘Biomapping’. Ad ognuno è affidato un rilevatore di emozioni, in grado di captare gli stati d’animo più intimi e le sensazioni suscitate nell’attraversare vari luoghi; un vero e proprio monitoraggio giornaliero e scientifico, ottenuto grazie una singolare invenzione del giovane artista: il Biomapping device.
Biomapping device
E’ uno strumento di registrazione–dati da mettere al polso, sintesi tra due tecnologie: un sensore biometrico misura la GRS Galvan Response Skin (risposta galvanica della pelle) e il GPS, il noto Sistema di Posizionamento Globale. Il primo misura la conduttività elettrica della pelle che oscilla continuamente in base alle condizioni fisiche (accelerazione battito cardiaco, sudore e respirazione). I tessuti umani e, quindi anche la pelle, hanno la capacità di condurre elettricità, in modo da trasmettere le informazioni da una parte del corpo all’altra. La misurazione delle emozioni avviene dunque attraverso il feedback degli individui, risposta più attendibile di questionari, interviste o altri test. Inoltre le informazioni sono localizzate in maniera univoca attraverso il GPS. Ogni 4 secondi e per ben 48 h, il GPS rileva la posizione dell’esploratore registrandone in diretta la paura, la rabbia, gli impulsi sessuali e risposte a stimoli: inutile mentire è il nostro corpo che trasmette all’esterno ciò che prova e che sente!
Secondo importante passo della ricerca di Christian Nold, dopo aver realizzato il database dei sentimenti, ne è la sua rappresentazione. Così ha sperimentato tre metodi complementari: un software progettato ad hoc, con riferimento alle mappe delle città scansionate, che attraverso zoom e visioni panoramiche (slide), costituisce una mappa comune di tutte le tracce registrate. Le tracce sono poi convertite per essere visualizzate in Google Earth, con modalità 3d in alta risoluzione. Infine, grazie ad un Processing mapping software inventato da Tom Carden, è possibile visualizzare in tridimensionale la passeggiata del Biomapping.
Brentford Biopsy
L’esperimento nella città di Brentford e la rappresentazione del Biomapping è illustrata in Emotional Geography technologies of the self; il libro, in versione free download per gli interessati, è anche una raccolta di saggi di artisti, ricercatori culturali, neuro–scienziati e psico–geologi, con articoli sulle implicazioni sociali, politiche e culturali connesse al fenomeno. Il successo dell’iniziativa e la sorpresa nella lettura di sentimenti monitorati in maniera così dettagliata e scientifica, hanno inevitabilmente richiesto una lettura multitasking, scomodando vari ambiti, politici, economici, etici e psicologici. Lo svelamento delle riflessioni intime e ‘in azione’ ci fanno riflettere sull’uso di sistemi tecnologici integrati al corpo e alla mente, sulla manipolazione di questi dati e sulla moralità dell’esperienza.
Scansione della vita privata
Il suono della voce, la sudorazione, le posizioni delle mani o piedi e gli atteggiamenti sono stati da decenni monitorati. Non solo. Sono stati, anche, interpretati dati più privati: il battito cardiaco, le sostanze presenti nel sangue, impronte digitali e analisi della retina: dapprincipio al servizio della medicina e di una politica del luogo alternativa, sono diventati strumenti di marketing speculativo. Infine tutto ciò che è stato creato per stimolare le relazioni e favorire il valore decisionale del singolo, è stato utilizzato per controllo, insubordinazione e manipolazione.
Cablati, sorvegliati, scrutati, vittime e carnefici del marketing senza scrupoli, nel vuoto e nella solitudine dei social network, ci si chiede ancora una volta se sia corretto condividere anche le proprie emozioni personali. Registrati dalle telecamere, dai movimenti bancari e dai cellulari, ormai potremmo già parlare di ‘antropometria dell’anima’, ovvero monitoraggio dell’essere umano nella sua completezza, inteso come corpo, testa e cuore.
E’, d’altra parte, innegabile che la mappatura emozionale rappresenta un potente strumento urbanistico–sociale. Al di là delle applicazioni future, ora si traduce nel: fermarsi un attimo, parlare con la gente e innescare nuovi ed originali processi sul posto; per comprendere, se si riesce o si vuole, le interazioni tra uomo e luogo. Queste stesse interazioni, il coinvolgimento attivo e partecipativo della gente, l’interesse non speculativo alle altrui opinioni, la curiosità, l’esigenza di nuovi modelli interpretativi della realtà sono aspetti positivi del processo.
Inoltre è uno strumento terapeutico e riabilitativo perché è possibile individuare luoghi e motivi di ansia, di felicità o sofferenza; l’esperienza personale diventa collettiva e, come avviene in altri settori, è un vero e proprio prestito di emozioni personali al servizio di altri.
Il piccolo balcone stracolmo di piante, il muretto per l’appuntamento con il proprio partner, lo sperduto campo agricolo vista mare, nella vividezza del ricordo o nell’emozione nel rivederlo, rilevano le minuzie della nostra anima. Tutte assieme creano il nostro diario intimo geolocalizzato. Che sia analizzato, mappato, schedato, venduto o al servizio di altri, è un discorso secondario, per ora. Siamo come contenitori semitrasparenti di dati e informazioni; la minima esitazione o reticenza è interpretata come inganno o imbroglio (soprattutto in luoghi sorvegliati come aeroporti o stazioni). La partecipazione e l’impegno a svelare le proprie emozioni potrebbero essere utili allo Stato, a noi stessi o alla collettività; la disponibilità a mostrarsi si scontra con la giustificata riservatezza e dubbio dell’uso degli stessi dati. Questo per una comprovata mancanza di etica della nostra società e dello Stato.