- scritto da Emanuele Meloni
- categoria Criteri Progettuali
I precetti dell'architettura cinese tradizionale secondo il trattato più antico
Il primo trattato di architettura cinese, dal titolo “Precetti di Architettura” (Ying-tsao Fa-shih o Yingzao Fashi o YZFS) pubblicato da Li Chieh nel XII secolo (1103) durante la dinastia dei Sung Settentrionali (960 – 1126 d.C.), rappresenta il testo più antico giunto intatto fino a noi. Un manuale costruttivo che detta regole, proporzioni, criteri estetici, modalità di assemblaggio delle diverse parti, schemi e disegni esecutivi, utili a definire un modus operandi per architetti, artigiani, carpentieri.
Li Chieh, “il Vitruvio d’oriente”
Proprio come il “De Architettura” di Vitruvio (I sec. a.C.) è stato il fondamento teorico di riferimento per la cultura architettonica occidentale, “Ying-tsao Fa-shih” di Li Chieh ha rappresentato per oltre 900 anni ed è tutt’ora un manuale consultato da chiunque voglia impadronirsi delle tecniche costruttive tradizionali cinesi. Come il teorico latino dava indicazioni circa la costruzione degli ordini attraverso il sistema del modulo, la colonna e le parti, così Li Chieh propone con materiali differenti l’idea di modularità, misura, estetica.
A differenza dell’architettura occidentale di Egizi, Greci e Romani, i cui elementi strutturali erano rappresentati da muratura, pietra e mattoni, i cinesi vedevano nel legno il loro materiale chiave. Oltre al legno, la terra era così utilizzata che l’unione dei caratteri ”to” e ”mu”, che in cinese significano terra e legno, significa anche architettura.
La predilezione per il legno, nonostante la sua natura deteriorabile, può spiegarsi dal pensiero filosofico cinese che lo posiziona tra i 5 elementi principali dell’Universo insieme a metallo, acqua, fuoco e terra. Obiettivo dei costruttori cinesi non era quello di lasciare una testimonianza a lungo termine, inalterata nel tempo, ma la realizzazione di un’architettura in intesa con la natura, in armonia col paesaggio e le persone.
L’importanza della sezione
A differenza della trattatistica occidentale che considera la pianta fondamentale e imprescindibile (“La pianta, sintesi di tutto, elemento generatore. Senza c’è disordine, arbitrio.” Le Corbusier, Verso un’architettura), quella cinese pone al centro la sezione che nel telaio in legno ha il compito di dimensionare le componenti verticali, ripetute in altezza e larghezza a completare la struttura portante dell’edificio.
Altra differenza è la predilezione dell’architettura cinese verso l’assonometria come sistema di rappresentazione tridimensionale, portatore di verità, dove potevano essere individuati le giuste proporzione tra le parti del sistema costruttivo. In occidente invece si andava assistendo ad un innamoramento nei confronti della prospettiva.
“Precetti di Architettura”, il primo trattato di architettura cinese, consta di 34 capitoli, più una sezione introduttiva. Questi i contenuti del libro:
- “Considerazioni preliminari”. Nella sezione introduttiva vengono trattati argomenti di geometria, orientamento degli edifici, livellamento, innalzamento dei muri, coperture.
- Cap. 3-15, trattano l’aspetto architettonico: fondamenta, opere strutturali, colonne, travi, tegole.
- Cap. 16-25, riguardano l’estimo e gli aspetti prettamente economici.
- Cap. 26-28, parlano dei materiali e delle loro proprietà: legno, pietra, bambù.
- I 6 capitoli finali contengono oltre duecento tavole di assonometrie e sezioni trasversali delle diverse tipologie edilizie codificate dalla tradizione.
I principi del primo trattato di architettura cinese
L’orientamento degli edifici
Secondo il primo trattato di architettura cinese, una volta individuati sul terreno l’asse Nord-Sud, l’edificio ne deve rispettare questo orientamento.
È noto che per i cinesi il punto cardinale principale è il sud: gli edifici pubblici del governo sono rivolti a sud ed è a sud che fuggiva la corte imperiale a seguito delle invasioni barbariche.
Il meridione, portatore di luce, calore, sole è il lato positivo (yang) secondo la filosofia cinese del feng-shui o geomanzia. Essa asserisce che ogni posto sulla terra ha le sue speciali caratteristiche (naturali e artificiali) che indicano l’universale respiro vitale spirituale.
Le fondazioni degli edifici secondo “Precetti di Architettura”
Secondo il trattato Precetti di Architettura, per avere solide fondazioni, si devono mescolare mattoni sbriciolati e sabbia e ripetere l’operazione a strati successivi, avendo ben cura di compattare la terra con mortai di legno e rulli di legno.
Su questi basamenti in terra pressata nell’architettura tradizionale orientale sono posti i plinti di pietra, che fungono da base per le colonne. Plinti e colonne sono direttamente proporzionali: se la colonna misura 2 piedi, il plinto sarà il doppio.
Misure e proporzioni del legname utilizzato nell’architettura cinese tradizionale
Per la prima volta, nel trattato di architettura cinese Ying-tsao Fa-shih, viene definito in modo chiaro il sistema di regole alla base del dimensionamento di ogni componente lignea della struttura: per le travi il rapporto è 3:2 (altezza/base), ancora oggi considerato valido per le travature in legno massiccio.
Unità di misura cinesi (Dinastia Ch’ing):
1 pollice (ts’un) = 10 fen = 3,2 cm
1 piede (ch’ih) = 10 pollici = 32cm
1 pertica (Chang) = 10 piedi = 3,2 m
Vengono individuate otto grandezze e rispettive classi (a seconda delle dimensioni e importanza dell’edificio):
Le specie prevalentemente usate sono abete, pino, cedro bianco, bambù.
Le colonne in legno secondo il primo trattato di architettura cinese
Nell’architettura tradizionale orientale, nelle colonne in legno il rapporto tra altezza e diametro è 1 a 8. Le colonne sono appoggiate ai basamenti in pietra e tenute in posizione da un giunto a forma di croce. Le colonne interne perimetrali sono leggermente più corte di quelle angolari secondo un andamento progressivo. La massima differenza consentita in un edificio ad 11 intercolumni è di 1 piede (32 cm).
I complessi mensolari (dou-gong)
I sistemi a mensola aiutano a risolvere quattro problemi che sorgono quando gli edifici diventano più grandi, come:
- ridurre le luci delle travi,
- rinforzare le sezioni delle pareti sopra le colonne,
- sostenere un'ampia gronda,
- rafforzare il telaio strutturale.
Il tetto: travi e arcarecci
L’intelaiatura del tetto nell’architettura tradizionale cinese è composta da: travi, travetti, arcarecci, puntoni e monaci. Il loro numero e dimensione è funzione del tipo e grandezza di edificio da dover realizzare.
Le travi hanno forma squadrata e vige il rapporto di 3:2 (altezza/larghezza). I travetti e gli arcarecci hanno, invece, una forma circolare.
I metodi costruttivi dell’intelaiatura del tetto in legno esposti nel primo trattato dell’architettura cinese e ampiamente utilizzati nell’architettura orientale sono essenzialmente due:
- “ch’uan-tou”: è il più antico e formato da travi sovrapposte che attraversano i pilastri;
- “Tai-liang”: costruzione a pilastro e trave in cui due pilastri sono posti direttamente sulla trave trasversale. Il centro è libero da colonne. Due o più ordini di travi sovrapposte a catena, disposti tra le colonne perimetrali esterne.
Il Tai-liang è lo stile più diffuso in tutta la Cina.
I giunti a secco e l’assemblaggio delle componenti lignee
Le connessioni delle strutture portanti lignee non prevedevano l’uso di chiodi o altri materiali estranei. Tutto era affidato all’arte della carpenteria. Diffusissimo il sistema di incastro “tenone-mortasa” (in cinese “sun-mao”) usato nella giunzione di tre pezzi tenuti assieme da una caviglia che li attraversa: il tenone per l’elemento orizzontale, la mortasa per quello verticale. Il giunto “a croce” è usato invece nei sistemi mensolari, dove due pezzi si uniscono ruotati tra loro di direzione.
Mattoni e tegole
Nell’architettura tradizionale cinese ci sono due tipi di mattoni:
In entrambi i casi la terra viene pressata all’interno di stampi in legno, i cui telai vengono rimossi una volta che i mattoni sono pronti essiccati. Se devono esser cotti, deve passare una settimana dall’inizio dell’essicazione.
L’architettura tradizionale cinese prevede i seguenti tipi di tegole:
- convesse in fuori (tipo il nostro coppo)
- rovesciate piatte e leggermente concave all’esterno (simile all’embrice)
- le tegole di colmo e di testa. Le tegole di colmo sono spesso sormontate da figure zoomorfe: cavalli alati, draghi volanti, leoni, ippocampi.
Le tegole sono un dettaglio estetico di forte impatto visivo, dai sorprendenti effetti cromatici che nel tempo hanno affascinato una moltitudine di viaggiatori, tra cui Marco Polo. Dai tetti giallo-arancio dei palazzi imperiali di Pechino alle tegole verde-azzurro dei comuni edifici residenziali.
I tipi di muri
Secondo la tradizione costruttiva cinese, erano costituiti di terra compattata (tipo pisè) o mattoni, sia cotti che essiccati al sole.
Internamente, ai muri, erano preferite partizioni leggere di legno o tramezzi a grata, facilmente removibili.
Curvatura dei tetti
La curvatura dei tetti, tipica dell’architettura tradizionale cinese, è di origine incerta. Ci sono varie ipotesi:
Secondo una teoria la curvatura dei tetti deriva da motivazioni di ordine difensivo rispetto alle intemperie ed al sole estivo.
Ancora, potrebbe essere una scelta di carattere estetico: la sua forma richiamerebbe il dinamismo del paesaggio naturale.
Oppure, come ritiene l’autore, in principio il tetto era in bambù, di natura curva.
Le caratteristiche più spiccate dell’architettura cinese tradizionale
Una sintesi delle caratteristiche più significative dell’architettura cinese tradizionale:
- Tetto curvo
- Ostentazione e accuratezza delle componenti strutturali in legno (travi, mensole, colonne)
- Proporzioni sia negli edifici che negli spazi aperti
- Rispetto del paesaggio naturale
- Pitture e decorazioni
- Uso del Dou-gong: complesso mensolare.
BIBLIOGRAFIA
- Shang-chia Chiou, Ramesh Krishnamurti, The grammatical basis of chinese traditional architecture, Elzevier, 1995
- NISHIOKA T., KOHARA J., The building of Horyu-ji, Japan, NHK Publishing, 1978.
- TORRICELLI M. C., DEL NORD R., FELLI P., Materiali e tecnologie dell’architettura, Bari, Laterza, 2001
- UTET, Architettura Cinese: il trattato di Li Chieh, 1998