Il gas radon: strumenti per rilevare e combattere livelli di concentrazione eccessivi

Gas-radon

Molti ancora non conoscono la natura e le potenzialità nocive del radon, un gas che non si percepisce con i sensi umani perché incolore, inodore e insapore. Eppure questo gas è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come seconda causa per l’insorgenza del tumore al polmone. Il radon

è un elemento chimico naturale, radioattivo, appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o inerti. L’uranio è il responsabile di tale produzione, in quanto è all’origine di una catena di decadimenti nucleari che portano prima al radio e poi si configurano in modo stabile nel piombo 206 emettendo, ad ogni trasformazione nucleare, radiazioni ionizzanti di diverso tipo.

Questo elemento è presente in quantità molto variabile su tutta la crosta terrestre e di conseguenza anche nei materiali da costruzione che da questa derivano, come cementi, tufi, pozzolane, laterizi, graniti, ecc.

Quindi non è l’uomo il responsabile della presenza di tale elemento, perché esso esiste da sempre in natura ed in forma di gas viaggia liberamente nell’aria (e in misura minore nell’acqua) seguendo i moti convettivi. In condizioni naturali i suoi valori sono tali da renderlo innocuo ma quando penetra negli ambienti chiusi con inadeguati ricambi di aria sorge il problema delle alte concentrazioni e quindi della minaccia per la salute.

L’unità di misurazione è il becquerel per metro cubo, (ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria) ed il livello massimo accettabile è intorno ai 100 bq/m3. Non è certo consolatorio sapere che in Europa non è l’Italia ma l’Irlanda il paese con rilievi più allarmanti, dove a Castleisland,un centro commerciale a sud–ovest del paese, in una abitazione sono stati rilevati 49,000 bq/m3, l’equivalente di oltre 150 raggi X al giorno!

Ma come evitare che si raggiungano inaccettabili concentrazioni di radon nella propria abitazione?
La prevenzione è possibile garantendo all’ambiente circoscritto un adeguato numero e volume di ricambi di aria, provvedendo alla sigillatura delle giunzioni pavimento–parete e degli impianti, consentendo l’aerazione delle fondazioni.

E come fare a sapere che livelli di concentrazioni inaccettabili non siano già stati raggiunti?
Per eseguire in modo immediato misurazioni e controlli, esistono sensori capaci di rilevare radiazioni ionizzanti, naturali e non. Fino ad ora il metodo più diffuso ed economico, (per es. quello che si usa nei reparti di radiologia), richiama dei dosimetri in cui un materiale sensibile alle radiazioni presenta “tracce” indelebili quando viene attraversato da queste: al termine della esposizione il dispositivo viene portato in laboratorio ed analizzato. Un processo questo, sicuramente valido ma che non risponde alle esigenze di immediatezza della risposta da parte di un privato. Esistono però dispositivi che funzionano senza l’ausilio di un addetto specializzato: basta posizionarli nel luogo interessato ed attivare la batteria. Il controllo e la programmazione del sensore possono avvenire anche successivamente a distanza, mediante un PC o un palmare.

Ottimismo quindi.

Quello che ora possiamo auspicarci è che a livello legislativo in ambito QI, cioè del controllo della qualità dell’aria degli ambienti confinati, anche per il radon vengano stabilite norme prescrittive precise così come si è già fatto per il tabacco, per i prodotti da sistemi di combustione e, più recentemente, per le concentrazioni di VOC dei prodotti di manutenzione e rifinitura .

Fonti | Rsens | Isprambiente

Giuseppina Ascione

Giuseppina Ascione Architetto

Dopo aver cambiato case e paesi per 10 anni, si stabilizza definitivamente a Rovereto. Qui inizia a concepire l'architettura come un mezzo per  investigare ed influenzare il nostro benessere psicofisico. Da allora sogna e promuove un’architettura sostenibile non concepita tanto nell'accezione ecologica del termine, quanto mirata a creare una esperienza rigenerativa per chi la vive.