Termovalorizzatore Spittelau di Vienna: energia dai rifiuti, con stile

Spittelau è il termovalorizzatore viennese conosciuto per essere diventato una specie di monumento della città: importante per il suo aspetto e per la sua funzione ma soprattutto per il quartiere e la stazione omonima dei mezzi pubblici che vi è sorto intorno, alimentati dall'energia derivante dai rifiuti che dall’impianto si distribuisce verso diverse zone cittadine. Vi raccontiamo di cosa si tratta, a cosa serve e quali sono i reali intenti di chi lo ha lasciato funzionare dagli anni ’80 ad oggi.

Vienna è la metropoli austriaca che nel 2018 è stata annoverata tra le capitali più vivibili al mondo e nel 2020 intitolata capitale “green” durante la giornata mondiale della terra dalla Resonance Consultancy, gruppo di consulenza per immobili, turismo e sviluppo economico con sede a Vancouver e New York, che ha pubblicato l’elenco delle città più verdi del mondo.

Questa città, dal centro storico sino alla periferia, gode di spazi verdi e servizi per i cittadini che ne fanno davvero un modello esemplare. Il termovalorizzatore Spittelau è uno dei suoi fiori all’occhiello: forse ad alcuni può sembrare un controsenso che un termovalorizzatore sia un simbolo di una città ecosostenibile eppure basta constatare di persona ciò che oggi sorge intorno all’impianto e quali siano i vantaggi che l’energia da esso prodotta abbia in diverse aree di Vienna.

La stazione della metropolitana accessibile ai piedi dell'impianto con le aree di sosta alimentate da energie rinnovabili e facciate a verdeLa stazione della metropolitana accessibile ai piedi dell'impianto con le aree di sosta alimentate da energie rinnovabili e facciate a verde

Una delle stazioni per le biciclette elettriche pubbliche alle spalle dell'impianto dello Spittelau.Una delle stazioni per le biciclette elettriche pubbliche alle spalle dell'impianto dello Spittelau.

Vista della stazione della Metropolitana dello Spittelau e delle aree di sosta all'esterno.Vista della stazione della Metropolitana dello Spittelau e delle aree di sosta all'esterno.

Nel termovalorizzatore di Spittelau si organizzano anche tour gratuiti; diverse scolaresche e gruppi di curiosi, esperti del settore e semplici turisti, visitano ogni anno questo ed altri impianti della Wien Energie e il motivo è semplice: sensibilizzare ciascuno ad un consumo energetico sostenibile e far capire come funziona un impianto che tratta la conversione e il trasporto dell’energia. È possibile visitare non solo uno dei termovalorizzatori ma anche la centrale idroelettrica o i vari impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili.

Dall’incenerimento alla termovalorizzazione

L’impianto di incenerimento dei rifiuti della Wien Energie, sito nel centro cittadino ha attualmente una potenzialità di 250mila t/a e venne costruito in città nel 1971, allo scopo di fornire energia termica al vicino ospedale (a dimostrazione che anche prima dell’avvento dei “termovalorizzatori” si recuperava energia dalla combustione dei RSU). Sebbene fosse stato costruito con una tecnologia ormai obsoleta non venne mai demolito, ma nel corso degli anni ristrutturato ed adeguato alla normativa ambientale con l’aggiunta di nuove sezioni di depurazione fumi.

In occasione della ristrutturazione l’allora sindaco di Vienna, Helmut Zilk, ebbe l’ardire di chiedere all’architetto e artista austriaco Friedensreich Hundertwasser – ambientalista convinto –  di partecipare alla riprogettazione della sua veste estetica. Hundertwasser, da sostenitore della prevenzione all’inquinamento, inizialmente fu scettico ma da persona intelligente scelse di accettare l’offerta e lo fece solo quando fu sicuro che le tecniche più avanzate sarebbero state utilizzate per il controllo delle emissioni dei fumi residui dalla combustione dei rifiuti e che quella energia sarebbe stata convertita – come accade ancora oggi – in energia elettrica e termica da utilizzare per illuminare e per riscaldare le abitazioni dei cittadini viennesi.

Vista del termovalorizzatore Spittelau e della sua singolare architetturaVista del termovalorizzatore Spittelau e della sua singolare architettura

SDettaglio di uno dei cancelli di ingresso dello SpittelauSDettaglio di uno dei cancelli di ingresso dello Spittelau

Dettaglio della recinzione dello SpittelauDettaglio della recinzione dello Spittelau

Dall’incenerimento alla termovalorizzazione

Il secondo inceneritore viennese è quello di Flötzersteig, da 180mila t/a, per molti aspetti simile a quello di Spittelau ma costruito prima, tra il 1959 e il 1963, e anch’esso situato in città, a pochi chilometri dal centro e anche esso venne costruito allo scopo di fornire calore ad alcuni ospedali. Da allora, in Austria non vennero realizzati altri inceneritori per RSU e nelle quattro regioni occidentali ad oggi non è attivo alcun impianto di incenerimento. Dopo la costruzione dei due impianti viennesi, si è dovuto attendere il 1995 per vedere costruito un altro inceneritore. Si tratta dell'impianto di Wels, una piccola linea di incenerimento da 30mila t/a che era comunque solo una delle sezioni di processo di un impianto integrato da 160mila t/a per la selezione e il riciclaggio di rifiuti domestici, industriali e di costruzione. Solo di recente, a Wels, è stata aggiunta una nuova linea di incenerimento che tratta 230mila t/a di RSU e rifiuti speciali.

Perché promuovere la termovalorizzazione in un sito urbano

Non è questo il messaggio che deve passare: i veri esperti di rifiuti portano come esempio l’Austria non per un impianto obsoleto se pur adeguato alle normative sul contenimento delle emissioni, risalente alla stessa epoca di impianti simili che vennero aperti e ben presto chiusi in diverse località italiane per i danni ambientali che stavano provocando, bensì per l’organizzazione dei sistemi integrati di gestione dei rifiuti a cominciare dai metodi di raccolta domiciliare, tra i più efficaci al mondo che applicano il principio “piùrifiuti produci, più paghi”.

Nel paese sono infatti molto diffusi i sistemi di tariffazione puntuale (o PAYT: Pay As You Throw), anche grazie al fatto che in quasi tutta l’Austria è da 20 anni che si è smesso di conferire i RSU in forma anonima nei cassonetti stradali (eliminati quasi dappertutto), come invece si continua a fare in buona parte d’Italia.

Inoltre oggi nell'impianto di trattamento dei rifiuti di Spittelau non viene prodotto solo il teleriscaldamento, ma anche il teleraffrescamento. Per questo Wien Energie è stata insignita del premio ambientale della città di Vienna. 

Come funziona il teleraffrescamento

Il teleraffrescamento è sostanzialmente una metodologia di climatizzazione che usa acqua fredda per rinfrescare abitazioni e altri tipi di immobili nelle calde giornate estive. Per inciso, Parigi ha assunto un ruolo pionieristico in questa tecnologia: il teleraffreddamento è stato utilizzato lì per molti anni. Il funzionamento è molto simile a quello del teleriscaldamento, con la differenza che l’acqua che scorre nell’impianto non è riscaldata ma portata ad una temperatura di 5°-6°C.

Come funziona il teleraffrescamento dei quartieri serviti dall'energia prodotta dallo Spittelau della città di Vienna. [Fonte Wien Energie]Come funziona il teleraffrescamento dei quartieri serviti dall'energia prodotta dallo Spittelau della città di Vienna. [Fonte Wien Energie]

Oltre all'elettricità, il calore di scarto degli impianti di incenerimento dei rifiuti viene utilizzato anche come energia di azionamento per le macchine dei centri di teleraffrescamento, in estate principalmente. Così, come i rifiuti solidi urbani di Vienna riscaldano la città in inverno, ora la rinfrescano anche in estate. Il motivo per cui il teleraffrescamento è preferibile al normale condizionamento dell'aria è innanzitutto nel fatto che i comuni sistemi di climatizzazione utilizzano l'aria esterna per rinfrescare gli ambienti, il che costa molta elettricità e quindi molta più energia e molte più emissioni in atmosfera. 

Si potrebbe controbattere dicendo che l’energia per attivare gli impianti di condizionamento può essere prodotta da tetti verdi o da impianti fotovoltaici ma, provate a chiedervi se tutti gli immobili possiedono lo spazio per l’installazione di fotovoltaico o quanto meno se sono dotate di un tetto: pensiamo a chi abita ad un pian terreno. Per di più chi risiede o ha un immobile in un centro storico deve combattere con i regolamenti comunali che, in nome del decoro pubblico, vietano assolutamente installazioni esterne in copertura o in facciata e di conseguenza vanificano non solo la volontà di auto produrre energia elettrica con del fotovoltaico ma anche di installare un condizionatore con unità esterna.

Per il teleraffreddamento, da un lato, viene utilizzata la tecnologia delle pompe di calore di grandi dimensioni ad alta efficienza: il vantaggio è che l'acqua assorbire bene il calore e

Questa forma efficiente di raffreddamento consente di risparmiare circa il 70% del consumo energetico utilizzando il teleraffrescamento e circa il 50% delle emissioni di CO₂. Inoltre, l'uso di refrigeranti a gas serra (quelli impiegati per il funzionamento dei condizionatori n.d.r.) è notevolmente ridotto

afferma Burkhard Hölzl, esperto di teleraffrescamento presso Wien Energie. La maggior parte dei clienti del sistema di teleraffreddamento proviene dal settore pubblico o dal settore sanitario e commerciale come stazioni ferroviarie, università, musei, ospedali, hotel e edifici per uffici: tra questi c’è la stazione centrale di Vienna, l'Università di Vienna, l'AKH (Ospedale generale di Vienna) e l' Austria Campus.

Fino a quando ci sarà spazio per le discariche?

Ragionando con i numeri alla mano: nel mondo si producono circa 2,1 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Il maggior produttore di rifiuti è la Cina con 567 milioni di tonnellate annue di cui 25 milioni di rifiuti di plastica, e al secondo posto gli Stati Uniti con quasi 240 milioni di tonnellate. [Fonte: Verisk Maplecroft e Epa (United States Environmental Protection Agency ).

Focalizzando l'attenzione sul nostro territorio scopriamo dai dati del catasto nazionale dei rifiuti dell’Ispra che ogni italiano, produce circa 480-490 kg della componente RSU, attestandosi intorno alla media europea che è di circa 500 kg pro-capite. L’Asia orientale e pacifica è responsabile della produzione del 23%di tutti i rifiuti mondiali e si stima che entro il 2050 la produzione nell'Africa subsahariana triplicherà gli attuali livelli, mentre l'Asia meridionale raddoppierà il proprio flusso di rifiuti. [Fonte: OKR della World Bank]. È vero che negli ultimi anni si sta puntando molto sul riciclo dei rifiuti ma resta sempre la componente non riciclabile che la fa da padrona e che continua ad alimentare ettari di spazio per elevarsi verso altezze che generano vere e proprie colline.

Premesso ciò non è possibile dare una risposta ma semplicemente preoccuparsi e attivarsi per un futuro sostenibile!

Ri-generare energia dai rifiuti è sostenibile?

Sono molte le città europee e alcune anche italiane che hanno optato per la rigenerazione della cosiddetta componente RSU (rifiuti urbani  indifferenziati) in energia. Tra l’avere discariche che generano montagne di rifiuti a cielo aperto, dall’impatto visivo e ambientale altissimo, che di volta in volta esaurito lo spazio devono trovare altri siti – consenzienti – dove essere aperte, e avere un impianto gestito in maniera corretta (quindi con il controllo delle possibili emissioni dannose in atmosfera) che ricavi energia termica c’è chi ha optato per la soluzione realmente più sostenibile. Stendiamo un pietoso velo sugli impianti non a norma che purtroppo, in diversi stati, compresa anche l’Italia, hanno leso la reputazione di quelli virtuosi e che ancora oggi sono un ariete col quale alcuni fanatici più propagandisti che realmente ambientalisti e conoscitori delle reali dinamiche legate alle materie di cui si fanno portavoce, portano avanti proclami non basati su dati scientifici ed elementi verificati.

È vero che il materiale organico brucia abbastanza bene, ma ciò che fornisce il potere calorifico maggiore al funzionamento di un impianto di generazione di energia per combustione sono soprattutto i rifiuti in plastica e la carta. Questo però non deve indurre a sfatare l’obiettivo del riciclo dei rifiuti, poiché – come riportato sul sito della Wien Energie da Georg Baresch (esperto in ambito rifiuti) 

Quando si tratta di smaltimento dei rifiuti, vogliamo sempre fare tutto bene. Ma ciò che pensiamo giusto è sempre giusto?

Vista del quartiere dove sorge lo Spittelau. A destra si estende la sede di alcune delle facoltà dell'Università di Vienna, alle spalle il nuovo quartiere residenziale che si affaccia sul Danubio, a sinistra la stazione della metropolitana e dei mezzi elettrici pubblici.Vista del quartiere dove sorge lo Spittelau. A destra si estende la sede di alcune delle facoltà dell'Università di Vienna, alle spalle il nuovo quartiere residenziale che si affaccia sul Danubio, a sinistra la stazione della metropolitana e dei mezzi elettrici pubblici.

A noi non tocca giudicare nulla o nessuno ma attenerci ai fatti e a ciò che viene pubblicato e diffuso pubblicamente da fonti attendibili. In ogni caso la raccolta differenziata portata al massimo livello possibile – che sia basata sul metodo porta a porta, come nei piccoli centri urbani, o con i contenitori di quartiere – non potrà mai azzerare la componente dei RSU non differenziabili pertanto le discariche non potranno che continuare a riempirsi in futuro e sicuramente, con gli incrementi demografici, aumentare di numero.

Poniamoci ora la fatidica domanda: la vorremmo una discarica di rifiuti vicino casa?

Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.