- scritto da Giovanna Barbaro
- categoria Green Economy
Come richiedere fondi strutturali per la coesione europea
Alla base della programmazione dei contributi comunitari vi è l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) il quale sancisce che, per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale tra i Paesi aderenti, la politica comunitaria deve puntare ad uno sviluppo non solo ecosostenibile ma anche equo.
Si tratta di una politica di coesione sociale in teoria considerabile come una delle espressioni più alte della visione economica dell’Unione, destinataria di circa un terzo del bilancio complessivo. Tuttavia, in pratica nel nostro Paese, ci sono ampi margini per l’ottimizzazione delle risorse strutturali. Gli strumenti di finanziamento, denominati fondi strutturali, vengono rimpinguati in maggior misura dai Paesi membri più ricchi, tra cui l'Italia, con lo scopo di sostenere progetti di formazione e di sviluppo negli Stati o aree geografiche più svantaggiate, nonché arretrate. La politica prevede anche una progressiva restituzione, da parte dei beneficiari, delle risorse erogate. Attualmente, come sistema paese, l’Italia non è considerata tra i membri più sfavoriti. Pertanto, in questa sede considereremo solo i bandi che la interessano direttamente mentre marginalmente quelli che la possono coinvolgere indirettamente nell’ottica della cooperazione internazionale.
Informare i potenziali beneficiari, riguardo le varie opportunità di finanziamento a fondo perduto, pensiamo favorisca lo sviluppo di una sana competizione tra i migliori progetti in termini di sostenibilità e fattibilità, anche oltre la scadenza del finanziamento conseguito, a maggior ragione considerando che allo Stato (leggasi contribuenti) costa il doppio attraverso un meccanismo pensato proprio per indurre ad un impegno economico da parte degli stessi beneficiari. Al termine di molte programmazioni i soldi non erogati all'Italia (spettanti in base ad algoritmi precisi) devono essere restituiti all'UE. Un altro problema, oltre alle opportunità finanziarie non sfruttate, è la qualità degli investimenti realizzati e la rendicontazione reale a livello delle amministrazioni pubbliche. In altri termini, come era stato proposto da uno dei recenti primi ministri “meteora” del penultimo governo, sarebbe opportuno istituire un organo centralizzato che monitori la gestione dei fondi strutturali.
Contributo dei fondi strutturali per la programmazione 2014-2020
Complessivamente, la programmazione del periodo 2014-2020 ha un budget di 140,6 miliardi di euro per supportare uno sviluppo economico armonico, in parte non ancora sfruttato.
Il bilancio e le norme di utilizzazione di ogni programmazione sono decisi di concerto tra il Consiglio europeo e il Parlamento europeo sulla base di una proposta presentata dalla CE; mentre i principi e le priorità della politica di coesione sono frutto di un processo di consultazione tra la CE e l'UE. Ogni programmazione è concertata tra la CE e le Autorità nazionali: la prima impegna i fondi, mentre le seconde li stanziano mediante i propri programmi di finanziamento strutturale e successivamente li rimborsano in base ad una rigorosa e certificata rendicontazione delle spese ammissibili.
In Italia sono stati realizzati 75 Programmi Operativi cofinanziati a valere sui 4 Fondi Strutturali e di Investimento europei, tra cui: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) i quali cofinanziano 39 Programmi Regionali (POR) e 12 Programmi Nazionali (PON) il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) che cofinanzia 21 Piani di Sviluppo Rurale (PSR) e 2 Programmi Nazionali (PON). La maggior parte dei finanziamenti ricevuti dal nostro Paese sono stati destinati a rilanciare le regioni del Mezzogiorno.
I fondi strutturali destinati all’Italia consistono essenzialmente in due veicoli:
- il Fondo Sociale Europeo (FSE), che si occupa prevalentemente di formazione, sussidi al lavoro e inclusione sociale, e
- il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR), che si occupa di sussidi alle imprese e infrastrutture.
Fra il 2007 e il 2012 abbiamo ricevuto ben 61 miliardi di euro dai fondi strutturali, per realizzare quasi 700mila diversi progetti, appunto, di formazione e finanziamento. Tuttavia, mentre praticamente tutti i progetti di formazione sono attuati da Regioni o Provincie, solo il 4 percento del finanziamento totale proviene dalle Regioni (quasi niente dalle Province); il resto è finanziato in parti uguali dallo Stato italiano e UE.
Le tipologie di fondi strutturali per la coesione europea
In linea generale, chi si affaccia all’europrogettazione deve sapere che non esiste una dimensione minima per l’ammissibilità delle domande di contributo. Tuttavia, ci sono degli aspetti che invece devono necessariamente contemplare: il valore aggiunto europeo, l'impatto sull'occupazione, la natura innovativa e l'eventuale contributo alla competitività economica della regione. Anche se i fondi finanziano solo una parte di un progetto costituiscono una potenziale leva per lo sviluppo economico: spesso incoraggia altri partner investitori a farsi avanti.
Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale FESR
Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale FESR (Regolamento CE n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006) mira a consolidare la coesione economica e sociale dei paesi membri dell'UE correggendone gli squilibri.
Sostiene gli investimenti concentrati sulle seguenti aree prioritarie chiave:
- innovazione e ricerca;
- agenda digitale;
- sostegno alle piccole e medie imprese (PMI);
- economia a basse emissioni di carbonio.
Le risorse FESR stanziate a favore di tali priorità dipendono dalla categoria di regione:
- nelle regioni più sviluppate l'80 % dei fondi deve concentrarsi su almeno due delle priorità sopra elencate;
- nelle regioni in transizione la concentrazione concerne il 60 % dei fondi;
- nelle regioni in ritardo di sviluppo la concentrazione concerne il 50 % dei fondi.
Parte delle risorse FESR devono essere specificamente destinate a progetti attinenti all'economia a basse emissioni di carbonio (Green Economy) a seconda della percentuale di sviluppo, in maggior misura a quelle più sviluppate.
Budget complessivo 2014-20: 34,22 milioni di Euro.
Il Fondo Sociale Europeo FSE
Il FSE, Fondo sociale europeo, (Regolamento CE n. 1081/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006) investe sulle persone per avvantaggiare quelle in condizioni di maggiore vulnerabilità e a rischio di povertà. Si concentra su quattro ambiti chiave:
- accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese,
- migliorare l'accesso all'occupazione e alla partecipazione al mercato del lavoro,
- rafforzare l’inclusione sociale combattendo la discriminazione e agevolando l’accesso dei disabili al mercato del lavoro,
- promuovere partenariati per la riforma nel campo dell'occupazione e dell’inclusione.
Budget complessivo 2014-20: 19,10 milioni di Euro.
Il Fondo di Coesione FC
Per il momento, l’Italia è esclusa dal Fondo di coesione FC (Regolamento CE n. 1084/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006) poiché il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite non è inferiore al 90% della media dell'UE.
Budget 2014-20: 54,7 milioni di Euro.
Il Fondo di Solidarietà FSUE
Il FSUE, Fondo di solidarietà, è nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle aree colpite al suo interno. Il Fondo è stato istituito a seguito delle gravi inondazioni che hanno devastato l'Europa centrale nell'estate del 2002. Da allora è stato utilizzato ben 80 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità.
Finora sono stati erogati oltre 5 miliardi di euro a favore di 24 paesi europei.
Strumento di assistenza alla preadesione all’UE IPA
L’IPA, strumento di assistenza alla preadesione all’UE (Regolamento CE n. 1085/2006 del Consiglio, del 17 luglio 2006) mediante strumenti finanziari comunitari destinati ai paesi candidati e ai potenziali paesi candidati alla sua adesione: PHARE, PHARE CBC, ISPA, SAPARD, CARDS e lo Strumento finanziario per la Turchia. Questo strumento potrebbe essere utile ad imprenditori che intendano attivare sinergie all’estero, esportando il proprio know-how.
Come e chi presenta la domanda di finanziamento
Tra le organizzazioni che possono beneficiare dei finanziamenti della politica regionale figurano: enti pubblici, alcune organizzazioni del settore privato (in particolare piccole imprese, ai sensi della raccomandazione della CE No 2003/361/EC4), università, associazioni, ONG e no-profit. Possono richiedere un finanziamento anche imprese estere con una filiale nella regione interessata dal relativo programma operativo, a patto che rispettino le norme europee in materia di appalti pubblici.
Le domande di finanziamento vanno presentate all’Autorità di gestione designata dal proprio Stato, a seconda del tipo di programma di finanziamento desiderato. Le autorità designate possono essere enti pubblici di tipo regionale o nazionale.
Per prima cosa è necessario reperire il manuale di compilazione della domanda di contributo e seguire le procedure stabilite dalla relativa autorità di gestione. In alcuni casi è ammessa la richiesta a un finanziamento costantemente (erogazione a sportello) diversamente le domande vengono accettate solo in precise finestre temporali (di tre mesi circa). Onde perdere prezioso tempo e risorse è consigliabile verificare immediatamente se il richiedente del contributo ha i requisiti descritti nel paragrafo “Beneficiari” e se la scadenza per la presentazione della documentazione richiesta è compatibile con i tempi burocratici necessari.
Successivamente, i potenziali beneficiari sono tenuti a verificare le priorità di investimento, i criteri di finanziabilità e la procedura per la presentazione della documentazione richiesta.
Le informazioni che accomunano tutti i progetti ammessi a contributo sono le seguenti:
- un'analisi con i punti di forza e le debolezze della cooperazione (in gergo: SWOT);
- una giustificazione delle priorità selezionate (in gergo: Rationale);
- informazioni sulle priorità e gli obiettivi specifici (stimati almeno in valore percentuale);
- la ripartizione dei settori d'intervento per categoria;
- un piano di finanziamento;
- le disposizioni di attuazione;
Le domande di contributo ammissibili possono riguardare progetti rientranti nei seguenti ambiti:
- Ricerca e Innovazione
- Agenda digitale
- Competitività imprese
- Energia
- Ambiente
- Cultura e Turismo
- Trasporti
- Occupazione
- Inclusione sociale
- Infanzia e anziani
- Istruzione
- Città e aree rurali
- Rafforzamento PA (competenze delle Pubbliche amministrazioni)
Le autorità di gestione in Italia
Nel nostro paese ogni regione ospita una sede dell’autorità di gestione dei finanziamenti europei a fondo perduto a cui richiedere informazioni e inviare le domande per accedere ai fondi struturali.
Di seguito riportiamo i riferimenti per ciascuna regione in ordine alfabetico.
ABRUZZO - Dipartimento della Presidenza e Rapporti con l’Europa
BASILICATA - Autorità di Gestione PoFesr Basilicata - Comunicazione e Informazione.
CALABRIA – Segreteria Regionale Località Germaneto
EMILIA ROMAGNA – Segreteria Regionale
FRIULI VG - Servizio per le relazioni con l'UE e integrazione Europea
MARCHE - National Operational Programme on Governance and Institutional Capacity
MOLISE - POR Molise FESR FSE
CAMPANIA - Fondi Europei Regione Campania
LAZIO - Programma Operativo regione Lazio Fondi Europei
LIGURIA - Dipartimento Sviluppo Economico - Settore Competitività e Innovazione del Sistema Produttivo
LOMBARDIA - Programmazione comunitaria e coordinamento autorità di gestione
PIEMONTE - Direzione Attività Produttive
PUGLIA – Autorità di gestione
SARDEGNA - Centro Regionale di Programmazione - Assessorato della Programmazione,Bilancio, Credito e Assetto del Territorio
SICILIA - Dipartimento Programmazione Economica Regione Sicilia
TOSCANA - Settore Autorità di Gestione Por Fesr
TRENTINO ALTO ADIGE
Provincia autonoma di Bolzano - Ripartizione Europa, Ufficio per l'integrazione europea
UMBRIA - Servizio Programmazione Comunitaria
VALLE D’AOSTA - Dipartimento Politiche Strutturali e Affari Europei
VENETO - Dipartimento Politiche e Cooperazione Internazionali/Sezione Programmazione e Autorità di Gestione