- scritto da Elisa Stellacci
- categoria Curiosità ecosostenibili
I sostegni artificiali per la Natura
Le piante rampicanti, striscianti e ricadenti si avvinghiano e s’innalzano seguendo tralicci, armature e qualsiasi elemento che garantisca loro una sufficiente adesione.I progettisti del verde, specie della corrente concettuale e visionaria, con grande audacia e fantasia, hanno iniziato ad abbinare materiali inerti (cemento, metallo, plastica…) con quelli organici (terra, piante...), realizzando giardini o installazioni temporanee suggestive ed insolite. L’uso di pareti o elementi artificiali – come supporto – valorizza ed esalta l’habitus vegetativo delle stesse.
PAESAGGIO URBANO CONCETTUALISTA VS PAESAGGIO NATURALE
Piante appoggiate a mensole, sospese, attorcigliate, avvolte a tutori o adese grazie alle naturali sostanze collanti. Sostegni artificiali, spesso colorati, freddi, esuberanti o semplicemente funzionali. Il progetto concettualista si contraddistingue da quello naturalista ed ecologico perché ammette ed esalta l’artificialità e la distorsione della realtà (in linea con le tendenze contemporanee dell’Augmented Reality). La dibattuta onestà e l’autenticità tra i due diversi approcci sfumano o diventano irrilevanti agli occhi di un ignaro osservatore quando il progetto diventa piacevole ed emozionale. La scelta di supporti naturali o artificiali, inoltre, deriva da ragioni spesso più pratiche ed economiche piuttosto che ideologiche o concettuali.Di seguito tre esempi architettonici di diversa scala – un parco urbano, un allestimento surreale e diverse sculture topiarie disposte su prato inglese – in cui materiali naturali e artificiali si relazionano e definiscono progetti originali e unici.
PARCO URBANO: PARC DEL CENTRE DEL POBLENOU
Nel momento d’impianto o nel periodo non vegetativo, l’elemento naturale riveste una valenza decorativa abbastanza convenzionale – quasi secondaria –, rispetto alle colorate e scintillanti strutture di appoggio e sostegno. Timide piante s’affacciano, si arrampicano, penzolano lungo un tracciato oppure seguono disegni ben definiti. La situazione si ribalta quando l’elemento vegetativo sopraffà e nasconde completamente quello artificiale.
Per tale motivo la qualità e la valenza di giardini urbani sono chiari e percettibili soprattutto ad utenti che li vivono e li visitano in diverse stagioni e a distanza di tempo. Le colonne e il sistema di profilati curvi in acciaio nel Parc del Centre del Poblenou (progettato da Jean Nouvel e B720), i tunnel vegetali all’esterno con la sovrastante bouganvillea e le capannine asimmetriche, rappresentano un felice connubio tra artificio e natura. L’eleganza e funzionalità delle strutture realizzate, studiate ad hoc per ogni specifica pianta che li affianca o supporta, evidenziano uno studio approfondito, conoscenze botaniche e tecniche con una lungimiranza tipica dei paesaggisti pazienti.
GIARDINO ‘HIP HOP’ DI SUSAN HERRINGTON
L’artificio, il surreale e il gioco si mescolano nei due giardini, denominati ‘Hip Hop’, progettati da Susan Herrington (Les Jardins de Métis International Garden Festival, Quebec, 2005). I pali di sostegno al luppolo creano una quinta per uno spettacolare, seppur delicato e arioso, paesaggio. Le provocazioni, i giochi di parole, i rimandi metaforici e i contrasti di colore (nero, bianco e azzurro) e di materiali (tessuti, pietre, erbe pennute) stimolano i cinque sensi del visitatore. La cultura, con le sue ambiguità letterali e riferimenti al mistero e alla favola, entra a far parte di un giardino, artificioso, colto e giocoso. Alla verticalità delle piante di luppolo si affiancano i lunghi abiti eleganti, di lino nero e celesti. Il visitatore può inserirsi nello scenario con percorsi veicolati dai cerchi sulla pavimentazione in pietrisco.
SCULTURE VISIONARIE: JULIA BARTON
Come la precedente paesaggista,anche Julia Barton, artista e scultrice inglese, usa materiali differenti per la realizzazione di opere giocose ed ironiche. Scardina pregiudizi su luoghi e forme ed esplora le dinamiche, i sistemi e le strutture degli organi interni e degli edifici, riproponendoli come meccanismi ingranditi e semplificati.
I supporti per piante diventano un pretesto progettuale, con le Phytoforms (Cumbria, 2001) per realizzare delle sculture astratte ed eleganti. Le otto sculture, esposte nei giardini di Levens Hall, riproducono concettualmente i vestiti dell’epoca elisabettiana. Inoltre, ricordano il sistema nascosto delle armature e le forme di un’arte topiaria riviste, però, in chiave contemporanea.Come molti progettisti concettuali, l’artista utilizza una gamma di materiali vari e vivaci (cavi, tubolari, reti metalliche, gomma) dove piante alpine ed annuali –rose, sedum, echeveria, alternanthera e sempervivum – impreziosiscono materiali artificiali quali tubi di gomma, fili zincati, armature del cemento.
In Plexus (2nd Festival of Gardens at Westonbirt Arboretum, Gloucestershire, 2003) l’artista vuole evidenziare il sistema linfatico delle piante e gli anelli di crescita degli alberi. Piante grasse, timo, sedum e sempervivum sono inserite in tubi di acciaio e irrigate da un sistema integrato.
Il progetto architettonico e le piante rampicanti
Lo studio degli stadi di sviluppo delle piante rampicanti (per raggiungere luce e aria libera con minor consumo di materia organica), sono necessari per la progettazione di scenari interessanti e diversi. Guidare o dare forma ai rami delle piante favorisce la creazione, come per i tre esempi sopra descritti, di ambienti validi dal punto di vista estetico, di isolamento acustico etermico, aumentando il fascino che la Natura intrinsecamente racchiude.
Fonte | Avant Gardeners, Tim Richardson, Thames & Hudson, 2008