Fitodepurazione: gestione sostenibile delle acque

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In Italia il problema della gestione sostenibile delle acque è ormai un fardello che pesa sull’ambiente e sulle tasche dei cittadini. Si contano circa 3000 impianti per il trattamento di acque domestiche e civili di utenze – dalla singola abitazione fino a comuni con alcune migliaia di abitanti – ed è comprensibile come il problema dei reflui sia una questione non da poco. Nell’ultimo decennio si è sviluppata una ricca varietà di applicazioni di tecniche naturali estensive per il controllo dell’inquinamento delle acque, tra questa quella che molti conoscono con il nome di “fitodepurazione”.

Il testo Fitodepurazione – gestione sostenibile delle acque è il più completo sul tema specifico della fitodepurazione per quanto riguarda la trattazione degli specifici casi italiani, e soprattutto quello che si occupa dell’approfondimento degli aspetti tecnico–ambientali del tema in lingua italiana (altri testi sulla fitodepurazione sono reperibili in altre lingue visto che questi sistemi di riqualificazione dei corpi idrici sono già in uso da anni nei paesi statunitensi e anglosassoni).

Si evince che è possibile applicare la fitodepurazione sia per risolvere problematiche di inquinamento puntiforme proveniente da reflui domestici, urbani o industriali, sia per inquinamento diffuso come per le acque di dilavamento delle strade e dei terreni agricoli.
Troverete nei paragrafi una vasta raccolta di riferimenti normativi e bibliografici, raccolti poi in un appendice apposita; sì, perché la fitodepurazione ha una propria normativa, sebbene giovane, ma che fa riferimento ad argomenti ad essa connessi inscindibilmente, come quelli della tutela dei corpi idrici, risalenti agli anni ’70.

In Italia gli impianti di fitodepurazione cominciano ad avere una valenza non solo utilitaristica ma possono divenire anche elementi attrattori per il turismo degli amanti dell’ecosostenibilità ed i semplici curiosi, come accade nel Salento con l’impianto di fitodepurazione più grande d’Italia a Melendugno (Lecce) realizzato dall’AQP.

Il testo si apre con un capitolo interamente dedicato alla questione “Inquinamento delle acque” essenziale per i riferimenti che poi ritroveremo nei capitoli successivi.
Segue poi un capitolo più tecnico sulla “Depurazione delle acque” in cui vengono esposi i principali sistemi in uso in Italia con i relativi riferimenti legislativi e di seguito il capitolo su “Caratteristiche delle zone umide” spiega cosa esse siano dal punto di vista biologico e perché si debbano tutelare.
Solo dopo questa approfondita esposizione introduttiva viene introdotto l’argomento chiave del testo, “Fitodepurazione e depurazione naturale”.

È importante conoscere la differenza tra i vari reflui, come anche le modalità di applicazione dei diversi sistemi fitodepuranti; in letteratura esiste attualmente una vastità di esempi e spesso vengono confusi gli impianti dedicati alla fitodepurazione con quelli che possono essere sistemazioni per la riqualificazione ambientale–paesaggistica: numerose illustrazioni e schemi dettagliati forniscono una chiara spiegazione delle tecniche che possono essere applicate nelle più svariate situazioni, evidenziando pregi e difetti che un impianto potrà presentare quando sarà messo in opera.

Molto stimolante per gli amanti della natura e appassionati di botanica il capitolo 7 dedicato alle “Piante” in cui si scoprono tutte le proprietà che questi elementi naturali possiedono per contribuire alla realizzazione di un impianto di fitodepurazione. Di ogni specie (chiaramente restando nella sfera di quelle che possono essere utilizzate nell’ambito della gestione sostenibile delle acque) troverete le schede dettagliate di approfondimento con le relative immagini a colori.

Vengono riportati solo al termine di un approfondita spiegazione di cosa sia la fitodepurazione e di tutte le sue diverse applicazioni e varianti progettuali, una serie di casi realizzati nel territorio italiano, funzionanti e ben inseriti nel contesto ambientale in cui si trovano.

È evidente che per progettare un impianto la prima cosa che occorre fare è uno studio di fattibilità. Se l’esito sarà positivo, solo dopo si potrà intraprendere un progetto: affrontarlo però significherà coinvolgere più professionalità che abbiano tutte una certa familiarità con la fitodepurazione. Non occorrono infatti solo nozioni di idraulica ma bisogna avere conoscenza dei processi fisici, chimici e bioogici, occorre essere informati sui temi dell’ecologia e dunque formare uno staff multidisciplinare che sappia portare a termine un progetto che funzioni al 100%.

Il testo fornisce un’esplicita traccia di tutti gli step da seguire per la progettazione di un impianto di fitodepurazione a regola d’arte, starà poi al progettista applicare quelle indicazioni al caso specifico di cui si occuperà.

L’autrice usa un linguaggio comprensibile a chiunque e questo è positivo per chi voglia affacciarsi alla conoscenza dell’argomento anche per la prima volta; vero è che molti termini sono specifici del tema trattato per cui sarà bene approfondirne la comprensione in altra sede, ma l’essenziale sarà vedere in chiave nuova, o meglio nella vera veste, ciò che è la fitodepurazione e come funziona. Tra il dire e il fare inoltre intercorre una notevole distanza e questo dovrà essere ben chiaro – come di desume dal capitolo 9 “Realizzare un impianto” – a coloro che stanno per cimentarsi nella concreta realizzazione di un impianto.
Il cantiere infatti deve essere seguito da un tecnico specializzato in grado di dare opportune risposte in caso di dubbi in fase esecutiva; se così non fosse il rischio sarebbe la messa in funzione di un impianto inefficiente, che potrebbe provocare anche numerosi danni all’ambiente.

Quale è il messaggio dell’autrice di questo libro? Quello che vede le tecniche di fitodepurazione come un obbiettivo che attraverso un approccio strategico decentrato rappresenti l’unico futuro possibile per una corretta gestione sostenibile del ciclo delle acque e di importanti risorse come i nutrienti quali l’azoto e il fosforo contenuti nelle sostanze di scarto ormai in abbondanza sul nostro pianeta. Per cui cominciamo a pensare che la fitodepurazione può essere non solo un’alternativa opzionale ma una scelta obbligata!

Scheda tecnica del libro
Titolo: Fitodepurazione – gestione sostenibile delle acque
Formato: 17 x 24, illustrato a colori
Editore: Dario Flaccovio Editore (Collana Acqua)
Pagine: 272
Data pubblicazione: Febbraio 2013
Autori: Floriana Romagnolli
ISBN: 9788857901152

Autore
Floriana Romagnolli , laureata in Scienze Naturali con specializzazione in Ecologia, è esperta nella progettazione di impianti di fitodepurazione, biolaghi, riqualificazione fluviale, macrofite acquatiche, indicatori biologici, ingegneria naturalistica, valutazione di impatto ambientale. Si occupa da anni di questioni legate alla riqualificazione dei corpi idrici ed è autrice di numerosi articoli e testi didattici sull’argomento. Ha frequentato corsi teorico–pratici in Germania e Inghilterra approfondendo il tema della fitodepurazione e attualmente svolge attività di consulenza per soggetti pubblici e privati, progettazione d’impianti, formazione, ricerca sulla depurazione naturale e le piante acquatiche. Per la Provincia Autonoma di Trento ha scritto le Linee Guida per la definizione delle caratteristiche tecniche e modalità di gestione e manutenzione per la realizzazione di impianti di fitodepurazione.

Estratto
Gli impianti di fitodepurazione sono sistemi ingegnerizzati che richiedono una realizzazione affidabile e sicura dal momento che, trattandosi di acque inquinate, degli errori nelle fasi di esecuzione possono provocare malfunzionamenti e svernamenti di inquinanti nell’ambiente. Nella realizzazione dell’impianto bisognerà prima di tutto eseguire le opere come da progetto […].

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Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.