- scritto da Antonino Puccio
- categoria Progetti
Daniel Libeskind sostenibile a Singapore con Reflections at Keppel Bay
La sostenibilità in architettura diventa un argomento sempre più pressante e anche le archistar, notoriamente poco avvezze a questi temi, cominciano ad averne considerazione. E’ così che nasce a Singapore il “Reflections at Keppel Bay” che porta la firma di Daniel Libeskind. Si tratta del primo intervento dell’architetto polacco in Asia, un complesso ecosostenibile caratterizzato da sei torri di altezza ed orientamento differente, con la forma
arcuata già sperimentata per il complesso CityLife a Milano. Realizzate in alluminio anodizzato e vetro, si stagliano, riflettendosi appunto, sulla Keppel Bay di Singapore, occupando un’area di ben 84.000 m2 in cui il verde è predominante e circonda il complesso aiutando a mantenere un microclima interno oltre che a combattere il surriscaldamento degli edifici con giardini pensili a terrazzamenti.
Lo studio dell’ombreggiamento, da sempre importantissimo per il confort climatico degli edifici, viene applicato in maniera sapiente grazie al diverso posizionamento delle torri che si compongono tra di loro combinandosi in un gioco di angoli e altezze, in questo modo ognuna delle 1129 unità ha un’illuminazione naturale ottimale oltre che un panorama differente della splendida baia.
L’applicazione dei diversi sistemi di tecnologia verde come i sensori per il rilevamento del monossido di carbonio, l’approvvigionamento energetico tramite pannelli solari e fotovoltaici, l’uso dei led nell’illuminazione artificiale e il recupero delle acque piovane per l’irrigazione, hanno valso al progetto il BCA Green Mark Gold Award.
Inoltre è stato applicato un sistema di filtraggio e riciclo per proteggere la baia da qualsiasi tipo di inquinamento derivante dalle acque di scolo evitando la contaminazione della baia anche in fase di cantiere.
Il “Reflections at Keppel Bay” va nella direzione giusta dell’efficienza e della sostenibilità in maniera attiva, integrando sistemi attivi e passivi nel linguaggio architettonico; sperando non sia solamente uno spot come tante megastrutture realizzate dalle famose archistar.