L’architettura sostenibile di Renzo Piano. Il centro culturale di Atene ad impatto zero

Generico

Affidato al Renzo Piano Building Workshop, il nuovo Centro Culturale Stavros Niarchos di Atene è un’architettura che fa dell’efficienza energetica il suo dichiarato punto d’eccellenza, anche se non l’unico. Capace di soddisfare il suo fabbisogno energetico in maniera del tutto autosufficiente, l’edificio si propone infatti di essere il nuovo cuore civico e sociale della capitale greca, offrendo una vastità di soluzioni architettoniche di elevatissima

qualità. Iniziato nel 2009, il progetto è stato commissionato e finanziato dalla Stavros Niarchos Foundation, ed è solo alla fine del giugno di quest’anno che le tavole e i modelli finali sono stati resi pubblici. L’inizio dei lavori è imminente, e una volta completati (la consegna dell’opera è prevista per il 2015), l’edificio sarà donato allo Stato, che ne avrà la gestione completa.

Il nuovo simbolo della cultura greca non poteva essere che un architettura all’avanguardia, tecnologicamente superlativa e con un programma altrettanto ambizioso, quello cioè di coniugare al suo interno una varietà funzionale degna della cultura eclettica e illuminata che fu l’ellenismo.

LA BIBLIOTECA NAZIONALE E LA GREEK NATIONAL OPERA

Il complesso appare all’esterno come un unico grande contenitore che non sembra fare molti sforzi per non apparire anonimo, ma è solo un’impressione, poiché è soprattutto all’interno che questa architettura offre spunti interessanti, coniugando una grande varietà di spazi. Infatti si tratta a tutti gli effetti di due edifici brillantemente combinati insieme a formare un unicum, ed è interessante notare come i due corpi principali siano intimamente connessi da una vera e propria Agorà indoor, il che sembra un ossimoro, ma considerando la luce che fluirà abbondante dalle vetrate del complesso ci si dimenticherà della contraddizione facilmente. La funzione di questa piazza coperta è multipla, perché concepita per essere non soltanto il principale luogo di aggregazione, ma per fungere anche da atrio e foyer per la biblioteca e il teatro. L’edificio sarà infatti la sede della futura Biblioteca Nazionale, un’iconografica torre di libri capace di offrire ai suoi visitatori più di 2 milioni di volumi da consultare, mentre per il settore dello spettacolo la scena sarà interamente occupata dalla Greek National Opera, esempio di tecnologia sofisticata e di acustica perfetta, con un auditorium da 1400 posti affiancato da una sala minore per 400 persone.

Alla sommità dell’edificio, alta e trasparente, si trova l’elegante sala di lettura della biblioteca, pensata per regalare una vista panoramica suggestiva, permettendo allo sguardo di spaziare sulla città, sul Mare Egeo oltre il porto e sull’immensa distesa verde del parco circostante.

IL CARATTERE “GREEN” DELL’OPERA: LO STAVROS NIARCHOS PARK

A determinare il carattere “green” di quest’opera infatti, è senza dubbio la scelta di destinare l’85% della superficie del lotto al grande Stavros Niarchos Park (che ricoprirà di verde pubblico la bellezza di 170000 m2), cosa che non potrà che giovare ad Atene, poiché attualmente dispone della più bassa percentuale pro capite europea di aree verdi.

Parco ed edificio si fondono assieme in un gioco tettonico che porta il terreno a sollevarsi in pendenza fino a diventare copertura, anzi, un tetto verde, che dai suoi 32 m di altezza degrada così dolcemente sulla collina che se provassimo a guardare l’edificio dall’alto non sarebbe facile distinguere dove finisce l’uno e dove inizia l’altra. Renzo Piano d’altra parte ci ha abituati da tempo a questi esperimenti plastici dove il suolo viene plasmato per diventare architettura, basti pensare al Vulcano Buono o alla California Academy of Science, il che conferma la predilezione dell’architetto genovese a concepire le sue architetture in sezione piuttosto che in pianta, (pochi architetti disegnano edifici in sezione con la medesima cura e maestria di Renzo Piano), ed è forse questo uno dei motivi per cui il buon Renzo riesce sempre ad evitare la tentazione di ricorrere a soluzioni banali o di abusare di piante piano–tipo con conseguenti sezioni monotone e ripetitive.

Il gusto per la citazione colta, sempre presente nei progetti di Renzo Piano, si legge negli evidenti richiami all’Acropoli, un tributo intelligente e doveroso, vista l’enormità culturale e storica della città ove sorgerà e considerati gli ideali che si propone di incarnare. L’architetto genovese sa benissimo che nella cultura greca, a partire dai suoi miti più antichi, il Mare ha sempre svolto un ruolo chiave, e non a caso il progetto pone l’accento anche sul tema dell’acqua. A fianco del percorso pedonale rettilineo che dal porto conduce al centro culturale è prevista infatti la costruzione di un canale che oltre ad attrarre con più facilità il visitatore verso il centro culturale, offrirà protezione dalle inondazioni e potrà garantire ulteriori occasioni di svago, divertimento e relax; ma sarà soprattutto un suggestivo collegamento fisico e simbolico tra mare ed edificio, (un ambizioso tentativo di coniugare passato e futuro tramite un metafisico filo d’acqua).

L’AFFIDAMENTO DEL PROGETTO A RENZO PIANO

Nel 2008, la Stavros Niarchos Foundation, consapevole dell’importanza culturale che un simbolo può avere nella rinascita di un paese e della sua credibilità internazionale a livello di immagine, poteva scegliere di affidare i suoi sogni di gloria (e i suoi soldi) all’ennesima archistar affetta da manie di protagonismo e in cerca di prime pagine, e invece no. Ovviamente, che Renzo Piano sia un’archistar è fuori di dubbio, ma aggiungerei suo malgrado, e soprattutto, che non tutte le celebrità sono uguali. Pur nei suoi progetti più estroversi, controversi e dibattuti, il nostrano architetto non è mai sopra le righe, non cerca il clamore, il colpo di scena, la provocazione fine a se stessa ed è per questo che mi sento di assolverlo dall’accusa di narcisismo per il pur provocante Centre Pompidou: esattamente come per i celebri tagli di Fontana, il merito va all’originalità e al coraggio di aver fatto qualcosa di unico per primi, rendendo ogni provocazione emulativa successiva null’altro che un goffo tentativo di dare nell’occhio (come a dire ehi, so farlo anch’io, guardatemi!). No, questo progetto fa parlare di sé perché è un edificio che centra obiettivi strategici nell’ottica di un costruire tecnologico senza soverchiare gli equilibri ambientali, perché il nuovo centro culturale è completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, e perché sarà il primo edificio pubblico in Grecia ad ambire alla famosa certificazione LEED platino; e questo grazie a scelte progettuali oculate, tra cui il notevole impianto fotovoltaico sulla copertura di quasi un ettaro di superficie.

L’INVESTIMENTO IN GRECIA
A questo punto sorge un dubbio. Per la Grecia assediata dal default economico, la spesa di 566 milioni di euro non potrebbe sembrare un’inutile e pretenziosa cattedrale nel deserto? Una grande opera in stile basso impero decadente? Nulla di tutto questo, almeno a parer mio, e cercherò di fornire argomenti più solidi di una semplice opinione. A prescindere dal fatto che il finanziatore dell’opera non è lo stato greco, ma la Fondazione Stavros Niarchos, trovo che vi sia una differenza abissale tra l’investire in cultura, verde pubblico e architettura sostenibile e l’investire in cemento, speculazioni in stile Expo, pontisuglistretti e TAV, (opere di comprovata inutilità oltre che di torbidità negli appalti e sopruso ambientale), il tutto magari impreziosito da costanti e bipartisan tagli ai danni di cultura e ricerca (fortuna che in Italia queste cose non succedono). Dunque che la capitale di uno stato in crisi tenti il riscatto proponendosi come faro dell’eccellenza culturale del ventunesimo secolo, (certo in un fortunato connubio pubblico–privato) trovo che sia un segnale quantomeno importante e ammirevole di resilienza, un rifiuto a lasciarsi travolgere, un cercare di costruire un futuro migliore partendo dal presente, qualunque esso sia.

Generico

LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO E SOCIALE DEL CENTRO CULTURALE
Inoltre, le esternalità positive di un opera del genere sono anche e soprattutto di natura economica. La committenza ha infatti affidato al Boston Consulting Group una valutazione dell’impatto economico e sociale del nuovo centro culturale, ed i vantaggi emersi sono più che rilevanti:

  • centinaia di nuovi posti di lavoro;
  • un miliardo di euro approssimativo di stimolo economico complessivo;
  • a partire dalla piena capacità operativa, l’attività economica annuale ruoterà attorno ai 160 milioni di euro;
  • l’area verde pro capite raddoppierà nelle municipalità circostanti;
  • Atene potrà vantare un’istituzione culturale di livello internazionale, di un luogo di incontro e di una destinazione urbana, con tutto il riconoscimento e l’attenzione internazionale che ne deriveranno;
  • la riqualificazione di un’area importante del centro di Atene incrementerà il valore degli immobili della zona.

In definitiva, il nuovo centro culturale sarà per Atene e la Grecia un motore economico e culturale permanente e all’avanguardia, capace grazie alla propria eccellenza di innestare un circolo virtuoso, tutelando al contempo l’ambiente e migliorando di conseguenza la qualità dello spazio e della vita urbana. Atene ha dunque scelto un nuovo simbolo per il futuro, ed è l’architettura sostenibile, a impatto zero sull’ambiente, ma di impatto fortemente positivo sulla vita delle persone.

Fonti | Stavros Niarchos Foundation | Renzo Piano Building Workshop | Tuttogreen.it
Images | Courtesy of RPBW













Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.