Le 10 città più colorate al mondo

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L’arcobaleno entra in città, tra i vicoli di sperduti villaggi, su facciate, balaustre e tetti. Rallegra le favelas di Rio de Janeiro o le città d’India e Marocco, dove le architetture si vestono di tinte sgargianti o di un’unica tonalità. E ancora, investe le viuzze calienti di Guanajuato nelMessico e sbatte contro le facciate gotiche di Wroclaw, in Polonia. Queste 10 città colorate risvegliano emozioni nei visitatori di tutto il mondo, che, come Marco Polo calviniani, scoprono realtàalternative alla propria monotono/a di cemento e acciaio. Quali le motivazioni per tanto brio e generosità cromatica? Diverse le cause, non puramente estetiche, per abitazioni e interi agglomerati urbani uniti sotto l’insegna della policromia.

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CITTÀ A COLORI VS CITTÀ SBIADITE

Le città a colori si riconoscono dal mare o dal basso, si specchiano mutevoli nelle acque dei canali per rimanere impresse nella memoria, pur non presentando rarità o bellezze eccezionali. Alcuni sono semplici villaggi arroccati tra le montagne, con facciate tutte diverse ma dipinte vivacemente; altre, invece, si mostrano con architetture nobili e severe, accomunate dallo stesso stile architettonico ma con variazioni cromatiche.

Jodphur in India

Jodphur in India è nota come città blu, proprio dal colore delle vecchie case che prendono forma dalla collina. Da una vista a nord, il panorama è sorprendente. Secondo la tradizione, molti secoli fa alcune famiglie brahmani (membri di una casta sacerdotale), dipinsero le proprie case con il colore della nobiltà, il blu, proprio per differenziarsi dalla massa.

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La scelta piacque così tanto che, ironia del destino, tutti gli altri abitanti utilizzarono lo stesso colore, annullando tale distinzione architettonica. Altri invece, più prosaicamente, ritengono che la tinteggiatura derivi da un composto chimico applicato sui muri per allontanare le termiti.

Bo–Kaap in Sudafrica

Bo–Kaap in Sudafrica è un quartiere musulmano di Città del Capo, vivace e multiculturale come la gente che lo popola. Lungo le strette e ripide strade acciottolate vi sono le allegre case di un piano, con scalette chiuse dalle tradizionali balaustre rotondeggianti. L’essenza della città si coglie tra i profumi delle spezie, dalle donne con copricapi e soprattutto, dalle case ed edifici sacri coloratissimi.

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Il villaggiofu fondato dalla comunità Cape Malay, i discendenti degli schiavi portati dagli olandesi dall’Asia tra la fine del XVI e il XVII secolo. Data la posizione strategica, divenne la stazione di rifornimento per le navi che viaggiavano dall’Europa all’Asia. Al momento, è piegata dal fenomeno della gentrificazione e da situazioni conflittuali tra residenti e ricchi imprenditori.

Il Favela Painting

Nel 2005 il duo olandese Haas & Hahn, ovvero Jeroen Koolhaas e Dre Urhahn, ha fondato il progetto “Favela Painting”,per ridisegnare le aree degradate della periferia di Rio de Janeiro e trasformarle in vere e proprie opere d’arte. Tutto è partito da un murales per un documentario hip hop, promosso da Mtv: il bambino con l’aquilone, dipinto a dimensioni giganti, fu così apprezzato che i giovani artisti, decisero di ripeterne l’esperienza. Grazie al crowdfunding, ottennero fondi per pagare i secchi di vernice e gli abitanti (sottratti alla malavita e povertà): questa volta l’intervento coinvolse un’intera strada di uno slum, sul quale venne dipinto un immenso fiume giapponese con lo stile dei tatuaggi nipponici.

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L’ultimo progetto del 2013 ha interessato l’intera favelas di Santa Marta: l’immenso murales di oltre 7000 mq ha trasformato tutta la baraccopoli in un landmark, “un capolavoro di dimensioni epiche”. Verde acido, giallo e rosa sono solo alcune tinte del grande arcobaleno che unisce tutte le casette auto–costruite. La zona è diventata un ritrovo artistico e meta turistica molto apprezzata.

Wroclaw in Polonia

A dispetto della sua storia tormentata, Wroclaw in Polonia sembra uscita da una favola: palazzi con guglie gotiche, rive verdeggianti del fiume Odra e zuppe rosa shocking (la tipica chlodnikfatta con la barbabietola).
Fu, infatti, contesa tra Austria, Ungheria, Germania e Polonia, ribattezzata ad ogni invasione (Breslau è il nome tedesco), usata come fortezza dai nazisti e rasa al suolo nel 1945. È forse per questo che fu ricostruita interamente dagli abitanti con grande amore e brio: il centro si sviluppa su 12 isolette collegate da diversi ponti, le facciate dipinte con nuance pastello, ocra, verde e giallo.

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Valparaiso in Cile

Valparaiso in Cile, anche conosciuta come “il gioiello del Pacifico”, a conferma del nome sembra davvero portare al paradiso. La città rappresenta un intero capitolo della storia cilena, ed il suo bel centro storico è diventato Patrimonio dell’Unesco nel 2003. Le abitazioni (da ricordare la casa–museo di Neruda) e l’allegro porticciolo offrono uno splendido paesaggio multicolore, che ha affascinato, oltre che i cileni, intere generazioni di stranieri.

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Old San Juan a Porto Rico

Old San Juan a Porto Rico è la città più fortificata dei Caraibi, inebriante ed esotica grazie agli edifici del XVI e XVII secolo, quando l’isola era ancora colonia spagnola. A renderla ancor più eccezionale, concorrono le stradine acciottolate, lo sciabordio del mare che si infrange contro le fondazioni della fortezza El Morro e, ovviamente, il ritmo cadenzato della salsa.

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Chefchaouen in Marocco

Unico colore, invece, perChefchaouen, piccolo borgo nella regione montagnosa del Rif a nord–est del Marocco. Fondato nel 1471 dai musulmani per difendersi dalle incursioni portoghesi e divenne a partire dal ’500, rifugio per gli stessi e per gli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna. Furono quest’ ultimi a dipingerne strade e case con il colore del cielo, con varianti blu, turchino e bianco.

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Notting Hill a Londra

Il noto quartiere residenziale di Londra,Notting Hill, era abitato durante gli anni Cinquanta dalla comunità d’immigrati caraibici. Oltre al famoso carnevale, la zona è conosciuta per il mercato di Portobello Road con bancarelle d’antiquariato e cianfrusaglie; l’omonima strada è caratterizzata dalle facciate in tinte pastello.

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Burano in Italia

Anche in Italia, a Burano per esempio, vi sono splendide architetture policrome. Nelle verdi acque dei canali dell’isola di Venezia, si specchiano le case squadrate di due, massimo tre livelli. Le facciate sono dipinte con varie tonalità, pare per distinguerne la proprietà o forse, più poeticamente, perché siano visibili da lontano dai pescatori di ritorno.

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Reykjavik in Islanda

Infine, l’arcobaleno dei colori ha raggiunto anche Reykjavik in Islanda, la capitale più a nord del mondo. Le lamiere ondulate delle facciate e i tetti spioventi si sviluppano secondo linee architettoniche scandinave ma dai colori vivaci.

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Musei, caffetterie e un piccolo specchio d’acqua caratterizzano un centro eclettico, dove gli elementi della natura (in particolare la presenza di acqua calda geotermica del sottosuolo) si manifestano in tutta la loro potenza.

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.