- scritto da Antonia Guerra
- categoria Criteri Progettuali
Caldaie a condensazione e incentivi fiscali. Risparmio economico ed energetico non sempre garantito
L’incentivo è garantito, ma attenzione! Il risparmio energetico ed economico non è sempre assicurato. Vediamo perché.
Quanto detto però, è vero solo in alcuni casi, e cioè nei casi in cui la temperatura a cui il fluido termovettore (ovvero il fluido che scambia il calore con gli ambienti attraverso i terminali di scambio termico) arriva in caldaia, è sufficientemente bassa da consentire la formazione di condensa; in caso contrario, infatti, non formandosi condensa, la caldaia a condensazione funziona e consuma come una caldaia normale.
I classici termosifoni, per esempio, vengono alimentati con acqua a temperature molto elevate (85 – 90°C). Ne consegue che le temperature del fluido termovettore di ritorno dal terminale di scambio termico, si aggirano intorno ai 60 – 70°C, il che impedisce la formazione di condensa all’interno della caldaia che, funzionando allo stesso modo delle caldaie tradizionali non consente affatto il risparmio energetico, né tantomeno quello economico.
I costi iniziali di una caldaia a condensazione, infatti, sono maggiori di quelli di una caldaia tradizionale e, se la caldaia non lavora come dovrebbe, non sono bilanciati dal risparmio energetico in fase di esercizio.
Purtroppo, ignari delle problematiche illustrate, in molti hanno scelto di utilizzare questo tipo di generazione del calore per beneficiare degli incentivi fiscali, dovendosi stupire all’arrivo della prima bolletta, non dissimile da quelle precedenti.
In conclusione, caldaia a condensazione sì, ma solo con terminali di scambio termico a basse temperature.