Shopping sostenibile: sappiamo acquistare in modo etico?

Sappiamo acquistare in modo etico? Pare proprio che gli italiani siano sempre più attenti agli aspetti legati allo shopping sostenibile, anzi, secondo la ricerca Global Lifestyle Monitor 2016, il 57% dei consumatori compra capi d’abbigliamento prestando attenzione alle fibre e alle etichette, privilegiando il cotone (70%), la lana (69%) e a seguire la seta (65%).

ACQUISTARE E CONDIVIDERE ABITI CHE NON SI INDOSSANO PIÙ

Fibre: composizione e provenienza

La fibra di cotone è in cima alle preferenze durante lo shopping perché ritenuta sostenibile, naturale e autentica. In generale, più di sette consumatori su dieci indossano capi in cotone o misto cotone, giudicando questa fibra capace di interpretare al meglio la moda attuale.

Per quanto riguarda le etichette, più di nove consumatori su dieci prima dell’acquisto la legge, per verificare la composizione delle fibre e la provenienza. Secondo gli intervistati, la responsabilità per un capo non sostenibile ricade per il 16% sul brand, per il 15% sul produttore delle fibre, per il 13% la responsabilità è personale, per il 10% sul paese di produzione e per il 7% sul negozio.

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Sostanze chimiche

Poi c’è l’aspetto legato all’uso di sostanze chimiche e pesticidi per la produzione dei tessuti, collegato al consumo idrico, all’utilizzo di suolo, di energia e alle emissioni di gas serra.

Dalla ricerca emerge che, per quanto riguarda la produzione di cotone, a preoccupare di più gli italiani sono:

  • Uso di sostanze chimiche (73%);
  • Emissioni di gas serra (68%);
  • Consumo di acqua (65%);
  • Consumo di energia (61%);
  • Utilizzo di suolo (57%).

Acquisti etici

Fra pochi giorni però inizieranno i saldi estivi e molti di noi saranno colpiti dalla sindrome dello shopping compulsivo, tentati dai prezzi stracciati e convinti di fare l’affare del secolo. È proprio questo il momento per non farsi trascinare nell’acquisto “a tutti i costi” e porsi qualche domanda.

Ad esempio, quella t-shirt a tre euro che abbiamo distrattamente lanciato nel carrello, quale impatto ambientale può avere?

Non sarebbe meglio cominciare a cambiare qualcosa per salvaguardare la salute del nostro pianeta partendo da un insieme di buone pratiche?

Facendo le scelte giuste si risparmiano risorse naturali ed economiche, si rinnova il guardaroba in modo critico e intelligente, si concilia etica ed estetica, si trasforma la nostra qualità di vita. Come?

La prima regola di chi consuma in modo sostenibile è comprare solo ciò di cui ha bisogno; questa pratica permette di dimezzare, o quasi, gli acquisti ed è assolutamente realistica.

Ci sono il riuso e il riciclo creativo: non c’è necessità di rifare il guardaroba a ogni stagione, con un po’ di fantasia si possono trasformare vecchi capi in qualcosa di più attuale o creare un nuovo oggetto.

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C’è lo scambio, il baratto. Il cosiddetto swapping sta trovando grande diffusione in Italia. È così indispensabile buttare via quel paio di jeans con la cerniera rotta o la camicia cui mancano dei bottoni? Riparando e rinnovando si risparmiano soldi allungando la vita dei nostri vestiti.

Se non si riesce in nessun modo a resistere alla tentazione di fare shopping, cerchiamo almeno di ragionare a lungo termine. Può quindi essere utile fare una lista di ciò che serve, acquistando abiti destinati a durare più di una stagione e scegliendo materiali certificati e sicuri.

Infine, preferendo il Made in Italy si sostengono e si premiano quelle aziende che hanno scelto di produrre in Italia e si contribuisce alla tutela del marchio.

Elena Bozzola

Elena Bozzola Architetto

Si è laureata quando la parola “sostenibile” la pronunciavano in pochi e lei si ostinava a spedire email sulla tutela ambientale a tutti i suoi amici. L’incontro con Architettura Ecosostenibile è stato un colpo di fulmine. Ama la fatica delle salite in montagna e una buona birra ghiacciata dopo la discesa.