La casa del fiorista che ricrea l’armonia con fiori e piante

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Negli ultimi decenni, di fronte a sempre più evidenti rischi ambientali e a una crescita tecnologica smisurata che ha portato a rivisitare completamente il rapporto tra uomo e natura, la filosofia sostenibile e l’architettura ambientale hanno tentato di proporre sempre nuove soluzioni per un utilizzo delle risorse meno invasivo rispetto all’ambiente, senza tuttavia riuscire a garantire all’uomo che vive nelle città la possibilità di condurre una vita che si distacchi dall’artificialità contemporanea.

Il progetto House in Seya, dello studio giapponese Suppose Design Office, punta ad un netto ritorno all’originale rapporto con la natura, tramite un’architettura che guarda alla sostenibilità senza fermarsi al mero studio di un sistema costruttivo “ecologico”, ma che mira ad attuare i suoi fondamenti direttamente sui modi dell’abitare.

Il progetto
Situata in un piccolo lotto di terreno all’interno di un’area prettamente residenziale, questa abitazione è stata costruita per un fiorista desideroso di poter ricreare nella propria casa una struttura in armonia con fiori e piante.

La strategia progettuale si è concentrata sulla creazione di uno spazio sperimentale, in grado di porsi come una via di mezzo tra il concetto classico di residenza e quello di giardino, il cui risultato non fosse mai definitivo ma in grado di “crescere” e mutare continuamente come succede in natura.

Secondo queste premesse lo studio Suppose ha proceduto con un disegno capace di rompere la netta distinzione tra interno ed esterno, fondendone i concetti attraverso la penetrazione del giardino all’interno dell’architettura, evidenziato nei pressi dell’ingresso con pietre e ghiaia che accompagnano sino al primo livello abitativo.

Ad argomentare tale “fusione”, gli stessi architetti spiegano:
“E’ nella norma costruire pareti che circondano lo spazio abitativo ma per la House in Seya abbiamo deciso di includere anche lo spazio esterno. Questo è risultato dalla creazione di uno spazio che non è nè un giardino nè una stanza”.

Gli interni
Una struttura a portali e pannelli in legno avvolge il volume dell’edificio ed è pensata come un elemento di base che si modificherà lentamente nel tempo tramite l’aggiunta di mensole e vasi per permettere alle piante di distribuirsi lungo il periodo interno dell’abitazione, secondo una “crescita” e una metamorfosi naturale del costruito.

I due livelli fuori terra si affacciano su uno atrio d’ingresso a doppia altezza, grazie al quale il piano superiore assume la funzione di terrazza affacciandosi su uno spazio naturale illuminato da ampie aperture posizionate in copertura.

La creazione di grandi vani aperti grazie alla quasi totale assenza di pareti interne ha permesso di ottenere ambienti ariosi e luminosi, in grado di emulare le caratteristiche degli spazi aperti ed evitare l’opprimenza delle sempre più rigide e ridotte partizioni attuate nelle costruzioni contemporanee.

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Alessandro Zerbi

Alessandro Zerbi Architetto

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