- scritto da Silvia Torri
- categoria Criteri Progettuali
L’orientamento degli edifici rispetto all’asse eliotermico
Nei primi anni del novecento nasceva la teoria, ancor oggi presente in molti manuali per la progettazione, che proponeva la disposizione delle costruzioni lungo l’asse eliotermico come miglior soluzione per uniformare i valori termici e luminosi, disponendo gli edifici lungo l’asse nord–sud inclinato di 19°, e avendo quindi le facciate principali rivolte all’incirca verso est e ovest.
Le odierne problematiche energetiche e gli studi legati ad esse hanno confutato questa teoria, in quanto nell’orientamento eliotermico la radiazione solare, pur risultando equamente distribuita nelle due facciate principali, viene captata solo nei periodi in cui essa è meno utile per il comfort termico. Nella stagione invernale, infatti, tale radiazione raggiunge soltanto di striscio i fronti est e ovest, regalando un modesto contributo al guadagno termico proprio quando ce n’è più bisogno, mentre d’estate, sia al mattino che nel pomeriggio, il sole colpisce in maniera molto più diretta le stesse facciate, entrando nel fabbricato attraverso le aperture e surriscaldando eccessivamente l’edificio nella maggior parte della giornata, causando eccessivo discomfort per gli occupanti. [Fonte: Giuliano Cammarata, Climatologia dell’ambiente costruito, Siracusa 2006]
Dal punto di vista bioclimatico appare oggi di maggiore interesse, in generale per quanto riguarda il clima temperato italiano, l’orientamento dell’asse principale degli edifici secondo la direzione est–ovest, ovvero con la disposizione delle facciate principali a sud e a nord, preoccupandosi di schermare adeguatamente le componenti trasparenti a sud di modo che la radiazione solare possa penetrare in inverno ed essere ostacolata in estate, come buona prassi per l’ottimizzazione dei guadagni termici solari.