Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): cosa sono e come funzionano

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Un pannello solare sul tetto è il primo passo verso l'indipendenza energetica, ma per molto tempo è rimasto un gesto solitario. E se quel pannello potesse parlare con la casa del vicino? Se l'energia prodotta in eccesso da una piccola azienda potesse servire la biblioteca comunale o la famiglia della via accanto?

Questa idea di energia come bene condiviso, come una rete di collaborazione locale, è esattamente ciò che le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) stanno trasformando in realtà. Si tratta di un nuovo modo di pensare l'energia: non più come una merce da acquistare da un grande produttore lontano, ma come una risorsa da generare e scambiarsi sul territorio. In questo scenario, le comunità energetiche, reti intelligenti per scambiare energia, diventano il tessuto connettivo che unisce i puntini di questa mappa energetica locale.

Una rete di persone, prima che di cavi

Chi sono i protagonisti di questa piccola rivoluzione? Una comunità energetica è un mosaico di attori locali:

  • i cittadini con le loro abitazioni
  • le piccole e medie imprese
  • l'amministrazione comunale
  • persino la parrocchia o l'associazione di quartiere.

Il legame che li tiene insieme, prima ancora che un contratto, è geografico: devono trovarsi tutti sotto la stessa cabina elettrica primaria, il che li rende a tutti gli effetti "vicini di rete". Per dare gambe e un'anima giuridica a questo progetto condiviso, si costituisce un soggetto legale (un'associazione, una cooperativa) il cui obiettivo non è il profitto, ma la generazione di vantaggi per i propri membri e per l'intera area in cui opera. È la dimostrazione che la transizione ecologica può e deve essere un progetto collettivo.

L'energia condivisa: un gioco di squadra virtuale

Come funziona questa condivisione? L'elettricità non viaggia fisicamente dal tetto di un membro a casa di un altro. Gli impianti della comunità immettono in rete la loro energia pulita. Nello stesso momento, tutti i membri, che abbiano un impianto o meno, consumano energia come hanno sempre fatto. I contatori registrano tutto.

Quando i dati aggregati dai contatori mostrano che la produzione e il consumo avvengono simultaneamente all'interno del perimetro della comunità, quella quota di energia viene conteggiata come "condivisa". È per questa corrispondenza virtuale che lo Stato riconosce un incentivo economico. Tale beneficio non va al singolo produttore, ma viene incassato dall'entità legale della comunità e poi redistribuito tra tutti i membri, secondo regole eque decise insieme.

Un triplice guadagno: per il pianeta, il portafoglio e la comunità

Il primo beneficio di questo modello, il più evidente, è un respiro di sollievo per l'ambiente: più energia rinnovabile prodotta e consumata localmente significa meno emissioni e meno dipendenza dalle fonti fossili.

Il secondo è un vantaggio concreto e tangibile per le finanze dei membri. La condivisione degli incentivi si traduce in bollette più leggere e in una maggiore stabilità rispetto ai capricci del mercato energetico.

Infine, c'è il guadagno più prezioso: quello sociale. Le comunità energetiche creano coesione, stimolano la collaborazione tra vicini e imprese, educano a un consumo più consapevole e rafforzano il tessuto di un territorio, rendendolo più resiliente e unito.

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