La sostenibilità al quartier generale Google passa anche dai bagni supertecnologici

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È un’esperienza che non capita spesso ai comuni mortali. Quando ricevetti l’invito a tenere una breve conferenza al Googleplex, il quartier generale di Google nel cuore di Silicon Valley, non esitai nemmeno un minuto ad accettare di volare in California, la capitale della Green Economy. Prima regola dellasostenibilità di Google: niente macchine private. I dipendenti arrivano al lavoro negli autobus aziendali, dove ogni

poltrona in eco–pelle porta ricamato il logo e dove non poteva ovviamente mancare la connessione Wi–Fi satellitare a banda larga per consentire ai fortunati impiegati di iniziare a scaricare le e–mail prima di arrivare a destinazione in Mountain View. Giunti al Googleplex si trovano a disposizione delle biciclette multicolor, rosso–blu–giallo–verde come il logo aziendale, per facilitare lo spostamento di coloro che hanno i propri uffici negli estremi più lontani del complesso.

Il giardino è molto curato ma la sua eccezionalità risiede nel suo uso atipico da parte degli impiegati! Una parte di esso è destinata a orto biologico gestito, da quelli col pollice verde, durante le due ore di tempo libero che l’Azienda concede nella giornata di lavoro. Altra opzione ricreativa concessa ai fortunati dipendenti

è l’attività ginnica in una palestra super attrezzata. Il giardino vero e proprio è invece il luogo preferito all’ufficio per le riunioni di lavoro che si svolgono in tenuta da “geek” (cioè, qualcosa di più che informale) e semi distesi in poltrone di legno o seduti sull’erba in totale relax. La mensa aziendale serve pasti rigorosamente biologici a km 0, bassi in colesterolo oppure a scelta un menù per vegani. Noi ospiti abbiamo goduto del privilegio di poter accompagnare il nostro pranzo con birra o vino californiano a scelta, ma di solito, ci spiegano, gli alcolici sono assenti.

L’architettura del complesso è imponente e tuttavia insignificante, la tipica struttura moderna in ferro rivestita di pareti in cristallo. Gli interni più che minimalisti: tubi, cavi e componenti impiantistici tutti in vista e pavimenti in moquette grigia. Molti uffici non hanno luce naturale, malgrado le superfici vetrate continue, e nessuno ha pensato d’installare un sensore di presenza per ridurne il consumo di luce quando l’utente non c’è.

Il concentrato di tecnologie sta nel gabinetto nel senso letterale del termine: i WC dei bagni sono dotati

di un sistema di sensori, tubicini e pulsanti di vario tipo che li rende dei veri hardware multifunzionali. Cioè oltre a espletare le funzioni del classico WC, consentono di risparmiare carta igienica usando, a seconda dei gusti ed esigenze, lo spruzzo di un getto posizionato anteriormente o posteriormente (persino con la possibilità di aggiustare la temperatura) e di un soffione di aria calda per l’asciugatura. Ovviamente non c’è nemmeno il pulsantone o la catena, lo sciacquone si scarica e ripulisce automaticamente appena l’utente si alza. Particolare curioso del mondo dei geek:

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al posto dei messaggi impudici o di protesta sindacale, nel retro delle porte delle toilette sono appese delle buste in plastica trasparente contenenti consigli ed idee su come programmare funzioni HTML per le pagine web. Nella mia c’èra come programmare i bottoni di navigazione “avanti” e “dietro” per i browser di persone disabili che non possono usare il mouse e si avvalgono di altre interfacce. Perché un wc tecnologico non può essere solo hardware, ed un vero geek è multitask anche nei momenti più intimi della giornata lavorativa.

Foto | Mario A. Rosato













Mario Rosato

Mario Rosato Ingegnere

La sua passione sono le soluzioni soft tech per lo sviluppo sostenibile, possibilmente costruite con materiale da riciclaggio. Un progetto per quando andrà in pensione: costruire un'imbarcazione a propulsione eolica capace di andare più veloce del vento in ogni direzione.