Ecologia alimentare? Il chewing gum è sostenibile e biodegradabile!

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È uno dei prodotti alimentari più consumati nel mondo, ma forse non tutti ne conoscono la storia e implicazioni importanti sotto il profilo dell’ecosostenibilità. Stiamo parlando del chewing gum, o, se si preferisce, la gomma da masticare; un prodotto solo apparentemente privo di conseguenze per quanto concerne l’impatto ambientale.

Infatti quando venne brevettata e lanciata sui mercati nel lontano 1866, questa novità, destinata a diventare ben presto un vero e proprio “status symbol alimentare” della società occidentale, sfruttava come ingrediente–base il chicle messicano, la gomma naturale ricavata dall’omonima pianta. Gomma naturale che, tuttavia, venne ben presto sostituita dalle multinazionali produttrici con miscele artificiali derivate dal petrolio, come a tutt’oggi avviene.

Ciò dovrebbe indurre a seria riflessione sia per quanto concerne i rischi per la nostra salute, sia appunto per le conseguenze ambientali, dato che questi ingredienti rendono il chewing gum solo parzialmente biodegradabile, e per di più in tempi biblici: non meno di cinque anni! Oltre al danno per l’ambiente, le conseguenze sul piano economico sono veramente pesanti: basti pensare che per la rimozione di una gomma gettata a terra si spende un euro, ossia, per quanto riguarda l’Italia, 23 miliardi di euro all’anno (per fornire un parametro di riferimento, teniamo presente che per la ricostruzione dell’Aquila dopo il sisma ne sono stati stanziati otto). In Gran Bretagna se la passano ancor peggio: l’amministrazione comunale londinese arrivò a spendere nel 2006 più di 100.000 sterline (circa 150.000 euro) per rimuovere le gomme dalla pavimentazione stradale. In tempi di crisi, questi dati fanno, se possibile, ancor più rabbrividire.

A tutto questo è però oggi possibile porre rimedio con un’alternativa “pulita”: Chicza Rainforest Gum è la nuovissima gomma da masticare che torna alle origini, utilizzando solo gomma naturale estratta e lavorata dai chicleros dello Yucatan. Per il momento è già presente sui mercati della Gran Bretagna al costo di 1,50 euro al pacchetto, ma qualche punto vendita italiano la propone già ai suoi clienti (c’è già un importatore attivo su Roma, Giulio Di Giacomo) e presto il prodotto verrà lanciato in diversi Paesi.

Premiata al londinese Natural and Organic Products Festival come Miglior nuovo alimento biologico, a Milano al Sodalitas Social Award e a Roma pochi giorni fa al Premio Progetti Sostenibili e Green Procurement, Chizca è davvero il frutto di un’operazione intelligente da molti punti di vista. Prima di tutto, torna ad essere amico dell’ambiente in quanto smaltibile in sole sei settimane (non per niente lo slogan coniato per il suo lancio commerciale recita che “viene dalla terra e torna alla terra”), non appiccicoso (non si attacca fastidiosamente a vestiti, scarpe, capelli, materiali vari) e non dannoso nel caso in cui venga ingoiato. Inoltre, acquistarlo significa dare una mano al lavoro dei duemila chicleros coinvolti nella sua produzione, che avviene attraverso un sistema virtuoso di associazionismo cooperativo (56 strutture consorziate in tutta la penisola dello Yucatan, l’unico ecosistema adatto alla crescita dell’“albero della gomma”, il Chicozapote).

Masticare sì, ma masticare… sano e pulito!