Le mappe di rischio per la prevenzione del dissesto idrogeologico

mappa-rischio-idrogeologico

Dallo scorso Dicembre si discute su come intervenire su tutto il territorio nazionale nei casi di trasformazioni che comprometterebbero il paesaggio e il complesso equilibrio ambientale: il controllo degli interventi, più semplice se affiancato a mappe di rischio, è spesso ostacolato dall’abusivismo, dalla mancanza di conoscenza dei rischi connessi, dalla scarsità di risorse da investire nell’ambito della prevenzionee così, pur di agire in un sito, tirando le somme su quel che può essere risparmiato, i primi tagli vengono effettuati proprio sulla prevenzione dei rischi ambientali (primo fra tutti il rischio idrogeologico) che, essendo pensati a lungo termine o di insufficiente probabilità di accadimento, sono bypassabili.

Il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica– Presidenza del Consiglio dei Ministri) sta mettendo a punto il piano previsto dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per prevenire e combattere l’ormai pressante problema del dissesto idrogeologico nelle aree più vulnerabili d’Italia e sul quale l’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) ha a sua volta espresso il proprio consenso.Secondo l’INU il testo del Piano è un buon punto di partenza, tuttavia dovrebbe innescarsi una politica più generale che coinvolga tutti gli aspetti ambientali che direttamente e non sono concause dei dissesti idrogeologici. Purtroppo la discontinuità decisionale – dovuta in quest’occasione alle dimissioni anticipate del Governo Monti – e l’incertezza politica che si prospetta in avvenire, non sembrano essere di buon auspicio per la concretizzazione degli obbiettivi. L’INU ritiene che il piano vada nella direzione di un buon governo del territorio e per questo debba essere perseguito senza indugi.
Occorre innanzi tutto approvare una legge (e con un Parlamento che sta per volgere al termine si dovrà restare in attesa del suo rinnovo) che dia delle linee guida generali e che non si limiti semplicemente alla messa in sicurezza dei luoghi già colpiti dalle calamità bensì sia in grado di prevenire i danni nei siti potenzialmente a rischio.

Quale la novità del Piano Clini per fare fronte alla mancanza di fondi?
È prevista l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria per gli edifici delle zone più vulnerabili; un’assicurazione complementare che non vada a interferire con altri provvedimenti di livello locale e/o nazionale che prevedano sgravi fiscali per altre questioni legate alla vulnerabilità dei siti dove sorgono gli immobili.
Come fare a reperire i soldi per gli interventi? Secondo l’INU i costi di programmazione e prevenzione devono essere ripartiti non solo fra i proprietari degli immobili, ma – soprattutto nelle zone più a rischio – occorre innescare un meccanismo che coinvolga la fiscalità nazionale; ecco perché sarebbe necessario obbligare i Comuni a dotarsi delle cosiddette “mappe di rischio”.

Che cosa sono le “mappe di rischio”?
Sono mappe derivanti dallo studio del territorio e dalla valutazione delle conseguenze che scaturiscono dalla perdita o dal danneggiamento dei manufatti o da quelle attività che vengono svolte in ambiti soggetti a pericoli idrogeologici. Queste mappe dovrebbero essere utilizzate per individuare come e su chi ripartire i costi delle politiche preventive e, attraverso il recepimento nella pianificazione, per rendere partecipe la popolazione e farle assumere coscienza sul corretto uso del suolo. Tutte le decisioni sugli interventi nelle zone a maggior rischio dovrebbero di conseguenza prevedere il coinvolgimento delle Regioni ed essere ricomprese all’interno dei piani di scala vasta fino a quella comunale per affrontare ogni caso secondo le sue peculiarità e risolvere eventuali rilocalizzazioni di funzioni che possano entrare in conflitto con la tutela paesaggistica e del patrimonio storico–culturale o creare scompensi nel caso di spostamenti di popolazione.







Mariangela Martellotta

Mariangela Martellotta Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.