Università verticale: sostenibilità attraverso le cinque zone climatiche del Nepal

Che non sia un’università come le altre lo si capisce già dal nome. La Vertical University (Università Verticale) è un progetto educativo unico nel suo genere, ideato dalla no profit nepalese KTK- Belt Studio. La missione dell’associazione è quella di studiare l’effetto dei cambiamenti climatici su ciascuna delle cinque zone climatiche che attraversa il paese, con particolar riguardo per  l’impatto che avranno sulla popolazione locale e sulla ricchissima biodiversità. Il Nepal, nonostante le sue ridotte dimensioni, è infatti uno dei paesi con maggiori quantità di specie autoctone e rare, ospitando ben il 9,5 % delle specie di uccelli e l’8,9% di tutti i muschi del mondo.

schema universita verticale nepal

In risposta a questo fragile contesto KTK- Belt Studio propone un nuovo modello che combina conservazione ambientale, didattica alternativa ed economia bio-locale.Comprendere il rapporto che questa piccola nazione ha con il suo territorio è essenziale per inquadrare la rilevanza del progetto, considerando che le risorse naturali costituiscono la fonte di sostentamento per circa il 90% della popolazione, nonché il 40 % del PIL. Negli ultimi decenni la globalizzazione e il conseguente sviluppo incontrollato stanno mettendo in grave pericolo una millenaria e proficua cooperazione tra uomo e natura. Il Nepal è spesso soggetto a frane, allagamenti, proliferazione di specie invasive, degradazione delle zone umide e deforestazione. Tra il 1990 e il 2005 il paese ha perso il 25% delle sue foreste a causa dell’urbanizzazione incontrollata e della conversione di foreste in monoculture di olio di palma e biocombustibili.

Università Verticale: un modello unico al mondo

Sono diversi i fattori che rendono questo progetto unico al mondo. La principale novità è data dal fatto che le lezioni non si svolgeranno all’interno di un'unica struttura ma in sei campus, disposti lungo un corridoio continuo di biodiversità che attraverserà verticalmente il paese, partendo dalle zone umide a 67 m di altitudine per raggiungere gli 8560 m alle pendici del monte Kangchenjunga, attraversando le cinque zone climatiche e un gradiente caleidoscopio di culture, saperi e biodiversità.

corridoio verticale universita sostenibile nepal

Ciascun campus è progettato per adattarsi al contesto climatico, ambientale e culturale grazie all’utilizzo di materiali e tecniche costruttive locali e di un design resiliente in grado di rispondere ai cambiamenti climatici. Gli studenti potranno non solo imparare le basi teoriche della sostenibilità ma anche avere esperienza diretta di cosa significa applicare questi principi in un territorio e in una situazione di vita reale. Saranno costantemente ispirati da un modello di architettura vivente che li aiuterà a  riconnettersi con il proprio ambiente, tornando ad essere indigeni dei propri luoghi.

A tal proposito va aggiunto che gli insegnanti saranno proprio membri delle varie comunità indigene sparse attraverso le cinque zone climatiche. Sebbene il collegamento possa risultare non immediato, la simbiosi tra queste comunità e il loro habitat racconta la storia millenaria di un profondo legame. Il movimento ambientalista globale ha solo di recente scoperto che conservazione ambientale e rispetto delle comunità indigene vanno di pari passo al punto che non può esistere l’una senza l’altra. I membri di queste comunità sono detentori di un vastissimo sapere che oggi noi definiremmo multidisciplinare anche se il termine più adatto sarebbe “olistico”, ovvero il fondamento del pensiero antico. Gli studenti avranno il privilegio di conoscere i segreti della propria terra, delle varie specie, delle proprietà culinarie e medicinali di erbe e piante e delle migliori tecniche per prendersi cura del suolo e godere dei suoi frutti. L’Università Verticale diventa un’opportunità per ricucire una ferita aperta tra nuovo e vecchio mondo e un gap generazionale che porta i giovani ad essere estranei alla propria terra.

A questo punto KTK-Belt Studio inserisce un ulteriore elemento, quello economico. L’università darà l’opportunità ai suoi giovani studenti di acquisire conoscenze che potranno utilizzare per crearsi un futuro lontano dai nocivi modelli di sviluppo moderni, diventando al tempo stesso guardiani della biodiversità e della propria cultura.

insegnanti universita verticale nepal

Uno sguardo di dettaglio ai sei campus

I sei campus dell’università verticale del Nepal sono:

  • Koshi-Tappu (67 m slm)
  • Yangshila (180-1950 mslm)
  • Kurule – Tenupa (300-1600 mslm)
  • Khandbari (1200 m slm)
  • Thudam (3600 m slm)
  • Lelep (4600 m slm)

campus sostenibile Koshi Tappu

La prima tappa di questa esperienza educativa unica si troverà nei pressi della riserva Koshi-Tappu (a 67 m di altitudine) riconosciuta come una delle più importanti per la diversità di specie di uccelli. La regione è pianeggiante e molto urbanizzata, una combinazione pericolosa durante la stagione dei monsoni, portando a violenti allagamenti come quello che nel 2008 ha lasciato senza abitazione oltre 60.000 persone. La principale caratteristica di questo campus sarà dunque quella di adottare un design a prova di alluvione grazie a una combinazione tra struttura leggera in bambù e plinto triangolare a gabbione di pietra. Il plinto elevandosi dal terreno si comporta come la prua di una nave che fende le onde.

campus nepal Yangshila

Il campus di Yangshila (180-1950 m slm) sorgerà nella Churia, una delle aree più popolose del Nepal (15% della popolazione). L’attività di estrazione della sabbia e la crescente deforestazione hanno messo a dura prova un terreno di sua natura fragile, composto principalmente di sabbia e ghiaia, causando numerose frane e allagamenti. Il masterplan si concentra dunque sulla stabilizzazione del vicino corso d’acqua e sulla riforestazione tramite specie in via d’estinzione. Teli geotessili e gabbioni in pietra saranno impiegati per contrastare l’erosione del suolo.

campus Kurule Tenupa

La terza struttura è l’unica finora realizzata e sorge nel villaggio  di Kurule – Tenupa (300-1600 m slm)  in un area in cui a causa dei cambiamenti climatici oltre 150 corsi d’acqua si stanno prosciugando. Ciò sta causando la migrazione di 25 specie di pesci che costituiscono la principale fonte di sostentamento per i pescatori locali, oltre a danni all’agricoltura e alla salute pubblica. Il campus è dunque pensato come una’infrastruttura per la raccolta delle acque, in cui ogni tetto o cortile sarà messo a sistema e l’acqua in eccesso verrà immagazzinata in cisterne sotterranea per la stagione arida.

campus Khandbari

Salendo a 1200 m sul livello del mare gli studenti raggiungeranno il campus di Khandbari, situato nel parco nazionale di Makalu-Barun, uno dei luoghi di biodiversità più importanti e al tempo stesso minacciati del Nepal orientale. Tra i maggiori fattori di rischio dell’area troviamo la costruzione di strade e impianti idroelettrici e l’espropriazione illegale di terreni rurali per fare spazio a una crescente urbanizzazione. Khandbari sarà l’unico campus a essere radicato in un ambiente urbano e costituirà dunque un esempio vivente di approccio urbanistico alternativo, sperimentando dispositivi quali tetti verdi, sistemi di raccolta delle acque piovane e pareti per piante arrampicanti.

campus Thudam

Proseguendo il cammino verso la regione sub-alpina incontriamo il campus di Thudam a quota 3600 m. Thudam rende omaggio alle popolazioni nomadi della regione, dedite al pascolo degli yak. Il design s’ispira alla tipica yurta, una struttura realizzata in bambù e tela. Questo campus comprenderà anche una serra per dimostrare come sia possibile coltivare prodotti anche a queste altitudini e con scarse risorse idriche.

campus Kanchenjunga

Il campus di Lelep (4600 metri sul livello del mare) costituisce l’ultima fermata dell’Università Verticale e anche la più importante dal punto di vista dello studio sui cambiamenti climatici poiché si tratterà di una stazione di monitoraggio per il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai che a causa del riscaldamento globale rischia di raggiungere il 35% dell’attuale volume entro il 2050. Si calcola che circa 1,3 miliardi di persone in una regione che va dall’India alla Cina dipenda da questi ghiacciai come fonte di acqua potabile.

Università Verticale: un modello da imitare?

A conclusione di questa panoramica appare evidente come la singolarità del progetto “Vertical University” s’interfaccia con un contesto e delle variabili uniche e inimitabili. Non sono molti i paesi al mondo che possono vantare la stessa densità di biodiversità del Nepal , o il fatto di essere attraversati da ben cinque zone climatiche. Tuttavia il messaggio e le aspirazioni cui punta KLK-Belt Studio sono universali e dunque trasferibili ad altri situazioni. Quanto affermato è ben espresso dalle parole di Rajee Goyal, cofondatore dello studio:

 “Il ruolo educativo della Vertical University risiede nel tipo di esperienza che crea. Quando le persone attraversano questi paesaggi si renderanno conto dell’incredibile diversità e del suo valore inestimabile e capiranno che qualsiasi strategia di sviluppo deve partire da qui. L’obiettivo è di far cambiare la percezione. Vogliamo mostrare alle persone che conservazione, educazione e sostentamento non si escludono a vicenda ma anzi possono fortificarsi per raggiungere un livello più profondo di sostenibilità grazie alla diversità.”

La visione di KTK-Belt è che un giorno non lontano ci sarà un corridoio continuo fatto di foreste che attraverserà diverse nazioni e i più disperati ecosistemi per favorire la rinascita della biodiversità e delle troppe specie che oggi sono a rischio di estinzione.

In secondo luogo, il sistema educativo proposto riconosce il ruolo fondamentale della conoscenza intergenerazionale dei popoli indigeni anche questa in pericolo di estinzione, minacciata dall’avanzata della monocultura globale e della distruzione degli habitat, loro mezzo di sussistenza. Conoscenza che peraltro stiamo ricominciando ad apprezzare sempre di più in quanto la nostra scienza sta scoprendo ora cose che questi popoli conoscono da millenni e che spesso abbiamo declassato come primitiva. Una su tutte: che la nostra sopravvivenza su questo pianeta dipende dall’interconnessione con i processi naturali e dal rispetto di tutte le forme di vita.  

venus project citta osservatorio mare

Infine il ruolo dei sei campus come stazioni di monitoraggio degli ecosistemi ricorda un’idea del visionario Jacque Fresco che nel suo “Venus Project” aveva progettato delle città/osservatorio in diversi ecosistemi come avamposti del processo di rigenerazione naturale. Città in cui la vita di tutti i giorni si intreccia con lo studio e il monitoraggio degli ecosistemi e la loro riparazione. La visione della società di Jacque Fresco è per tanti aspetti troppo distante dal nostro immediato futuro, ma qualsiasi progetto che come la Vertical University si avvicina ai suoi principi fa sperare che stiamo seguendo la giusta direzione.

Luca Leonardo Preziosa

Luca Leonardo Preziosa Architetto

Architetto pugliese, vive e lavora a Praga. Sogna di progettare le città sostenibili del futuro, basate su un’economia circolare e la cultura della condivisione. Ha fatto della sostenibilità e del vivere senza produrre rifiuti il suo stile di vita. Si nutre di musica, arte e conoscenza, nella più ampia accezione.