Un enorme cementificio nel cuore del Parco dei Colli Euganei

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È risaputo che folle di turisti da tutto il mondo si accalchino ogni anno alle frontiere del Bel Paese perché irresistibilmente attratte dal fascino debordante dei nostri cementifici, aggraziate icone dalle proporzioni auree, nonché emblemi moderni della triade vitruviana. Come? Non la pensate così? Allora provate a spiegarlo ai membri del Consiglio di Stato, i quali hanno dato il via libera alla costruzione di un enorme cementificio da 160 milioni di euro a Monselice, nel cuore del Parco dei Colli Euganei; poiché secondo i suddetti tale moloch migliorerebbe (udite udite) il paesaggio: la fornace, con il suo camino alto 89 metri possiederebbe infatti “una qualità architettonica apprezzabile, in linea con le tendenze dell’architettura contemporanea” (testuale). Ora, concordo che non siamo nel Rinascimento, ma questo è lo stroncamento più feroce che sia mai stato fatto ai danni della discussa architettura contemporanea. Giudicate da voi:

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E se questo è il render, non oso immaginare l’opera costruita (siamo svezzati abbastanza da sapere quanto poco oneste siano le simulazioni 3d e i fotoinserimenti). Questa immagine, so che può sembrare incredibile, ma ha fatto breccia nei cuori dei consiglieri di Stato, che inebriati dalle virtù plastiche dell’apollinea costruzione si sono prodotti nell’elogio incondizionato di tale gemma.

Qualche bel libro di storia dell’architettura, o anche solo qualche lente bifocale, potrebbe forse risolvere il dramma di questi uomini, che, è evidente, necessitano di urgente aiuto.

Ma sebbene basterebbe il solo giudizio estetico a stracciare il progetto, il punto cruciale è un altro: anche se ci trovassimo dinanzi al nuovo Pantheon, non può esservi compatibilità funzionale tra un cementificio e un Parco sottoposto a vincolo di tutela ambientale (ma d’altronde noi siamo il Paese che è riuscito a trasformare il Parco Nazionale del Vesuvio in una discarica).

Fatto sta che la sentenza ribalta il parere negativo espresso invece dal TAR lo scorso maggio, gettando nello sconforto i cittadini e i vari comitati contrari, ma facendo esultare Italcementi s.p.a che dal canto suo, come è ovvio, difende il progetto come può sostenendo che si tratterebbe solo di un “revamping” dei già esistenti cementifici vecchi e malandati, i quali certo non erano proprio queste ville palladiane, ma sostenere che siccome uno scempio c’è già, tanto vale farlo più grosso, mi sembra più che altro un ottimo esercizio di mirror climbing. I vecchi impianti erano lì da prima dell’istituzione del parco, e dunque avevano una pur minima ragione d’essere, ma non c’è alcuna ragione legittima per avviare un nuovo ciclo di produzione della durata prevista di 28 anni, a scapito di un territorio protetto. A questo punto vi starete chiedendo: ma non esiste un Ente Parco che dovrebbe vigilare? Certo che sì, ma tifa Italcementi, e non da sola, lo fa assieme al sindaco.

È il festival del paradosso: i cementifici migliorano il paesaggio e chi ha il dovere di opporsi è invece il primo ad arrendersi, remando addirittura a favore.

Ma se etica ed estetica bussano invano sulle scatole craniche insonorizzate dei tifosi del cemento, ci sono almeno due argomenti incontrovertibili che non è possibile ignorare senza candidarsi automaticamente alla scalata verso la vergogna. Il primo è che al Titolo III capo 1 del piano ambientale dei Colli Euganei (scaricabile proprio dal sito dell’Ente Parco…) l’articolo 19 (Attività ed impianti incompatibili o ad alto impatto ambientale) inserisce al punto c “gli impianti produttivi ad alto impatto ambientale, quali le cementerie. Più esplicito di così.

In secondo luogo, i cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti (industria insalubre di classe 1) e la letteratura medico–scientifica, ha dimostrato aumentati livelli di alluminio e cromo nel sangue di chi lavora in un cementificio, che è a rischio elevato di tumore maligno del polmone; oltre ad aumentati livelli di particolato e metalli pesanti nell’aria e nei terreni circostanti e, per chiudere in bellezza, aumentati livelli di metalli pesanti nel sangue di chi vive in prossimità di un cementificio. Queste ed altre informazioni per chi volesse approfondire sono disponibili qui. Sarebbe dunque un bene che questi impianti cominciassero ad essere drasticamente ridotti e contingentati, specie in un Parco, specie nel nostro Paese. L’Italia è infatti la nazione europea con più cementifici, con i suoi 59 impianti (22% del totale degli impianti europei).

Eppure malgrado ciò, i raffinati esteti del Consiglio di Stato hanno fatto prevalere da inguaribili romantici quali sono, le ragioni del Bello su ogni altra cosa, avallando un progetto che era stato già bocciato da 27 comuni della zona.

È curioso, ma sembra proprio che alcune opere si debbano fare a tutti i costi, anche se non servono a nessuno se non a chi le fa, anche quando i cittadini non le vogliono, anche quando l’evidenza ne mette a nudo l’assurdità e la pericolosità, anche quando la nostra stessa storia viene calpestata. Questi sono infatti i territori che hanno saputo ammaliare personaggi di spicco della letteratura italiana, da Ugo Foscolo a Dino Buzzati, passando per Fogazzaro, D’Annunzio e Bassani, e altri ancora.

Se solo potessi mostrarti il secondo Elicona che per te e per le Muse ho allestito nei Colli Euganei! Penso proprio che di lì non vorresti mai più andartene”. (Petrarca, XLVI lettera delle “Variae”)

Se solo potessi mostrarti cosa vogliono fare dei Colli Euganei, penso che di lì te ne andresti, e pure alla svelta.

Fonti |
Bardin–Mikolajczak A., Lissowska J., Zaridze D., Szeszenia–Dabrowska N., Rudnai P., Fabianova E., et al. 2007. Occupation and risk of lung cancer in Central and Eastern Europe: the IARC multi–center case–control study. Cancer Causes Control 18: 645–654
Mohebbi A., Baroutian S. 2007. Numerical modeling of particulate matter dispersion from Kerman Cement Plant, Iran. Environ Monit Assess 130: 73–82
Pournourmohammadi S., Khazaeli P., Eslamizad S., Tajvar A., Mohammadirad A., Abdollahi M. 2008. Study on the oxidative stress status among cement plant workers. Hum Exp Toxicol 27: 463–469











Alberto Grieco

Alberto Grieco Architetto

Frequentando una signora chiamata Storia, ha scoperto che l’architettura bio-eco-ecc. non ha inventato Nulla©, ed è per questo che perde ancora tempo sui libri. Architetto per vocazione; tira con l’arco, gira per boschi, suona e disegna per vivere. Lavora nel tempo libero per sopravvivere.