Posidonia come isolante termico. Quando l’ispirazione viene dalla Natura

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La natura offre da sempre ottime materie prime per l’applicazione in vari ambiti, tra cui l’edilizia e le costruzioni, solo che spesso non siamo in grado di trarre ispirazione dai suoi suggerimenti, di scoprire ed investigare nuovi usi ed applicazioni. È il caso della posidonianelle vesti di isolante termico: pianta acquatica abbondantemente presente nelle spiagge, solitamente all’inizio della stagione balneare deve essere rimossa ed eliminata.In alcune aree geografiche questo materiale naturale era tradizionalmente impiegato nelle costruzioni per assenza di altre materie prime, come ad esempio avveniva in Svezia. Dunque la sua moderna applicazione non è un’innovazione, ma una riscoperta di tecnologie tradizionali di alcuni paesi del Nord Europa.

La Posidonia spiaggiata: rifiuto o risorsa?

DAL NORD EUROPA UN NUOVO ISOLANTE TERMICO DALLA POSIDONIA

La posidonia oceanica, nota anche con il nome di erba di Nettuno, è una pianta acquatica tipica del Mar Mediterraneo. È caratterizzata da radici, come una pianta terrestre, e da foglie a forma di nastri che arrivano fino ad un metro di lunghezza e raggruppate a ciuffi di 6 o 7; dà ordine anche a frutti detti “olive di mare”. Sott’acqua, ad una certa profondità, costituisce delle vere e proprie praterie, all’interno delle quali si nutrono e trovano protezione alcuni tipi di flora e fauna.

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Nonostante per molti si tratti di una fastidiosa presenza, anche per l’odore rilasciato in natura durante la decompozizione, la posidonia ha un’azione benefica per gli ecosistemi perchè protegge la costa dall’erosione. Inoltre la presenza di banchi di posidonia in decomposizione sulle spiagge indica la buona qualità delle acque marine. Oltre i banchi di posidonia, sulle spiagge spesso si trovano le egagropili, ovvero delle palline di varie dimensioni costituite di fibre di posidonia, a seguito dell’azione marina e degli agenti atmosferici.

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In Italia i banchi di foglie di posidonia presenti sulle spiagge vengono definiti come “rifiuti solidi da smaltire” (parte IV del Testo Unico Ambientale: D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”). La legge italiana inoltre prevede che la posidonia in decomposizione possa essere riutilizzata previo compostaggio (D. Lgs. 29 aprile 2010 n. 75 “Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88”).
In Germania ed in Svezia questa pianta marina è divenuta materiale edile: scopriamo insieme come!

I VANTAGGI

Come evidenziato dai ricercatori del centro ricerche Fraunhofer (un’organizzazione tedesca importante su scala europea), l’utilizzo della posidonia in ambito edilizio è giustificata da caratteristiche e proprietà, sconosciute ai più perchénon manifestate apertamente in natura. Vediamo insieme quali sono le principali:

  • è un buon isolante termico;
  • è completamente riciclabile: si calcola che la sua vita media sia di circa 150 anni, quindi la sua applicazione in campo edile è vantaggiosa per la sua durevolezza;
  • è ignifuga, il che la rende altamente affidabile per l’applicazione e la sicurezza degli edifici;
  • è resistente alla muffa, poiché è presente una percentuale di sale compresa tra lo 0,5 e il 2%, il che evita che marcisca;
  • è in grado di assorbire vapor acqueo e successivamente rilasciarlo senza perdere capacità isolante, come spesso invece avviene quando si tratta di altri materiali isolanti.

Tutte queste caratteristiche rendono non necessario l’uso di additivi chimici, con notevoli vantaggi per la salute dell’uomo e dell’ambiente: la posidonia è dunque anche atossica.

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LE APPLICAZIONI

In Svezia: la Modern Seaweed House

Sull’Isola danese di Læsø, nel mare di Kattegat che divide Svezia e Danimarca, sorge la Modern Seaweed House, esempio contemporaneo dell’applicazione della posidonia per l’isolamento termico del tetto. In un contesto naturale fatto di sabbia e brughiera, l’isola accoglie per 2/3 una riserva naturale, e diventa il contesto giusto dove fare di necessità virtù. Infatti la quasi totale assenza di alberi ed altri materiali da impiegare nella costruzione ha reso gli abitanti di Læsø ingegnosi, insegnando loro a fare uso dei materiali che il territorio offre. Uno degli esempi è, appunto la posidonia, abbondantemente presente sulle spiagge dell’isola.

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Tradizionalmente essa veniva raccolta, fatta essiccare ed usata per la realizzazione delle case dei pescatori.
Prendendo spunto da questa pratica, la Realdania Byg (associazione no profit) propone allo studio di architettura danese Vandkunsten un progetto per la valorizzazione e la divulgazione delle tecniche costruttive tradizionali.

Per l’applicazione nella Modern Seaweed House, la posidonia è stata messa ad essiccare, raggruppata in cuscinetti, impiegata per il rivestimento esterno della struttura e per l’isolamento della pavimentazione; quando utilizzata non a vista, è stata opportunamente posta in casse di legno. I cuscinetti sono stati ancorati ad una rete metallica e collocati così in facciata.
L’abitazione è stata ideata per servire 2 nuclei familiari, quindi possiede al centro la cucina ed il soggiorno a doppia altezza e lateralmente le camere su soppalco. Le divisioni interne degli spazi sono costituite da pareti rivestite in legno.

In Germania: il centro ricerche Fraunhofer

In Germania è stato attuato un importante cambiamento nel modo di pensare alla posidonia: non più pensare a questa pianta acquatica solo come un rifiuto oneroso da smaltire, ma valorizzarla e studiarla per i vantaggi che essa può offrire. D’altronde si tratta di un vegetale che, inquanto naturale, è riciclabile, ed è inoltre presente in grandi quantità nelle aree costiere.
Il Fraunhofer Institute of Chemical Tecnology a Pfintzal ha studiato sistematicamente la posidonia, svelandone le caratteristiche ed i vantaggi applicativi.

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Il passaggio da rifiuto a materiale da costruzione non è semplice: infatti è necessaria la rimozione della sabbia dalle palline di posidonia, le cui fibre poi si uniscono facilmente ad altre fibre, formando nuove composizioni. Ciò avviene anche durante i processi di lavorazione e posa in opera del materiale, causando dei problemi.

Alla luce di ciò, per ottenere un materiale isolante facilmente lavorabile e da porre in opera, il Fraunhofer I.C.T., assieme ai suoi partner industriali (NeptuTherm e.K., X–Floc Dämmtechnik–Maschinen, Fiber Engineering e RMC) ha sviluppato metodi di trasformazione delle palline di posidonia in materiale isolante privo di problemi.
La soluzione prevede un processo in cui:

  • le palline vengono scosse per essere liberate dalla sabbia;
  • vengono messe su un nastro trasportatore che le conduce ad un macchinario di taglio che permette di separare i grumi ed ottenere fibre lunghe tra 1,5 e 2 cm;
  • vengono collocate in sacchetti di plastica.

La divisione del Fraunhofer Institute for Building Physics di Holzkirchen ha evidenziato la grande capacità della posidonia disciolta di isolare gli edifici, mantendendoli caldi in inverno e freschi in estate, poichè ha una capacità di trattenere grandi quantitativi di calore (fino a circa 2502 J/kgK), superiori anche al legno e i suoi derivati.

I test e le ricerche svolte hanno calcolato la densità di posidonia necessaria per garantire efficacia isolante. Inoltre l’Eco–Institute di Colonia ha svolto delle indagini per confermare che si tratta di un materiale atossico e quindi impiegabile in ambienti in cui soggiornano persone soggette ad allergie.
Il processo produttivo è rispettoso dell’ambiente, utilizzando poca energia.

Le fibre di posidonia sono già commercializzate e trovano applicazione per l’isolamento tra le travi dei tetti a falde e nei muri. Gli istituti di ricerca si stanno impegnando per trovare nuove soluzioni, in modo da offrire una gamma completa di prodotti isolanti (tetti, facciate, pareti interne, soffitti e seminterrati).

Rosaria Agueci

Rosaria Agueci Ingegnere Edile ed Architetto

Ingegnere edile-architetto per professione, girovaga e curiosa per carattere. Lavora nella bella isola sarda, dove nel tempo libero può godere della natura incontaminata e dedicarsi agli aspetti green della cooperativa “Greetings from Alghero”, di cui è socia cofondatrice.