• scritto da Giuditta Liberio
  • categoria Altri

Come scegliere i materiali per la bioedilizia

Quando sentiamo parlare di bioedilizia, facciamo riferimento alla pratica costruttiva che prevede l’utilizzo di materiali eco–compatibili, ovvero materiali che mirano ad essere il più possibile svincolati da fonti energetiche esauribili. Quando si deve scegliere un materiale per la bioedilizia si devono tenere presenti non solo le caratteristiche intrinseche dei materiali, ma anche e soprattutto il loro completo ciclo di vita. Infatti, non bisogna tralasciare l’importanza delle modalità di produzione, di trasporto, di impiego adeguato di tali materiali e il loro smaltimento.

E’ definito “ciclo di vita” (LCA) l’insieme delle valutazioni sull’impatto ambientale di un prodotto dal momento in cui viene concepito, fino al termine della sua utilità. Attraverso queste valutazioni qualitative e quantitative è possibile individuare e correggere le problematiche che impediscono una maggiore efficienza energetica. Il Life Cycle Assessment, regolamentato a livello internazionale con la normativa ISO 14000/44,si dimostra un valido aiuto per le etichettature ecologiche (ricordiamo Ecolabel e EPD).

Non di rado, però, vengono considerati “eco–friendly” materiali che sono stati trattati chimicamente o con l’aggiunta di sostanze tossiche, oppure la cui produzione si è svolta a centinaia di chilometri dal luogo di impiego. E’ compito degli addetti ai lavori, come i progettisti e i tecnici, saperne riconoscere pregi e difetti e attribuirne il giusto utilizzo, imparando a prevedere le interazioni che questi materiali hanno tra di loro e con l’ambiente circostante.

E’ preferibile che scelta dei materiali sia essere indirizzata su elementi di origine organica (fibre naturali, sughero, legno, Kenaf), inorganica (perlite, pomice, argilla), mista (lana di legno mineralizzata, fibra di canniccio), e riciclata. E’ bene leggere le schede tecniche dei materiali ed interpretare correttamente i simboli attribuiti, ed è fondamentale valutare le performance del prodotto seguendo dei piccoli accorgimenti.

Una caratteristica a cui prestare attenzione nella scelta dei materiali è la trasmittanza termica (U). Espressa in W/mqK, non deve superare il valore limite fissato per legge a seconda delle zona climatica in cui sorge l’edificio, al fine di ottenere una adeguata prestazione termica. Le varie componenti dell’involucro edilizio hanno valori di trasmittanza termica differenti ed è necessario prestarvi attenzione per evitare la formazione di ponti termici.

Per ridurre i flussi di calore tra interno ed esterno si isola termicamente l’edificio. La maggior parte dei prodotti isolanti presenti sul mercato e largamente usati, è di origine petrolchimica. Il grosso problema da superare riguarda la recente tendenza a sovradimensionare l’isolamento delle nostre abitazioni, cercando di raggiungere un consistente risparmio energetico. Spesso non si considera l’enorme impatto ambientale che gli isolanti di origine sintetica generano sull’ambiente, e la difficoltà di smaltimento all’atto di dismissione. Un’ottima alternativa è data dagli isolanti naturali di origine vegetale (canapa, sughero, fibra di legno) e minerale (pomice, perlite, argilla). Questi ultimi sono impiegati nelle strutture pubbliche per via delle loro proprietà ignifughe e non degradabili. Gli isolanti naturali, oltre ad essere facilmente riutilizzabili, sono esenti da caratteristiche cancerogene e di tossicità anche durante i processi di lavorazione. E’ facile incorrere, inoltre, in materiali di tipo misto, come ad esempio la lana di roccia o la lana di legno mineralizzata, nelle quali sono aggiunte sostanze minerali che ne inibiscono le trasformazioni biologiche e ne aumentano la resistenza alla combustione.

Il consiglio, dunque, è quello di seguire il più possibile una linea progettuale coerente. Se si decide di percorrere la strada della eco–compatibilità, vanno tenute presenti tutte le interazioni dei materiali scelti.