• scritto da Elisa Pagni
  • categoria Turismo

Ecomusei, un nuovo modo sostenibile di vivere il territorio

Ecomusei

Nascono alla fine degli anni ’70 in Francia, in un periodo di particolare vivacità culturale. Sebbene nei decenni successivi non godano di particolare attenzione, il fenomeno Ecomusei si espande. Prima nel nord Europa, dove è innegabile una maggiore attenzione verso l’ambiente, e successivamente, dagli anni ’90, anche in Italia.

Ma che cosa sono gli Ecomusei e quali sono i benefici che attuano sul territorio? La definizione più appropriata sembra ancora essere quella originaria di Henri Riviére e Hugues de Varine, tesa a sottolineare la differenza tra musei comuni ed Ecomusei. Dunque, se i musei espongono una collezione, gli Ecomusei “espongono” un patrimonio; se i comuni musei fanno parte di un immobile, gli Ecomusei fanno invece riferimento ad un territorio; se i musei accolgono dei visitatori, gli Ecomusei accolgono una comunità.

Non sono stanze, non coinvolgono beni di lusso e non sono statici. Si snodano lungo mappe e percorsi concreti, attraversano intere comunità e tradizioni, valorizzano il passato, le radici dei luoghi e delle persone, oltre che gli elementi fisici; considerano ciò che i musei tradizionali tendono a scartare: cioè quei valori, quegli oggetti popolari e quotidiani, i cui proprietari si perdono nel tempo, di cui non si conoscono i nomi, ma che sono quelle generazioni che hanno fondato tradizioni e culture, cioè la nostra storia.

Oltre alla valorizzazione, gli Ecomusei si pongono l’obiettivo di rinnovare positivamente il paesaggio, attraverso un patto con le comunità del luogo, un vero e proprio accordo di impegni reciproci. Lo sviluppo sostenibile è ovviamente al centro di questo concetto e sarebbe fondamentale investire su di essi come modalità di crescita territoriale, soprattutto in un paesaggio ricco come quello italiano. Oltre a coinvolgere aree agricole e montane, come solitamente fanno, gli Ecomusei potrebbero trasferirsi anche in città, coinvolgendo grandi aree industriali attualmente in disuso, recanti i valori storici e culturali della tradizione operaia, per molti versi ormai giunta al tramonto.

Facendo una panoramica degli Ecomusei presenti in Europa, l’Osservatorio Ecomusei ne ha recensiti, tra quelli operativi e quelli in cantiere, almeno 400. La maggior parte si trovano ancora in Francia, ma ve ne sono in Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Germania, Paesi Scandinavi, ecc..

Per quel che riguarda l’Italia, sono i Comuni e le Comunità montane a privilegiare lo sviluppo degli Ecomusei. Motori trainanti sono la Provincia autonoma di Trento e la Regione Piemonte, ma ve ne sono anche in Liguria lungo le Alpi Marittime e sull’Appennino Toscano, mentre nel Centro e al Sud sono i Parchi Naturali ad incentivarne la presenza, sebbene se ne trovino in minor numero.

Per avere una panoramica completa degli Ecomusei in Europa, rimando al libro di Maurizio Maggi, Ecomusei. Guida Europea, ED. Umberto Allemandi & C., mentre per saperne di più in linea generale rimando al sito dell’Osservatorio Ecomusei.