Energy Roadmap 2050: strategie per abbattere le emissioni di gas serra

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La Commissione Industria e dell’Energia del Parlamento Europeo ha approvato in data 24 gennaio 2013 la Ue Energy Roadmap 2050, una vera e propria tabella di marcia che delinea le strategie per la decarbonizzazione del settore energetico con l’obbiettivo principale di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Anche se la notizia a dire il vero è passata un po’ in sordina e in maniera molto dimessa, il fatto rappresentaun passo in avanti ulteriore verso l’abbattimento delle emissioni di gas serra da parte dell’Europa.

La strada intrapresa dall’Unione europea fin dalla definizione degli obiettivi 20–20–20 per il 2020 (riduzione del 20% delle emissioni inquinanti, riduzione del 20% dei consumi finali energia prodotta da fonti rinnovabili, incremento del 20% dell’efficienza energetica) e il piano d’azione Ue per la decarbonizzazione dell’intera economia europea introdotta a marzo 2011, hanno determinato lo sviluppo di un settore energetico sicuro e competitivo. Lo sguardo della Commissione Europea, lanciando definitivamente l’Energy Roadmap si spinge oltre il 2020 a favore di un’economia decarbonizzata, in cui tutti i settori, non solo il comparto energetico, ma anche quello dei trasporti, edilizia, industria e agricoltura sono coinvolti e concorrono alla riduzione delle emissioni inquinanti.

Secondo il commissario all’Energia, Günther Oettinger, il processo di decarbonizzazione del sistema non solo è una strada praticabile e attuabile ma porta con sé anche vantaggi economici: “al momento i costi del business as usual e quelli della decarbonizzazione sono i medesimi – ha, infatti, dimostrato il commissario – ma a lungo termine la seconda prospettiva risulterebbe meno onerosa”.

Le stime si basano su una serie di auspicabili scenari che ipotizzano l’adozione di precisi impegni politici in materia. Le prospettive individuate sono finalizzate ad agevolare tutti gli Stati membri a trovare le misure più idonee da adottare nel settore energetico, partendo dal dato attuale del 10% di fabbisogno energetico coperto da fonti rinnovabili.

Il nuovo modello energetico si fonda su 5 pilastri:
1. Innanzitutto l’efficienza e la riduzione dei consumi. Lo scenario individuato dall’Ue si realizza con la riduzione della domanda di Energia Primaria tra il 16% e il 20% entro il 2030 e tra il 32 e il 41% entro il 2050.
2. In secondo luogo l’aumento della quota prodotta da fonti rinnovabili. In particolare la quota delle energie rinnovabili vere e proprie dovrà aumentare in maniera considerevole in tutti gli scenari considerati, e raggiungere almeno il 55% del consumo finale lordo di energia nel 2050 (30% al 2030).
3. In terzo luogo lo sviluppo delle tecniche di cattura e stoccaggio di CO2 (Carbon capture storage). Ciò sarà possibile da una parte grazie allo sviluppo di tecnologie di stoccaggio e accumulo di elettricità in grado di gestire le variazioni di approvvigionamento proveniente dalle fonti rinnovabili, dall’altra grazie ad una ristrutturazione delle reti di distribuzione per accogliere la produzione da generazione distribuita (le Smart Grids e le reti intelligenti).
4. La diversificazione tecnologica dell’approvvigionamento di energia.
5. Infine, l’energia nucleare, che l’Unione non prescrive agli Stati membri, ma continua a difendere e a promuovere con finanziamenti importanti in chiave di sicurezza degli impianti esistenti e di basse emissioni di CO2. Anche se non saranno costruiti nuovi impianti, il nucleare rappresenta, secondo la Commissione, un momento importante di passaggio e non solo per la transizione verso la completa decarbonizzazione dell’Unione.

L’obiettivo della Commissione, spiega sempre il Vicepresidente Günther Oettinger,è quello di comunicare la necessità di mettere in campo misure e azioni che favoriscano investimenti nel settore: “ spendere oggi significa per noi pagare meno domani”.
Nel caso in cui non dovessero essere raggiunti risultati entro i prossimi tre anni, ” la Commissione”, continua il Commissario Europeo, “potrebbe riprendere in mano la materia e stabilire regole obbligatorie per i Paesi membri.La prima osservazione che emerge è che, nonostante i buoni propositi, resiste l’opzione nucleare. Per Frauke Thies, responsabile della politica energetica di Greenpeace, le fonti rinnovabili peserebbero sui contribuenti esattamente quanto quelle al carbone o, ancora più paradossale quanto quelle legate al nucleare, assai più pericolosi. Inoltre in assenza di indicazioni precise e vincolanti su come combinare e gestire il mix energetico, aggiunge Thies, “la Commissione sarà tentata, per raggiungere gli obbiettivi, di dare maggior peso al carbone e soprattutto all’energia nucleare”.

Altra osservazione: mentre sono tutti d’accordo sugli obiettivi di lungo termine, restano alcune criticità relative al medio periodo.

Secondo importanti associazioni Ambientaliste, Imprenditori e organizzazioni del settore delle rinnovabili, il costo della transizione alle fonti alternative è stato sovrastimato ridimensionando le ambizioni della Roadmap Energetica 2050. A titolo esemplificativo, l’Epia, l’associazione dell’industria fotovoltaica europea, sostiene che la passata strategia Comunitaria, la cosiddetta 20–20–20, che poneva come obiettivo il 20% della produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020, non ha visto miglioramenti sostanziali per il settore delle rinnovabili rispetto agli obbiettivi da raggiungere; infatti, sempre secondo l’Epia, la nuova strategia per la decarbonizzazione avrebbe dovuto perlomeno innalzare tale quota dal 30% al 45% sul totale lordo dell’energia prodotta, entro il 2030 e in tal caso, introducendo obbiettivi vincolanti. Soltanto così avrebbe consentito di programmare e pianificare più piani d’investimento sicuri e affidabili per il settore.

Ancora un’altra osservazione che non sfugge alle compagini ambientaliste, per voce di un esponente del Partito Ambientalista Europeo, Rebecca Harms, è “… che nella Roadmap le proiezioni sui contributi Statali per le Energie Rinnovabili sono eccessivamente pessimistiche a tutto vantaggio dei progetti che puntano su nucleare e sul carbon capture storage”

Ciò che emerge in buona sostanza è che nel prossimo futuro gli scenari indicano che l’elettricità svolgerà un ruolo più rilevante rispetto allo stato attuale dove la quota nella domanda finale di energia si attesterà a circa il 40% nel 2050 (il doppio di quella attuale), contribuendo per circa il 65%–70% nella domanda di energia nei trasporti e per il riscaldamento/raffreddamento degli edifici. In questo scenario, la mancanza di precise e vincolanti indicazioni sulle misure da adottare è da molti addetti percepita come una debolezza del Programma che rischia di allontanare l’obiettivo di riduzione delle emissioni e di vanificare il percorso fin ad ora seguito, con particolare riferimento al nucleare. 

Luca Facchini

Luca Facchini Architetto

Laureato all’Università di Firenze, dipartimento di Urbanistica - Progettazione Urbana nel 2001. Socio e Consigliere di INBAR, Sezione di Firenze. Ha fatto parte di Edilpaglia. Si occupa principalmente di Riqualificazione Energetica sensibilizzando la Committenza all’impiego di processi e materiali Biocompatibili.