Il verde come bagaglio: le piante in valigia e in gabbia

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Bruno Munari realizza nel 1958 le ‘sculture da viaggio’: pieghevoli, leggere, in valigia o in tasca, con precise istruzioni si montano e si posizionano ovunque. Con sottile ironia e poesia, questi oggetti da viaggio rappresentano un modo ’’per avere con sé, o per portare in una camera anonima d’albergo, un elemento della propria cultura’’ (da Mostra Collettiva di Bruno Munari, Corraini Editore). Oggetti democratici e low–cost, diventano

espressione della dimensione creativa e culturale del viaggiatore: all’interno della borsa sono a ‘riposo’, aperti ed esposti –seppur su di un comodino!– presentano nuova conformazione e significato.

L’ORTO IN VALIGIA
Quale potrebbe essere la scultura da viaggioperfettamente in linea con le tendenze green degli ultimi anni?
Quale elemento potrebbe rappresentare la nostra identità o cultura?Nella logica di un packaging in cui il contenitore ha lo stesso valore del contenuto o addirittura i due possono anche coincidere, la risposta potrebbero essere valigie in cui coltivare ortaggi e frutta. Ideate dalla designer Gionata Gatto alla Eindhoven Academy, sono di varie dimensioni ma di forma tradizionale parallelepipeda, riempite di terra e semi. Producono 36 diversi ortaggi, che fuoriescono dai fori presenti sui lati della stessa valigia. Praticamente un orto à porter domestico ed itinerante, in cui il contenuto è contenitore (di verde), un arredo vivente per le piazze o pretesto per una cena di quartiere a km 0.

L’idea è che il viaggiatore/nomade esporti la terra – e relativi frutti– e condivida la propria cultura ed identità con altre etnie. Infatti, l’aumento della popolazione, i processi migratori, la precarietà e la curiosità di esplorare, hanno determinato una compresenza di varie etnie nei quartieri delle metropoli. Le persone, che, simbolicamente e concretamente, vogliono condividere il proprio bagaglio, possono trasformare spazi sottoutilizzati in aree per socializzare o per sentirsi un po’ a casa. Il verdediventa un’opportunità d’interazione sociale e salvaguardia delle varietà vegetali, ridotte drasticamente dalle logiche economiche della monocultura. Il cibo, inoltre, ritorna ad essere un elemento di scambio, di dialogo e di relazione tra persone che, pur provenendo da diverse località o per periodi limitati, abitano lo stesso territorio.

LE PIANTE IN GABBIA
Il tema del viaggio è ripreso dal progetto dello studio Land che intende le piante come portatrici di messaggi e della definizione delle metropoli contemporanee. Le piante sono chiuse in grossi parallelepipedi realizzati in legno e metallo; ad ognuna è associata una targhetta con il nome scientifico e la provenienza. Le scatole, di tre diverse dimensioni e sparse senza apparente criterio nel vasto giardino, realizzano lo skyline di una città immaginaria. Il visitatore incuriosito, che passeggia e si perde attorno alle grandi scatole, percorre un ideale viaggio attorno al mondo, stimolato dalla presenza delle piante e dei suoi profumi, colori, semi e pollini. Racchiudere entro un contenitore, seppur grezzo e provvisorio, impreziosisce e caratterizza la singola pianta: appaiono come bagagli depositati momentaneamente nello spazio aperto e in attesa di destinazione.

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Valigie e gabbie verdi, sono di sicura identità ma incerta destinazione: le prime portano il verde in aree urbane e sono dei veri e propribagagli culturali e sociali. Le piante dello studio Land–I, in arrivo o in partenza verso altre località, comunicano continuamente con l’esterno: seppur statiche e inscritte in parallelepipedi, definiscono una nuova metropoli.










Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.