I sostegni artificiali per la Natura

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Le piante rampicanti, striscianti e ricadenti si avvinghiano e s’innalzano seguendo tralicci, armature e qualsiasi elemento che garantisca loro una sufficiente adesione.I progettisti del verde, specie della corrente concettuale e visionaria, con grande audacia e fantasia, hanno iniziato ad abbinare materiali inerti (cemento, metallo, plastica…) con quelli organici (terra, piante...), realizzando giardini o installazioni temporanee suggestive ed insolite. L’uso di pareti o elementi artificiali – come supporto – valorizza ed esalta l’habitus vegetativo delle stesse.

PAESAGGIO URBANO CONCETTUALISTA VS PAESAGGIO NATURALE

Piante appoggiate a mensole, sospese, attorcigliate, avvolte a tutori o adese grazie alle naturali sostanze collanti. Sostegni artificiali, spesso colorati, freddi, esuberanti o semplicemente funzionali. Il progetto concettualista si contraddistingue da quello naturalista ed ecologico perché ammette ed esalta l’artificialità e la distorsione della realtà (in linea con le tendenze contemporanee dell’Augmented Reality). La dibattuta onestà e l’autenticità tra i due diversi approcci sfumano o diventano irrilevanti agli occhi di un ignaro osservatore quando il progetto diventa piacevole ed emozionale. La scelta di supporti naturali o artificiali, inoltre, deriva da ragioni spesso più pratiche ed economiche piuttosto che ideologiche o concettuali.Di seguito tre esempi architettonici di diversa scala – un parco urbano, un allestimento surreale e diverse sculture topiarie disposte su prato inglese – in cui materiali naturali e artificiali si relazionano e definiscono progetti originali e unici.

PARCO URBANO: PARC DEL CENTRE DEL POBLENOU

Nel momento d’impianto o nel periodo non vegetativo, l’elemento naturale riveste una valenza decorativa abbastanza convenzionale – quasi secondaria –, rispetto alle colorate e scintillanti strutture di appoggio e sostegno. Timide piante s’affacciano, si arrampicano, penzolano lungo un tracciato oppure seguono disegni ben definiti. La situazione si ribalta quando l’elemento vegetativo sopraffà e nasconde completamente quello artificiale.

Per tale motivo la qualità e la valenza di giardini urbani sono chiari e percettibili soprattutto ad utenti che li vivono e li visitano in diverse stagioni e a distanza di tempo. Le colonne e il sistema di profilati curvi in acciaio nel Parc del Centre del Poblenou (progettato da Jean Nouvel e B720), i tunnel vegetali all’esterno con la sovrastante bouganvillea e le capannine asimmetriche, rappresentano un felice connubio tra artificio e natura. L’eleganza e funzionalità delle strutture realizzate, studiate ad hoc per ogni specifica pianta che li affianca o supporta, evidenziano uno studio approfondito, conoscenze botaniche e tecniche con una lungimiranza tipica dei paesaggisti pazienti.

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GIARDINO ‘HIP HOP’ DI SUSAN HERRINGTON

L’artificio, il surreale e il gioco si mescolano nei due giardini, denominati ‘Hip Hop’, progettati da Susan Herrington (Les Jardins de Métis International Garden Festival, Quebec, 2005). I pali di sostegno al luppolo creano una quinta per uno spettacolare, seppur delicato e arioso, paesaggio. Le provocazioni, i giochi di parole, i rimandi metaforici e i contrasti di colore (nero, bianco e azzurro) e di materiali (tessuti, pietre, erbe pennute) stimolano i cinque sensi del visitatore. La cultura, con le sue ambiguità letterali e riferimenti al mistero e alla favola, entra a far parte di un giardino, artificioso, colto e giocoso. Alla verticalità delle piante di luppolo si affiancano i lunghi abiti eleganti, di lino nero e celesti. Il visitatore può inserirsi nello scenario con percorsi veicolati dai cerchi sulla pavimentazione in pietrisco.

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SCULTURE VISIONARIE: JULIA BARTON

Come la precedente paesaggista,anche Julia Barton, artista e scultrice inglese, usa materiali differenti per la realizzazione di opere giocose ed ironiche. Scardina pregiudizi su luoghi e forme ed esplora le dinamiche, i sistemi e le strutture degli organi interni e degli edifici, riproponendoli come meccanismi ingranditi e semplificati.

I supporti per piante diventano un pretesto progettuale, con le Phytoforms (Cumbria, 2001) per realizzare delle sculture astratte ed eleganti. Le otto sculture, esposte nei giardini di Levens Hall, riproducono concettualmente i vestiti dell’epoca elisabettiana. Inoltre, ricordano il sistema nascosto delle armature e le forme di un’arte topiaria riviste, però, in chiave contemporanea.Come molti progettisti concettuali, l’artista utilizza una gamma di materiali vari e vivaci (cavi, tubolari, reti metalliche, gomma) dove piante alpine ed annuali –rose, sedum, echeveria, alternanthera e sempervivum – impreziosiscono materiali artificiali quali tubi di gomma, fili zincati, armature del cemento.

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In Plexus (2nd Festival of Gardens at Westonbirt Arboretum, Gloucestershire, 2003) l’artista vuole evidenziare il sistema linfatico delle piante e gli anelli di crescita degli alberi. Piante grasse, timo, sedum e sempervivum sono inserite in tubi di acciaio e irrigate da un sistema integrato.

Il progetto architettonico e le piante rampicanti

Lo studio degli stadi di sviluppo delle piante rampicanti (per raggiungere luce e aria libera con minor consumo di materia organica), sono necessari per la progettazione di scenari interessanti e diversi. Guidare o dare forma ai rami delle piante favorisce la creazione, come per i tre esempi sopra descritti, di ambienti validi dal punto di vista estetico, di isolamento acustico etermico, aumentando il fascino che la Natura intrinsecamente racchiude.

Fonte | Avant Gardeners, Tim Richardson, Thames & Hudson, 2008

Elisa Stellacci

Elisa Stellacci Architetto

Di origine barese e studi ferraresi, si occupa di architettura e grafica a Berlino. Lavora in uno studio di paesaggio, adora le ombre, concertini indie-rock e illustrazioni per bimbi. Volubile e curiosa, si perde nei dettagli e divide non equamente il tempo tra lavoro, amici e passioni.