SOS coste e spiagge. Il mare ci fa bene ma noi gli causiamo squilibri

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Una nuova stagione estiva è cominciata, spiagge e coste marine presto si popoleranno di bagnanti e vacanzieri… il mare, si sa, è un toccasana, fonte di benessere psico–fisico. Ma anche noi apportiamo benefici a coste e litorali? Si tratta di un processo biunivoco oppure provochiamo problemi e creiamo squilibri agli habitat naturali? Occorre, necessariamente, conoscere lo stato di salute del mare nostrum per evitare di peggiorarne le condizioni e avere rispetto per i delicatissimi meccanismi naturalidi sopravvivenza di specie vegetali e animali.

DOSSIER DEL WWF SU FIUMI E LITORALI MARINI

Il WWF ha da poco effettuato un ulteriore studio sulle condizioni del nostro profilo costiero, pubblicando un dossier – intitolato “Il profilo fragile dell’Italia” – in cui vengonoevidenziate le tante criticità e minacce che rendono sempre più deboli i nostri litorali. Questi ecosistemi sono in continua trasformazione a causa di processi del tutto naturali – mutamenti climatici, intensificazione delle mareggiate, innalzamento dei mari, subsidenza, cioè abbassamento della faglia terrestre – ma le azioni antropiche (come le emissioni nell’ambiente di sostanze inquinanti, le modifiche a territori e fiumio le estrazioni di gas, acqua e altri liquidi dal sottosuolo) ne provocano una pericolosissima accelerazione, per cui i delicatissimi equilibri naturali ne risentono fortemente.

BIODIVERSITA’ DI FLORA E FAUNA

Nel Mare Mediterraneo sono presenti ben 17.000 specie di animali e piante, tra queste circa la metà sono specifiche del nostro territorio. Lungo le spiagge vivono e si riproducono varie specie animali come il fratino, un piccolo uccello tutelato dall’Unione Europea, e la tartaruga marina, che depongono le uova all’interno di cavità nella sabbia, ma anche conigli selvatici, volpi, ricci, coleotteri, bruchi, ramarri. I fondali marini mediterranei sono ricchi di posidonia oceanica, una pianta di vitale importanza per le spiagge e per la vita delle specie ittiche che qui trovano rifugio. Questa pianta, oltre a liberare ossigeno nell’ambiente, consolida il fondale marino prevenendo l’erosione delle spiagge. Altre piante costiere necessarie alla formazione e consolidamento delle dune sono il giglio delle sabbie, il ravastrello marittimo, lo sparto pungente e le zone retrostanti sono ricche di piante di lentisco, ginepro, pino marittimo, leccio.

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IL FENOMENO DELL’EROSIONE

Coste e spiagge sono gravemente minacciate dal fenomeno dell’erosione. Basti pensare che le dune costiere occupano oggi una superficie di 7–9 mila ettari, contro i 35–45 mila ettari dell’inizio del secolo scorso. Ma quali sono le cause? Innanzitutto il cattivo stato in cui versano i fiumi, i quali portano al mare una serie di sedimenti che poi ‘spiaggiano’, andando così a costituire il litorale marino. I cumuli di detriti fluviali sono di fondamentale importanza per la formazione delle dune costiere, barriere naturali all’erosione. “La spiaggia nasce in montagna”, si dice, ma i regimi naturali dei corsi d’acqua sono stati totalmente stravolti dai diffusi interventi di canalizzazione e infrastrutturazione della rete idrografica, dal prelievo continuo di sabbie e ghiaie da costruzione, dal consumo e impermeabilizzazione del suolo che impedisce le naturali esondazioni fluviali, dalla diffusione di impianti idroelettrici, dalla distruzione della vegetazione ripariale e dalla cementificazione degli argini, stravolgendo completamente il naturale equilibrio di questi ecosistemi.

E’ necessario, dunque, ripristinare le caratteristiche ambientali, la qualità dell’acqua, la vegetazione lungo gli argini, ridurre le opere idrauliche di sfruttamento, permettere il trasporto di sedimenti e le esondazioni sicure nell’alveo del fiume e non nei centri abitati. Se sabbie, limi, tronchi, rami e alghe giungono sulle spiagge, col tempo si forma e si consolida il sistema dunale, nasce la vegetazione spontanea, trovano rifugio gli animali costieri. Ma se ciò non avviene, l’erosione aumenta, il mare avanza a discapito anche delle zone agricole dell’entroterra.

INTERVENTI UMANI IMPATTANTI

La ‘lottizzazione’ costante delle spiagge, occupate da stabilimenti balneari, case di villeggiatura, cementificazione e infrastrutturazione, creazione di porti commerciali e turistici, nascita di impattanti poli industriali – Taranto, Porto Marghera, Porto Torres, Bagnoli ecc.–, ‘l’impronta umana’ in generale, ha modificato pesantemente la loro identità. Solo il 29% delle nostre coste conserva ancora caratteri selvaggi e incontaminati, incluse le coste rocciose ‘inutilizzabili’.

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Anche la bonifica delle zone paludose ha modificato l’ecosistema, perché specie animali – in particolare uccelli acquatici – lì trovano il proprio habitat naturale.
La pulizia meccanica delle spiagge, disgregando la compattezza della sabbia, la rende vulnerabile all’erosione del vento e delle mareggiate; anche la posidonia spiaggiata ha un effetto antierosivo e di protezione per le dune, per questo motivo non deve essere rimossa. Le dune devono avere un andamento continuo e non devono essere interrotte da varchi creati per accedere agli stabilimenti e ai parcheggi.
Ma il nemico principale del nostro mare è il petrolio. Negli ultimi 15 anni nel Mediterraneo si sono verificati 27 incidenti, con sversamento in mare di 270.000 tonnellate di idrocarburi. E come se ciò non bastasse il nuovo governo ha ridotto le distanze minime per l’estrazione di greggio da 12 a 5 miglia dalla costa.

LE NORME DI TUTELA E PROTEZIONE

Eppure ci sono trattati internazionali (Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 1982, Convenzione di Barcellona per la Protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento del 1976, il Protocollo di Ginevra del 1982 sulle aree specialmente protette del Mediterraneo), direttive comunitarie per la conservazione della biodiversità (Direttiva Habitat n.92/43/CEE e Direttiva Uccelli n.79/409/CEE), leggi italiane per la tutela e protezione delle zone costiere e naturalistiche (Legge Galasso n.431 del 1985, Legge Quadro sulle Aree Protette del 1991, Leggi sulle Aree Marine Protette), ci sono Parchi Nazionali e Regionali a difesa delle coste. Ma i problemi non sono pochi, a cominciare dalla mancanza di fondi e dalla sensibilità dei cittadini, che non sempre sono a conoscenza di questi problemi e necessità.

UN ESEMPIO VIRTUOSO. IL PARCO NATURALE REGIONALE DELLE DUNE COSTIERE DA TORRE CANNE A TORRE SAN LEONARDO

Il Parco Naturale Regionale delle dune costiere non si limita alla sola attività di controllo e vigilanza, ma svolge una serie di iniziative, dalle escursioni in bicicletta e a piedi alla visita di frantoi ipogei, dai corsi naturalistici ai laboratori del gusto. Ma soprattutto organizzano incontri continuativi con i gestori delle strutture balneari e commerciali per pianificare la gestione del litorale in modo sostenibile e nel rispetto dell’habitat naturale.

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Angela Crovace

Angela Crovace Architetto

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